XXX

234 24 13
                                    

Era il 29 novembre ed esattamente le cinque di mattina. E se dovevamo essere ancora più precisi, era un sabato mattina. Normalmente una persona non si sveglierebbe mai così presto, soprattutto uno studente dato che era iniziato il weekend. Ma questo non era il mio caso e molto probabilmente vi starete chiedendo il motivo per cui io mi trovassi in piedi a quest'ora, no?
La risposta era molto semplice, molto. Qualcuno aveva avuto la geniale idea di presentarsi a casa mia e poi citofonare per oltre dieci minuti, rischiando di svegliare mezzo condominio. Un ottima scelta, tutti avremmo fatto lo stesso. Sicuro.
Scherzi a parte, non potevate neanche lontanamente immaginare la quantità di santi che tirai già in quel esatto momento.

<Dazai che cazzo stai facendo?> gli domandai leggermente irritato non appena aprii la porta di casa. Trovando dietro di essa la figura del moro, tutta sorridente. Senza preoccuparsi di essere ucciso dal sottoscritto entrò del mio appartamento, facendo spazio come se fosse a casa sua. Non gli dissi neanche se voleva qualcosa da mangiare che subito andò in cucina e tirò fuori del caffè che era avanzato e se lo versò in una tazza. Accompagnandolo con una goccia di latte e un cucchiaio di zucchero. Detto tra noi, la caffettiera l'avevo comprata appositamente per lui dato che si lamentava della mia "zuppa di erbe".

<Quindi?> gli chiesi mentre lo raggiungevo in cucina, trovandolo appoggiato con la schiena contro il piano cottura.

<Quindi nulla, ti consiglio di prepararti che tra meno di mezz'ora abbiamo un treno diretto per il Lago di Ashi>

Feci per dirgli che andava bene, ma non appena realizzai e capii il nome del luogo in cui saremmo andati mi bloccai sul posto.

<Il lago di Ashi!? Dazai ma è a quasi due ore da qua in treno!> esclamai guardandolo scioccato. Il moro semplicemente sorrise divertito alla mia reazione, ma non disse nulla se non che dovevo muovermi. Sennò rischiavamo di perdere il treno e che il prossimo ci sarebbe stato tra più di un'ora. Provai a dire qualcosa a ribattere, ma era inutile. Feci anche per chiedergli come se ne fosse uscito con un idea del genere, ma tenni la domanda per me. Conoscendolo poteva essere qualcosa che aveva programmato da tempo o che si era svegliato di fare il giorno prima.

<Io veramente non ho parole> e senza aggiungere altro andai in camera mia. Presi dal mi armadio un maglione rosso pesante e dei pantaloni neri, altrettanto pesanti, che cadevano larghi sulle mie gambe e che arrivavano poco più sopra delle mie caviglie. Indossai poi la mia solita collana e raccolsi i miei capelli in un piccolo chignon, che sembrava essere molto più simile ad una coda bassa. Ma poco mi importava. Successivamente presi il mio telefono, le cuffie, portafoglio e misi il tutto dentro un piccolo zainetto che trovai qualche giorno fa sotto il mio letto. Fu una grande sorpresa detto sinceramente, pensavo di averlo perso durante il trasloco.

Non appena uscii da camera mia trovai Dazai appoggiato contro la mia porta, intento a guardare qualcosa sul suo telefono.

<Chibi certo che sei lento> commentò mentre apriva la porta, per poi uscire dal mio appartamento.

<Dovresti essere l'ultimo a parlare, sgombro e ora muoviti che sennò veramente perdiamo il treno> gli dissi mentre chiudevo di fretta e furia la porta con una serie di mandate. Certo che fare tutto così velocemente di prima mattina, senza neanche aver avuto il tempo di riprendermi era piuttosto traumatico.
Una volta essermi accertato di averla chiusa per bene, Dazai ed io cominciammo a dirigerci a passi veloci verso il portone e subito dopo correre con destinazione la stazione di Yokohama. In realtà non sapevo dove si trovasse. Avevo una vaga idea a riguardo, ma di una cosa ero certo. Non era vicino a casa mia e, infatti, avevo ragione.

<Salvi!> urlò Dazai non appena salimmo sul vagone del treno. Al commentò li riserbai un brutta occhiataccia e decisi di non dire nulla. Era ancora troppo presto per discutere. I miei neuroni non erano ancora pronti per una cosa del genere e tanto meno il corpo. Avevo ancora bisogno di qualche minuto, ora caso mai, per riprendermi.

Iris//SkkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora