VI

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<Pronto?> domandai con la voce ancora impastata a causa del sonno. Non guardai nemmeno il nome dell'utente, ero troppo stanco e mezzo addormentato per guardare.

Dovetti aspettare qualche secondo prima di sentire una voce grave parlare. Non mi ci volle molto a capire chi fosse.

<Ciao Chuuya-kun, come va?> domandò il mio capo di lavoro, nonché il proprietario del bar in cui lavoravo da ormai un po' di tempo.

<Bene dai, lei invece?> domandai a mia volta, mettendomi nel frattempo in una posizione più comoda. Tirai su il busto e mi misi a sedere sul materasso del mio letto.
Guardai velocemente che ore fossero ed erano all'incirca le sette di sera. Certo che avevo fatto una bella dormita.
Mi sa che ero letteralmente morto nel letto quando ero tornato a casa.

<Si tutto bene. Ti ho chiamato perché dovevo chiederti una cosa, aspetta un momento> e prima ancora che facessi in tempo a parlare, lo sentii parlare con qualcuno.
Non riuscivo bene a chi capire chi fosse l'altra persona con cui il mio capo stava parlando, ma molto probabilmente non era Yosano.

<Per caso conosci un certo Dazai Osamu?> mi domandò dopo un po'. Alla domanda assunsi una faccia più che confusa. Come faceva a conoscerlo?

<Cosa-Si perché?> domandai a mia volta, passandomi con fare esasperato la mano sul voto. Non erano passati neanche dieci minuti da quando mi ero svegliato e già volevo tornare a dormire.

<Perché a quanto pare vuole lavorare qui e->

Non appena sentii la parola "lavorare" mi irritai un po'. Cosa diamine voleva fare?

<Fukuzawa, mi scusi se la interrompo ma mi dia qualche minuto e sarò al bar in meno di venti minuti> dissi leggermente irritato, senza preoccuparmi molto di averlo interrotto.

<Nessun problema, a dopo allora>

<A dopo>

Una volta conclusa la chiamata cominciai a cercare dei vestiti che fossero diversi dalla mia uniforme scolastica stropicciata che indossavo.

"Certo che dovevo essere stanco morto per non essermi cambiato" pensai aprendo l'antina dell'armadio.
Dopo alcuni secondi presi un maglioncino a collo alto nero e dei jeans chiari che cadevano larghi sulle mie gambe. Coprii il tutto poi con un cappotto in jeans che arrivava appena sopra la vita.

Non appena finii di indossare i vestiti mi diressi in direzione dell'entrata di casa, ma dovetti tornare in camera mia a prendere sia telefono, cuffie che chiavi. Dove pensavo di andare senza le ultime poi?

Un volta tornato indietro ed essermi accertato di avere tutto e di aver chiuso la porta, cominciai a camminare in direzione del bar.

Dopo neanche dieci minuti lo raggiunsi.
Aveva ancora le serrande tirate giù e sulla porta di vetro era ancora appeso il cartello con scritto "closed" e sotto l'orario di apertura.

Non appena vi entrai un dolce teporino mi accolse insieme a un forte odore di caffè amaro, impregnando l'intero ambiente.

La mia attenzione venne catturata da due figure a me ben note che erano sedute di fianco al bancone. Una era quella del mio capo, intento ad accarezzare la testa di un piccolo gattino e poco più in là, si trovava invece Dazai.

Il moro indossava dei pantaloni neri che gli fasciavano perfettamente le lunghe gambe che aveva. Una camicia bianca gli ricoprivava l'intero busto, cosa che avrebbe fatto anche il cappotto nero che per il momento era stato lasciato sullo schienale della sedia.

Quando la porte si chiuse dietro le mie spalle, sei paia di occhi si spostarono su di me e dovevo ammettere che la sensazione non era una delle migliori. Mi sentivo giusto un attimo osservato.

Iris//SkkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora