XXVI

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Chuuya pov

Era martedì sera e strano ma vero, ma per la prima volta in quasi una settimana e mezzo non c'eravamo solo io e Yosano. Ma anche Dazai. 
Da quel che ero riuscito a capire e sapere da Fukuzawa, a quanto pare il moro avevo chiesto dei giorni di assenza perché non stava bene e anche perché sarebbe stato per un po' di tempo occupato con la scuola e che quindi non sarebbe potuto venire. 

Se pensava che io credessi a quello che aveva detto si sbagliava di grosso. Forse Fukuzawa sì, ma io no.  
Poteva anche essere vero, ma conoscevo Dazai sì e no da due mesi e in queste settimane spese insieme avevo capito molte cose sulla sua persona, come per esempio che nel suo vocabolario non esisteva la parola "occupato". Soprattutto con la scuola. Riusciva a fare tutto perfettamente anche se la settimana dopo aveva un sacco di cosa fare. Quindi era poco credibile questa sua scusa. Il solo pensarci mi faceva salire un nervoso non da poco. 

<Guarda che così ti verranno le rughe prima, Chuuya> commentò Yosano prendendo un sorso della bibita che si era preparata giusto qualche istante prima, mentre finiva di scrivere l'ordine di un uomo mezzo ubriaco che non riusciva neanche a reggersi in piedi. 
Al suo commentò alzai gli occhi al cielo e leggermente irritato buttai lo straccio che tenevo in mano contro il bancone. 

<Ricordami per quale motivo l'omicidio è illegale> le chiesi tenendo il mio sguardo puntato sulla schiena del moro. Il quale era intento a servire un gruppo di ragazze, che da quando erano entrate non avevano fatto altro che guardarlo. Per un momento mi chiesi anche se questo mio nervoso fosse causato effettivamente da Dazai e la situazione in cui ci trovavamo oppure da quelle là.

Se il mio sguardo fosse stato uno di quei laser che si vedono nei video giochi, molto probabilmente Dazai avrebbe avuto il suo corpo perforato da un bel po'. Mi domandai come diamine quello sgombro non si fosse ancora girato per vedere chi lo stesse guardando così intensamente. Anzi, sapevo già la risposta.  

<Perché rischi un bel po' di anni al fresco e poi anche perché la tutina da carcerato non ti starebbe bene> 

< Grazie Yosano!> esclamai non appena finì di parlare. <Ora sì che ho un motivo per cui non andare in galera!> dissi tirando la testa indietro a causa del ridere. 

<E' sempre un piacere e ora scusami ma devo andare, quel signore lì sembra in procinto di svenire> e senza aggiungere altro si allontanò. 

Da quel momento in poi decisi di prestare la mia attenzione solo ed unicamente al lavoro e dovevo ammettere che funzionò e molto bene. 
Passai la prima parte del mio turno a ridere di gusto e ad avere delle piacevoli chiacchierate con alcuni dei clienti che venivano al bancone ad ordinare. Purtroppo a un certo punto dovetti salutarli, questo perché era arrivato il momento di andare in pausa. Me ne ricordai solo quando sentii qualcuno toccarmi la spalla e questo altro non era che un membro dello staff. 
Prima di lasciare il bancone lo ringrazia e gli diedi il mio grembiule, per poi andare dritto verso gli spogliatoi. 

Non appena varcai la porta tutta il rumore che arrivava dal locale, quindi: musica, chiacchiericcio e risate varie, divenne quasi inaudibile. E tirai un sospiro di sollievo quando sentii il fresco della stanza colpirmi la pelle. Quella sera per quanto caldo faceva sembrava di stare dentro una sauna. Sicuramente una volta tornato a casa avrei fatto un bella doccia. 

A passi lenti decisi finalmente di andare verso il mio armadietto. In giro di qualche secondo presi la chiave che tenevo al collo e dopo qualche giro, due per essere precisi, si aprì. Cercai al suo interno un pacchetto di sigarette e l'accendino che mi aveva comprato Yosano. Solo lei era a conoscenza dal fatto che io fumavo. Se mia sorella lo fosse venuta a saperlo sicuramente non l'avrei passata liscia. 
Però non potevo neanche definirmi un fumatore, dato che non fumavo con una chissà quale frequenza. Giusto per dire, questo pacchetto ce l'avevo da più di tre mesi e mancava solo una sigaretta. 

Iris//SkkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora