<Eccomi mamma, ti sono mancato?> domandai non appena raggiunsi la sua tomba. Il mio sguardo andò automaticamente sulla sua foto che si trovava al centro della lapide. Aveva si e no venticinque anni e sorrideva. Non imitava il gesto, sorrideva per davvero.
Quand'era stata l'ultima volta che l'avevo vista sorridere in questa maniera? Molto probabilmente fino a quando mio padre non decise di andarsene. Non sapevo per quale motivo lo avesse fatto, ma sicuramente non mi interessava e non volevo saperlo. Non ci tenevo per nulla e anche se fossi venuto a conoscenza del motivo, non credo che la mia opinione di lui sarebbe cambiati. Anzi, credo che lo avrei odiato ancora di più. Perché per colpa di questo sua decisione, io e mamma, soprattutto lei, passammo degli anni di merda. Menzionai solo me e Koyo perché lei al tempo era già maggiorenne ed era questione di tempo prima che andasse via di casa, ma questo non significava che anche lei non avesse risentito delle conseguenza della sua decisione.
Ancora era vivido nella mia mente il ricordo di quella sera. Di quando mia mamma trovò la fede nuziale di papà di fianco ad una lettera scritta da lui, il tutto sul tavolo della cucina. Ricordavo ancora il suo pianto. Il suo dolore, le urla e tutto il malessere con cui mia madre venne travolta da quel momento in poi. Lo ricordavo perfettamente e non sarei mai riuscito a dimenticarlo. Nella mia testa non potevo fare a meno di pensare a quanto lui non l'avesse mai meritata. Piuttosto che parlarle e dire come per lui le cose stavano, avevo deciso di andarsene senza dire nulla.<E' passato un po' di tempo dall'ultima volta che ci siamo visti eh?> le chiesi mentre mi sedevo di fianco alla sua lapide, appoggiandomi poi contro di essa con la mia schiena.
Era passato circa un mese, non molto tempo. Ma tanto da quando si era tolta la vita. Il ricordo di me che tornavo da scuola e che aprivo la porta di casa, per poi sentire un forte odore di sangue impregnare il nostro appartamento era forte e chiaro nella mia mente. Ancora di più la scena di me che entravo in bagno, trovando mia mamma dentro la vasca con dei tagli profondi sulle sue braccia e con un liquido rossastro che colava lentamente sulla sua pelle ormai fredda. Cercai più e più volte di svegliarla, perché secondo me era ancora viva. C'era ancora un possibilità che lei lo fosse, purtroppo questi miei tentativi furono del tutto inutili. Ero arrivato troppo tardi. E la consapevolezza che provai nel momento in cui capii che era morta, fu molto più violenta di quel che immaginavo. Era come se in quel momento un treno mi avesse travolto e questo treno altro non era che la realtà e quanto avrei voluto, soprattutto in quel momento, che non fosse così. Che quello a cui avevo assistito altro non era che un sogno. Ma purtroppo non era così.
Delle volte mi chiedevo che cosa sarebbe successo se quel giorno non fossi andato a scuola o se fossi arrivato prima a casa. Molto probabilmente sarebbe stata ancora viva, di fatto le cose sarebbero andate diversamente. Ma con il senno di poi, era meglio così. Era meglio che fosse andata in questa maniera e non in un altra.
Finalmente lei era riuscita a trovare quella pace che da anni stava cercando disperatamente e che mio padre le aveva sottratto. Non sarei mai stato capace di perdonarlo, mai. Perché lui non poteva neanche immaginare che cosa mia madre dovette passare a causa sua. Non poteva e mai lo avrebbe fatto.
Nonostante ciò, mia madre era stata una buona mamma. Mi aveva amato nonostante dentro di sé stava morendo. Lo avevo fatto fino alla fine. E stessa cosa io, anche se all'inizio non potevo fare a meno a quanto fosse stata egoista. Mi aveva abbandonato, mi aveva lasciato. Da solo. O meglio, questo era quello che pensai nei primi tempi e fino a qualche mese fa. Ma alla fine capii che non era così.
E in un certo senso preferivo che le cose fossero andate in questa maniera, anche se questo significava che la mia vita avrebbe preso una piega totalmente diversa e che in certi versi sarebbe stata molto più difficile. Ma andava bene, alla fine questi momenti prima o poi sarei riuscito a superarli. Perché erano destinati a finire. Non avevo idea di quando, ma dentro di me sapevo che era così. Sapevo anche che ogni che sarei caduto, mi sarei rialzato ancora più forte di prima.
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Iris//Skk
FanfictionChuuya Nakahara ha soli diciassette anni e frequenta l'ultimo anno di liceo. Per tutta la sua vita la musica ha sempre occupato un ruolo importante e sarà proprio a causa di questa che si troverà a parlare con Dazai Osamu. All'inizio tra i due non...