6. CHLOE

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Cos'era quello sguardo?

Come al solito, ogni suo gesto riesce a confondermi. Non mi era mai capitato con nessuno prima.

Mi maledico mentalmente per tutte le volte in cui avrei voluto agire diversamente. Avrei potuto dirle quello che provavo, ma sono rimasta bloccata, in silenzio.

***

Stiamo sedute in un portone abbandonato, in un intreccio di gambe. Fumo una sigaretta, mentre lei è distratta da Instagram. La gente di passaggio ci fissa con un misto di sconvolgimento e rimprovero.

Odio l'ipocrisia che regna in questo posto. Fa molto 1920, ma direi che qui non è cambiato molto da allora. Ancora a sconvolgersi per due ragazze che camminano per mano, a fissarti di traverso se il colore dei tuoi capelli si discosta di qualche tono da quello di tutti gli altri, a giudicare mentalmente (e non) se i tuoi vestiti sono alla moda o meno. Non mi fa piacere, ma questa città ti obbliga a fuggire anche quando non vorresti farlo.

Tornando a noi, lei se ne accorge e mi chiede:

- Come mai la gente ci fissa in questo modo? –

Sbuffo, tristemente consapevole di quella che per me non è mai stata una novità. Mi fissano da tutta la vita per la strada, che io sia da sola o in compagnia.

- Non ne ho idea... Lasciali perdere. -

Lei ridacchia, reazione che non riesco a comprendere a pieno.

- Magari ci hanno scambiate per una coppia... -

Sforzandomi di non reagire alle sue parole, mi volto verso di lei. L'espressione che rivolgerei a qualcuno che ha appena detto qualcosa di palesemente ovvio.

Lei aggrotta la fronte.

- Ti dà fastidio? -

Per poco non scoppio a ridere.

Darmi fastidio?

Le rispondo con un sopracciglio alzato.

- Perché dovrebbe? –

Non dice nulla, ma sembra soffermarsi per un momento a riflettere sulla mia domanda.

Continuiamo a parlare, come se niente fosse. Lei scherza e mi provoca con quel solito modo saccente che la contraddistingue.

Finiamo a punzecchiarci, a ridere e a farci il solletico. Per un momento, ci ritroviamo a pochi centimetri l'una dall'altra.

Mi sarebbe sufficiente sporgermi di poco, perché le nostre labbra si incontrassero. Mi guarda dritta negli occhi, con una strana scintilla che noto per la prima volta in fondo alle sue pupille.

Il mio cervello si blocca, in un loop di questo istante così carico di attesa.

Alla fine lei torna alla sua posizione iniziale, e non ne facciamo più parola.

Ogni volta che ripenso a quel momento, non posso fare a meno di rimpiangere la mia codardia. Per carità, magari mi sarei beccata un ceffone in pieno viso, ma ne sarebbe valsa comunque la pena.

A oggi mi rendo conto che nonostante tutto quello che è successo fra noi, nulla è cambiato. Proprio stamattina, ho risentito quella scossa. Quella carica invisibile che scorre silenziosa fra noi. Sembra non ci sia modo di evitarla.

***

Il resto della giornata trascorre lentamente. Lei continua a leggere imperterrita, come se niente fosse. Io invece mi sforzo di non rimuginare troppo su quanto è accaduto prima. Mi conosco, se rifletto più del previsto sulle cose, la mia mente costruisce intricate trame pronte a essere candidate agli Oscar.

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