Chapter 7

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In una delle strade di Kyoto, vicino la stazione di Tōkufuji, appartamento di Yuta.

...

<< Mamma... Ho fatto cadere la caramella >>

<< Mamma, potrei averne un'altra? >>

<< Hey Mamma... >>

<< Mamma! >>

...

<< Oniisan, il pallone sta scappando in strada >> poi il bambino continuò agitandosi
<< Dobbiamo prenderlo prima che passino le Geishe, la mamma potrebbe punirci >>

<< Ora corro, aspettami qui, non muoverti >>

Gion* era come sommersa di turisti, tutti con il cappellino e la macchina analogica al collo. Se non avesse raggiunto in tempo la palla molto probabilmente si sarebbe messo nei guai.

<< Oniisan? Oniisan? >> continuò ad urlare il bambino e poco dopo scoppiò in lacrime.

...

Yuta si risvegliò ricoperto di sudore, come avveniva ogni volta che faceva quel sogno. Si portò una mano al petto e cercò di riprendere fiato.

Stare in quella casa non gli faceva bene, non era ancora riuscito a lasciare andare i ricordi. Mai avrebbe trovato davvero il coraggio di andare oltre. Nonostante questo gli facesse tremendamente male ne era come incatenato, dipendente da esso.

Si alzò di colpo, sebbene la sua testa fosse ancora pesante e reduce dai litri di alcool che aveva bevuto la notte precedente.

Arrivò in cucina e ben presto i suoi occhi furono accecati dalla luce di Kyoto.

Non appena si ricompose vide chiaramente le diverse bottiglie sul suo tavolo e ogni cosa gli tornò alla mente. Odiava ubriacarsi, odiava rimettere tutto apposto la mattina seguente, eppure quando lo faceva la sua testa si alleggeriva notevolmente, dandogli pace.

Si sentiva come in paradiso, più beveva più dimenticava la realtà. Si appoggiava al suo letto, mettendo la testa sul cuscino e lì si addormentava. Solo così non riusciva a pensare a niente.

Quella mattina cercò di mettere apposto, lavando tutti i piatti sporchi e riponendoli nelle varie credenze a ridosso del ripiano della cucina. Fece la lavatrice e cambiò tutte le lenzuola ricolme di sudore. Ripensò alle parole di Sungchan, non poteva continuare a comportarsi in quel modo. Doveva affrontare la realtà e ancora di più doveva uscire da quello stato.

Si vestì, indossando capi scuri, si spruzzò un po' di profumo e poi uscì di casa con un paio di occhiali da sole sulla punta del naso. I suoi capelli gli ricadevano disordinati sulle rasate laterali, mentre il rumore delle sue scarpe riempì le strade di Gion.

Decise di andare da Sungchan, per dargli i soldi che dovevano dividersi. In un certo senso lo fece anche per assicurarsi del suo stato mentale ed emotivo. Sapeva bene non stesse passando un bel periodo, proprio per colpa dell'amore.

Ancora non aveva capito come era finito ad innamorarsi di Giselle, o forse non ci aveva solo prestato troppa attenzione.

Certo, era davvero bella, sapeva come abbindolare i ragazzi, ma era sicuro che con lui fosse andata diversamente. Gli mancava qualche tassello per capire l'intera situazione, ma nonostante questo decise di non chiedergli nulla a riguardo.

Sungchan abitava in un piccolo monolocale vicino la stazione di Tambaguchi, parallelamente a Gion nel quartiere di Shimogyō-ku.

Quando arrivò suonò al campanello e poi guardò l'orologio che teneva al polso. Segnava le 12 passate.

Si sistemò gli occhiali da sole, mettendoli sopra la testa e tirando così all'indietro i suoi capelli, poi poco dopo sentì dei passi provenire dall'interno.

Sungchan gli aprì con due profonde occhiaie attorno agli occhi. Quella notte non aveva dormito, forse per i troppi pensieri e questo Yuta lo capì fin da subito.

<< Sono venuto per darti i soldi >>

<< Entra dai >> gli rispose secco per poi spalancare la porta di casa sua.

Yuta si guardò un po' attorno e notò quanto tutto fosse estremamente ordinato e pulito. L'appartamento era interamente bianco, con un parquet scuro in contrasto con le pareti. Dei fiori freschi risplendevano al centro della tavola vicino alla cucina, mentre il letto ben fatto appoggiava a terra in un angolo.

<< Dovrebbe passare anche Shohei a breve >> gli disse grattandosi la nuca e poi i due si sedettero a terra vicino al tavolino in cui di solito mangiavano.

Yuta si accese velocemente una sigaretta, facendo scivolare il pacchetto per tutta la superficie, così da offrirne una all'altro.

<< Meglio di no, ho fumato tutto il pacchetto questa notte >> rispose a denti stretti per poi guardare il cielo oltre la finestra.

Il più grande decise di rimanere in silenzio, non voleva affrontare quell'argomento, non se lo faceva stare così male. Prima o poi forse gli sarebbe passata.

<< Tieni >> e poi tirò fuori le diverse banconote dalla tasca del suo cappotto e dopo di che le fece scivolare a terra sul pavimento.

Sungchan contò i soldi molto velocemente, poi li ordinò sbattendoli sul tavolo.

Loro due lavoravano insieme, un po' come facevano Shohei e Seunghan al di fuori degli incarichi degli nct.

La polizia pagava Yuta, oltre a lui solo Sungchan lo sapeva. Gli davano soldi in cambio di informazioni riguardanti i giri della mafia e altre persone corrotte.

Nonostante Yuta vedesse l'istituzione della polizia come una grande macchina del potere, che schiacciava gli individui, aveva deciso di collaborare con loro. Solo così li avrebbero lasciati stare.

Tutti sapevano di cosa si occupavano gli nct, eppure li lasciavano fare, dando a loro tutto il lavoro sporco. Ma a loro andava bene così, volevano annientare del tutto la criminalità a Kyoto.

Dietro a tutto questo c'era un solo motivo, che prendeva la sfera personale di Yuta. Ma nessuno lo sapeva ancora.

Sungchan gli dava una mano in questo, per ricercare quante più informazioni possibili e dove la polizia non arrivava entravano in azione loro.

<< Miss Ayako ha detto ieri sera che prossimamente entrerà a fare parte una nuova ragazza nello spettacolo del KR cube >> disse il più piccolo ridendo sotto i baffi.

Yuta sbuffò come suo solito, poi restò a fumare qualche secondo sbattendo il suo adorato accendino sopra il tavolo.

<< Mi dispiace per lei >>


Sommario:
* Gion - quartiere delle Geishe

[KR] cube | Yuta NakamotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora