Chapter 42

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Vicino al Monte Kurama, Kyoto. Territorio di Kyo.

Uno degli uomini di Kyo tirò fuori un pugnale dalla fondina, che teneva in prossimità nella cintura e proprio in quel momento un forte vento circondò l'abitazione, insinuandosi all'interno delle stanze.

Shohei iniziò a sudare freddo, tanto che alcune gocce gli scesero lungo le tempie fino alle basette. Abbassò lo sguardo e aspettò che il suo destino si compisse. Si era arreso nei confronti della vita e pensò che ormai il suo destino fosse giunto.

Kyo gli avvicinò l'arma al collo, sfiorandogli la pelle. Continuò a guardarlo dritto negli occhi, finchè l'altro non strinse con forza la mascella, cercando così di farsi coraggio.

Vide la sua immagine riflessa nelle sue iridi e per colpa di un semplice ripensamento si tirò indietro. Qualcosa infondo al suo cuore lo bloccò, forse la poca umanità che gli era rimasta.

La lama strisciò leggermente lungo il suo collo, causandogli così una ferita superficiale. Shohei chiuse gli occhi ma nulla, non sentì nulla e sperò così di aver già raggiunto il paradiso, ma per fortuna era ancora lì, faceva ancora parte del mondo. Kyo indietreggiò, buttando l'arma a terra e poi sospirò.

<< Portatelo via, chiudetelo nell'ultima stanza infondo al corridoio, devo pensare >> urlò ai suoi uomini, portandosi le mani ai capelli e spostandoseli all'indietro. Prese un lungo respiro profondo e poi diede le spalle sia a lui che ad Ayako, che ancora sotto shock stava tremando vicino al ragazzo. 

Kyo capì che uccidendolo non avrebbe risolto niente e che aveva ancora bisogno di lui. Solo così sarebbe riuscito ad arrivare veramente a Yuta, il suo unico e vero bersaglio. 

<< Certo signore, ai suoi ordini >> dissero e poi di prepotenza presero Shohei per le braccia, trascinandolo fuori dalla grande stanza. 

Ayako venne immediatamente sopraffatta dai pensieri. Si chiese come mai l'avesse risparmiato e ben presto capì che non sarebbe stato logico eliminarlo così, dopo tutto il lavoro che avevano fatto.

<< Il destino non è dalla nostra parte >> esordì pieno di rancore, per poi sferrare un pugno contro il muro << Mi sta mettendo alla prova, ma di certo non mi lascerò andare all'istinto, devo ancora individuare la mia prossima mossa >>

...

Alcuni minuti dopo Shohei riuscì a vedere chiaramente la realtà dei fatti. L'avevano segregato in una stanzina buia, solo una luce debole filtrava attraverso gli scuri della finestra, illuminando così a strisce il pavimento. 

Restò con le spalle al muro, seduto nell'angolo, fino a quando qualcuno non aprì la porta. Due figure entrarono, una più minuta e un'altra decisamente più possente. Provò a guardarli in viso ma non riuscì a capire esattamente chi fossero. Così restò ad aspettare, stringendosi nelle spalle. 

<< Forza muoviti >> e una voce profonda maschile riempì la stanza. Infine l'uomo chiuse la porta alle loro spalle, rimanendo sulla soglia.

Una ragazza, vestita interamente di bianco, si avvicinò a lui, con una valigetta tra le mani. I suoi passi erano silenziosi e sembrava non stesse respirando, da quanto poco rumore faceva. 

Era stanca di esser trattata così dagli uomini di Kyo eppure era fin troppo giovane per opporsi a loro. Non poteva far altro che aspettare e sperare in un futuro migliore.

Si inginocchiò vicino a lui, poi gli spostò il volto, osservando meglio la sua ferita. Del sangue gli era sceso su tutto il collo, finendo sul colletto della sua maglietta, Shohei non se n'era minimamente accorto, molto probabilmente perchè aveva altro a cui pensare.

<< Sono qui per medicarti >> disse in modo gentile, rassicurandolo. Poi tirò fuori delle garze e un po' di alcool, versandone un po' al di sopra nonostante fossero immersi nell'oscurità. 

