XII

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Dazai pov

Erano passati alcuni giorni da quando io e Chuuya avevamo cantato insieme a casa di Higuchi e da quando ci eravamo visti per l'ultima volta.

Nonostante frequentassimo la stessa scuola andavamo comunque in classi diverse. Avevamo lezioni e orari diversi, quindi la possibilità di incontrarci era veramente poca.
Se capitava però, ci salutavamo con un cenno del capo.

Capitava anche che alcune volte lo andassi a cercare durante l'ora di pranzo ma era molto difficile che riuscissi a trovarlo. Avevo provato a chiedere anche ai suoi amici o compagni di classe ma niente. Tutti mi davano la stessa risposta ovvero "non lo so".

Inoltre, tornando un attimo al discorso della festa, mi sembrava come se io e Chuuya ci fossimo avvicinati.
Era come se si fosse creato o stabilito un legame che molto probabilmente ci avrebbe tenuto legati l'uno all'altro per molto tempo o che comunque sarebbe stato difficile da sciogliere.

Quel giorno a Yokohama il sole era stato sostituito da delle grandi e nere nuvole cariche di pioggia. Si vedeva che eravamo in pieno autunno. Si vedeva eccome.

Le strade quel sabato pomeriggio erano vuote. Poche persone effettivamente erano in giro e la maggior parte di queste erano ragazzi delle medie che uscivano con i loro amici o delle coppie, che camminavano mano nella mano.
Le macchine passavano molto raramente sull'asfalto nero, rovinato e spento e quando capitava, dovevo ripararmi da possibili ondate di acqua fredda addosso a me.
L'ultima cosa che volevo era arrivare bagnato fradicio.

Il mio cammino per la maggior parte del tempo fu molto tranquillo. Era stato molto piacevole, soprattutto con la musica classica di sottofondo. Per essere più precisi il pezzo che stavo ascoltando in quel momento era "La danza della fata confetto" di Tchaikovsky.

Dopo una cosa come venti minuti arrivai finalmente a destinazione. Senza perdere tempo suonai al campanello e nel frattempo aspettavo che qualcuno mi venisse ad aprire, cosa che accadde dopo qualche secondo.
Senza neanche rispondere alla domanda "chi è?" entrai da dentro il cancelletto.

Una volta aver salito qualche rampa di scale arrivai davanti all'appartamento n.30.
Suonai anche qui il campanello e poi bussai alla porta. In questa maniera ero sicuro che mi avrebbe sentito.

<Momento!> riuscii a sentire da dietro la porta e subito dopo quest'ultima venne aperta.

<Buon pomeriggio anche a te Chuuya!> lo salutai e il sorriso che si stava formando sul mio viso venne subito sostituito da un espressione  leggermente confusa e preoccupata.

<Oh.. Ciao Dazai. Che ci fai qui?> mi chiese il rosso passandosi una mano nei suoi capelli e tirandoli nel mentre indietro. Lasciando in mostra il suo viso dagli allineamenti delicati e i suoi occhi dello stesso colore del mare. Anzi, del cielo più azzurro che nessuno poteva mai vedere nella vita reale.
Purtroppo quel giorno quegli occhi non brillavano di quella luce che li rendeva unici, ne erano privi. Spenti. Vuoti.

E non fu solo quello che notai.
Chuuya sembrava molto più stanco del solito e non l'avevo capitolo solo da quello. Ma anche da come lui era vestito. Nelle condizioni in cui destava.

<Sono venuto per passare un po' di tempo con te. Purtroppo questa settimana non ci siamo visti> dissi facendo un passo in direzione della porta, ma Chuuya mi fermò con la sua figura.

<Dazai non credo che oggi->

<Oh ma che bella casa!> esclamai ignorandolo ed entrando come se prima non avesse cercato di impedirmelo.

Non appena mi feci largo all'interno del suo appartamento non mi ci volle molto a capire che ci abitava lui solo e poi dovevo anche immaginarlo dopo quello che quel Shiqualcosa aveva detto. Ancora non mi era andato giù il comportamento di quel nonnetto.

Iris//SkkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora