Chapter 64

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Gion, Kyoto. Appartamento di Sakura.

Sakura era seduta al tavolo della cucina e continuava a guardare il foglio bianco davanti a sè. La sua mano tremava, nonostante tenesse impugnata con forza la penna. 

Immagini e pensieri le attraversarono la mente, ma non le parole. Quelle erano scomparse improvvisamente dal mondo, impedendole di trovare un tramite per spiegare i suoi sentimenti.

Continuava a ripetersi che non c'era altra scelta se non affrontare la realtà e scrivere, raccontare di sè e spiegare a Yuta tutte quelle cose che non era ancora riuscita a dirgli. Ma più si sforzava più non riusciva a mettere insieme quelle idee confuse, che le stavano tormentando la mente.

L'immagine di suo padre le passò davanti agli occhi. I suoi capelli leggermente fissati con il gel. La sua barba appena fatta. Il profumo di colonia. Il colletto della camicia ben stirato. I suoi mocassini marroni. E poi il suo mezzo sorriso, quasi di sfida nei confronti del mondo.

Per colpa sua ora si ritrovava in questa situazione. Per colpa sua era entrata a far parte del gruppo di Kyo, mettendosi contro a quell'amore puro che era nato nelle profondità del suo cuore.

Ripensò a Nagoya, la sua città natale. Degli edifici imponenti, sia quelli appena costruiti che quelli deteriorati. Molte finestre erano aperte e in esse entrava un vento profumato. I fiori circondavano il suo davanzale e l'acqua in eccesso cadeva giù, per alcuni metri, fino alla strada. 

Se solo potessi tornare indietro, pensò Sakura, rivivrei quei ricordi con meno malinconia e più spensieratezza. Ma niente poteva essere cambiato, ormai il destino aveva fatto il suo corso.

Si ricordava molto bene quel giorno, quando suo padre la caricò con forza in macchina, estraendo velocemente una valigia e ammassando al suo interno i pochi vestiti che aveva trovato nell'armadio.

Lei non capiva, non poteva ancora immaginare tutto quello che poi sarebbe successo da quel momento in poi.

Fecero alcune ore di macchina, finchè non si ritrovò ai piedi di questo monte. E poi su, fino a una villa in mezzo agli alberi secolari. Le foglie verdi filtravano la luce del sole. Faceva decisamente caldo, la sua maglietta era impregnata di sudore, ma non appena entrò in quell'ambiente così freddo e terrificante si sentì gelare il sangue.

Kyo, il suo volto nascondeva tutta la malvagità del mondo. Lo capì fin dal primo momento in cui lo vide, nell'atrio centrale, seduto al cospetto di un tavolino basso, intento a bere il tè caldo.

Suo padre la portò lì, per poi scappare e scomparire nel nulla, eliminando le proprie tracce. La polizia di Nagoya gli stava alle costole, lo stavano cercando in lungo e in largo, proprio per questo decise di portare la sua unica figlia da lui, dal suo unico alleato. Lì sarebbe stata salva, per il momento. Mai avrebbe immaginato che Kyo le avesse riservato un ruolo così cruciale e importante.

Suo padre morì, precisamente 2 settimane dopo, con tre colpi d'arma da fuoco, sparati dalla polizia di Gion.

I capelli di Kyo gli toccavano le spalle, mentre il ciuffo gli ricadeva sugli occhi. Non sorrideva mai e parlava molto poco all'interno della casa.

Quella fu l'ultima estate felice della sua vita.







Ciao Yuta,

Ho finalmente trovato il coraggio di scriverti, nonostante abbia tentennato fino a un secondo fa. Se non lo faccio ora non lo farò mai più e io non posso continuare a vivere con questo tormento.

Oggi partirò, andrò lontano e per favore, non cercarmi. Ho bisogno di ricominciare, da sola, distante da tutto e tutti.

Non so bene che cosa dirti, se non che mi dispiace per tutto quello che è successo. Mi porterò, per il resto della mia vita, questo peso. Mai avrei voluto farti del male, credimi. Mai avrei voluto farti soffrire così.

[KR] cube | Yuta NakamotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora