VII

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Erano le circa le due di notte, quasi le tre per essere precisi ed ero ancora sveglio. E tra meno di quattro dovevo  andare a scuola.

La pioggia cadeva forte sulle strade di Yokohama e si scontravano con altrettanta forza sulle finestre di mia camera, creando una melodia rilassante e che avrebbe potuto aiutarmi ad addormentarmi se solo non fossi stato teso come una corda come in quel momento.

Avevo lo sguardo fisso sul soffitto della mia stanza. Riuscivo a sentire il mio cuore, i suoi battiti e di come il quel momento stesse battendo all'impazzata.
Non sembrava intenzionato a rallentare neanche di poco.
Dovetti aspettare qualche minuto prima che tornasse ad un ritmo molto più normale.

Era passato circa un mese e mezzo da quando lo feci per l'ultima volta e pensavo di averlo, come dire , superato ma a quanto pare mi sbagliavo.
Perché se fosse stato così, non mi sarei trovato in queste condizioni.

Per l'appunto non era la prima volta che facevo quell'incubo, anzi. Lo avevo fatto molte volte, ma era la prima volta che mi trovavo con il cuore che batteva a mille e il fiato corto. Le uniche emozioni che riuscivo a provare in quel momento erano paura, ansia miste ad adrenalina.

Cercai di prendere dei respiri profondi, ma era più difficile di quanto pensassi. Ad ogni mio tentativo sentivo come un macigno premere sul mio petto e un blocco in gola, che non mi permetteva di respirare normalmente.
Soprattutto quando ancora nella mia mente erano ancora più che vive le immagini del mio sogno.

In quel momento avevo il bisogno di sentire qualcosa, anche se fosse stato del dolore autoinflitto.
Mi serviva per far capire alla mia mente e soprattutto al mio subconscio che ero sveglio e che non stavo più sognando. Mi serviva.

Mi venne in automatico quindi chiudere la mano in un pugno. Un pugno così stretto che sentii la pelle bruciare quando le mie unghie andarono a conficcarsi nel palmo della mia mano.

Passai alcuni minuti in quello stato e più tempo passava, più capivo che stare fermo lì sul mio letto non sarebbe servito a nulla. Anzi, molto probabilmente avrebbe solamente peggiorato la situazione.
Decisi quindi di alzarmi e di stare un po' al telefono, così da distrarmi.

Fortunatamente funzionò e a distanza di una decina di minuti sentii di nuovo le palpebre farsi pesanti e il sonno prendere possesso del mio corpo. Fu questione di minuti prima che mi riaddormentai.

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<Chuuya sembri aver visto un fantasma!> esclamò Tachihara non appena mi vide davanti all'entrata della scuola. Al commento alzai gli occhi per poi guardare storto il mio amico.

<Lasciamo stare va> dissi più che irritato, prima di superare il rosso con una spallata.

La mattina era partita letteralmente di merda.
Per prima cosa avevamo il sogno, che mi aveva rovinato il mio sonno. Subito dopo la sveglia che non aveva suonato, per poco non rischiavo di rimanere a letto e subito dopo la verifica di matematica alla prima ora.
Poteva andarmi peggio questa mattina? Sicuro. Ne sarei stato sorpreso? Certo che no.

Tachihara alle mie parole rise semplicemente, per poi circondarmi la spalle con il suo braccio. Mi tirò a sé con uno strattone e per poco non rischiai di andargli addosso.

<Su Chuuya! Cerca di vedere il lato positivo!>

<E quale sarebbe?> domandai cercando di trattenere uno sbadiglio. Cosa che mi venne più che male.
Mi passai una mano sugli occhi che cominciarono subito dopo a lacrimare.

<Sarebbe il seguente> e senza aggiungere altro mi mostrò un messaggio che gli era stato mandato il giorno prima. Non appena finii di leggerlo alzai un sopracciglio e gli rivolsi uno sguardo più che confuso. 

<E tu a questa festa vorresti andarci?> gli domandi, dandogli il suo telefono indietro.

<Ovvio! Chuuya siamo all'ultimo anno e- Beh, hai capito>

<Mh. Non contare su di me> dissi subito dopo, per poi dare delle pacche sulle spalle di Tachihara.
Senza neanche dargli il tempo di aggiungere altro mi misi a camminare per andare verso la mia classe.

<Cosa!? No eddaiii!> cominciò ad urlare Tachihara in mezzo al cortile, portando l'attenzione di tutti su di sé.
Ovviamente le occhiate che si beccò furono tutt'altro che dolci.

Io, dal canto mio, proseguii a camminare. Ignorando completamente il mio amico. Avevo già altre cose per la mia testa e l'ultima cosa a cui volevo prestare la mia attenzione al momento era quella festa.

Una volta che varcai la porta d'entrata cambiai le mie scarpe e fatto ciò, proseguii a camminare.

Mentre salivo le scale mi accorsi che di fianco a me c'era una figura più che familiare e che mi sarei abituato da lì a poco ad avere intorno a me.

<'giorno Chuuya> mi salutò Dazai sventolando quella che sembrava una fetta di pane tra le sue mani.

<Mh giorno> lo salutai a mia volta, cercando di trattenere l' ennesimo sbadiglio. Madonna stavo letteralmente morendo di sonno.

<Tutto bene?> mi domandò non appena mi guardò in viso e non riuscii a capire se fosse genuina o meno questa sua preoccupazione.

<Abbastanza, non sono riuscito a dormire molto>

<Notte in bianco?> chiese dando un morso alla sua fetta di pane. Lo guardai con la coda dell'occhio prima di scuotere la testa e Dazai parve capire al volo.

<Tu invece tutto bene?> domandai a mia volta.
Dazai fece semplicemente spallucce, per poi rispondere con un semplice "normale".

Per qualche minuto nessuno dei due aprì bocca, questo fino a quando Dazai si fermò davanti a me e mi guardò con uno strano luccichio che gli apparve negli occhi.

<Chibi stavo pensando, che ne dici se questo pomeriggio ci vediamo? Così decidiamo che suonare> spiegò con un certa velocità che feci fatica a stargli dietro.

<Oh per me non credo ci siano dei problemi. Tanto domani è sabato no?> 

<Yep> confermò Dazai con anche un cenno di capo. Allora non ci sarebbe stato nessun problema. Che cosa poteva mai succedere?

<Bene, allora si può fare. Fammi sapere l'orario prima della fine delle lezioni> gli dissi per poi fermarmi poco prima della mia classe.

<Va benissimo. Ti mando un messaggio allora>

<A dopo Dazai>

<Ciao ciao Chibi~> mi salutò facendo qualche passo in direzione della sua classe. Però si dovette fermare subito non appena sentii il mio urlo.

<Ah!? Come mi hai chiamato!?>

<Non ti piace il nomignolo che ti ho dato? E io che pensavo il contrario... > piagnucolò Dazai mettendo su un finto broncio.
Imbarazzato distolsi il mio sguardo e con una mano che copriva il rossore che avevo in viso dissi:

<Meglio che stia zitto. A dopo mummia> e senza dargli il tempo di aggiungere altro camminai ed entrai dentro l'aula. Diamine avevo le guance che andavano a fuoco.

L'ultima cosa che sentii da parte del moro fu una semplice risata e per poco non lo mandai a quel paese.

Mentre prendevo posto realizzai di come il mio umore fosse migliorato di un poco. Forse la sua compagnia non era così malvagia.

Angolo Autrice
Eccomi qua con nuovo capitolo. Devo dire che non mi fa molto impazzire ma spero che comunque a voi sia piaciuto, se è così lasciate una stellina e una commento ^^ ❤️

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