Shohei rimase rigido sul suo posto, fece un po' di resistenza, finchè non capì che lei non era lì per fargli del male. I suoi capelli lunghi biondi gli ricordarono per un attimo quelli dell'amata, Ayako, quella che l'aveva tradito e manipolato. Un profondo dolore si fece largo su tutto il petto, mai avrebbe pensato si soffrire così per amore.

Poi la ragazza tirò fuori un cerotto di dimensioni abbastanza grandi, per ricoprire tutto il taglio. Staccò la cartina e glielo avvicinò al collo, cercando di essere cauta e di non provocargli ulteriore dolore. Shohei notò quel gesto e si domandò brevemente che cosa ci facesse una persona così gentile in mezzo a un gruppo di criminali.

<< Questa sera verrò a controllarti la ferita, poi ti porterò del cibo >> continuò avvicinandosi verso di lui e parlandogli a bassa voce, forse per paura di sovrastare quel profondo silenzio.

Solo così Shohei riuscì a guardarla negli occhi. Era molto giovane, sicuramente era più piccola di lui e di tutti gli altri che aveva incrociato dentro le mura dell'edificio.

Se Kyo l'avesse ucciso, senza esitare, non l'avrebbe mai incontrata. 







Vicino alla stazione di Kuinabashi, distretto di Fushimi. Luogo sconosciuto.

Seunghan, nonostante avesse sempre lavorato con Shohei, decise di continuare da solo come recupero crediti. Era giovane, poteva ritrovarsi in situazioni spiacevoli, eppure per riuscire a mantenersi decise di farsi forza e contare solo su se stesso.

Entrò in uno dei soliti locali dove puntualmente andava per riscuotere il denaro, da dare poi al proprietario della struttura. Erano semplici banconote destinate all'affitto eppure il più delle volte questi cercavano di raggirare la questione, evitando così di pagare.

Cercò di apparire sicuro di sè e deciso, così riuscì a farsi dare tutti i soldi giusti, senza ricorrere alla violenza. Sapeva badare a se stesso, grazie agli Nct e al duro addestramento di Shohei. Era stato lui ad insegnargli come mettere fuori gioco un nemico e solo grazie a lui diventò più forte.

Quando rientrò nel magazzino centrale, per restituire i soldi al diretto interessato, decise però di chiedergli dell'amico. Ormai era più di una settimana che non lo vedeva ed era seriamente preoccupato per lui. Tutti i suoi pensieri erano rivolti a Shohei e al modo in cui era finita la loro amicizia. Gli mancava, proprio per questo decise di domandargli che fine avesse fatto.

<< Buongiorno signor Yamaguchi, le volevo chiedere una cosa >> disse porgendogli le diverse banconote sul palmo della mano << Ha per caso visto Shohei in questi giorni? >>

<< Shohei? >> chiese sorpreso, poi si fermò dai suoi incarichi << No, non è passato di qui. Anzi mi stavo proprio domandando come mai non fosse venuto anche lui oggi >> 

Seunghan pensò non si fosse recato lì, per quell'incarico, proprio perchè voleva evitarlo con tutto se stesso, quando non era affatto così. Shohei era già prigioniero nella villa di Kyo, ma lui purtroppo questo non poteva saperlo.

<< Va bene, grazie lo stesso >> rispose ringraziandolo con un piccolo sorriso. Così si voltò di spalle per andarsene, completamente sommerso dai tormenti.

<< Ah aspetta ragazzo, questi sono per te >> l'uomo gli ricordò del suo compenso, cosa che il ragazzo aveva completamente ignorato proprio per il suo essere sbadato. Il signor Yamaguchi contò alcune banconote e infine gli diede in mano 4200 yen (poco più di 30 euro).

Seunghan si inchinò e infine ripose i soldi nella tasca dei suoi pantaloni, ritornando così per le strade di Kyoto.

Per tutto il tempo, finchè non tornò a casa, pensò a Shohei e allo strano presentimento che stava nascendo nelle profondità del suo animo. Non gli importava, l'unica cosa da fare era andare da Miss Ayako, dato che ormai lui viveva lì. Avrebbe solo voluto parlargli e in un certo senso chiedergli una tregua. In fin dei conti era il suo migliore amico, avrebbe fatto di tutto per lui.

[KR] cube | Yuta NakamotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora