Chapter 53

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Erano passate precisamente 48 ore da quel giorno, da quando avevano risalito il monte Kurama, secondo le indicazioni di Ningning, fino ad arrivare ai piedi della villa di Kyo.

Il sole era alto in cielo e la vegetazione circostante era come ferma immobile, lo era in fin dei conti da quando erano entrati in quel territorio. Tutto il mondo si era sospeso.

Sungchan spostò la tenda e guardò fuori dalla finestra, ripensando a tutto quello che era successo fino a un minuto prima. Aggrottò le sopracciglia e chiuse gli occhi, come esausto.

Aveva appena concluso una breve chiamata con la polizia. Non rivelò la sua identità, semplicemente li informò di quanto successo. Disse loro che c'erano stati diversi morti in una grande casa in mezzo alla natura, risalendo la strada principale del monte Kurama, per poi addentrarsi ad ovest. Lì ai piedi di una scalinata l'avrebbero trovata, lì avrebbero recuperato i corpi. Avrebbero scoperto ogni cosa o almeno era questo che sperava dentro di sé.

Dopo aver respirato profondamente si girò, ritrovandosi davanti i visi preoccupati dei suoi amici. Erano tutti attorno al tavolo, nel suo monolocale, nei pressi della stazione di Tambaguchi.

Shohei non aveva ancora aperto bocca, se non per ringraziarli, per averlo recuperato sano e salvo.

Quel giorno, 48 ore prima, riuscirono a mettere fuori giorno le guardie all'esterno della villa, per loro non fu troppo difficile.

Si diressero dentro, Shotaro andò con Seunghan verso la cucina, mentre Eunseok verso il corridoio centrale e infine Sungchan, portandosi appresso Ningning, arrivò nel grande atrio. L'acqua della piscina era ferma e limpida. Nessun rumore attorno. La grande vetrata che separava l'interno dall'estero era sporca di gocce d'acqua, date dalle numerosi piogge che stavano ricoprendo il paese.

Quel giorno finirono per uccidere tutti i presenti all'interno, come spinti da una ferocia interiore. Per un attimo non si sentirono più umani, ma solo delle macchine, si sentirono parte di un destino atroce. Il loro animo era morto da tempo, questo lo sapevano bene, il mondo li aveva ridotti così.

Una decina di corpi ormai inermi costellavano le mura dell'abitazione. Le domestiche, gli uomini di Kyo, quelli della sicurezza, erano tutti a terra, immersi in pozze di sangue.

Ningning riuscì a pensare soltanto al fatto che se non si fosse messa dalla loro parte, molto probabilmente anche lei ora sarebbe tra quei corpi.

Del vero proprietario della casa nessuna traccia. Lo cercarono in ogni angolo, in tutto il perimetro, ma niente, si era come volatilizzato nell'aria.

Liberarono Shohei ancora sotto shock. Sentì ogni sparo e più i passi si avvicinavano più pensò fosse arrivata anche la sua ora. Quando non era affatto così. Loro erano venuti lì proprio per liberarlo. Così, quando vide il volto di Sungchan, mezzo sanguinante e illuminato dai raggi caldi del sole, si precipitò da loro, nonostante le numerose ferite che riportava su tutto il corpo.

Non parlarono, nessuno di loro ne ebbe il coraggio. Soprattutto Ningning, che con gli occhi ancora sbarrati riuscì solamente ad aiutare Shohei ad uscire da quella casa, da quell'inferno.

Solo quando ripartirono in macchina riuscirono a scorgere una presenza, posta in alto, sopra un grande masso vicino ad altrettanti alberi. Se ne stava in piedi, con le mani libere lungo il corpo. Li stava guardando, dal suo volto non trapelava alcuna emozione. Sembrò quasi un'entità delle foreste, uno spirito maligno che ben presto si sarebbe abbattuto su di loro.

Dei quattro ben stretti nel sedile posteriore, solamente Eunseok riuscì a notarlo per primo. Assottigliò gli occhi, come per mettere a fuoco, fino a quando non capì che quello era un uomo e non di certo una statua. Richiamò quindi l'attenzione degli altri, i quali si girarono cercando di vedere nella direzione che stava indicando.

Ningning capì subito fosse Kyo, così lo disse agli altri. L'unico sopravvissuto in quella casa infatti se ne stava dritto in piedi, solo un leggero kimono nero avvolgeva il suo corpo, mentre i suoi capelli lunghi gli ricadevano dritti fino alle spalle.

Lo guardarono per alcuni secondi, fino a quando la sua figura non diventò troppo distante per essere percepita in mezzo a quella fitta vegetazione e così scomparì, tra le foglie degli alberi, come aria densa.

Erano passate 48 ore da quel preciso momento e ora erano tutti attorno al tavolo della cucina.

Alcune gocce d'acqua caddero lentamente dal rubinetto, toccando il fondo del lavello e scandendo così i loro pensieri.

Yuta era appoggiato allo stipite della porta d'ingresso, stava fumando con profonda calma, nonostante il suo animo fosse agitato.

Se solo Yuta fosse andato con loro avrebbe riconosciuto Kyo, ma per il suo bene il destino decise di temporeggiare. Prima o poi sarebbe venuta a galla la verità, sarebbe affiorata come la schiuma del mare, ma per ora dovevano solo aspettare.

La mattina successiva Yuta sarebbe andato nuovamente da Sakura, per riparlare di quanto successo. Ma fino a quel momento nel suo cuore si sarebbe tenuta una lotta atroce, tra la ragione e l'amore che provava nelle profondità del suo animo. Solo uno dei due avrebbe prevalso, decidendo per lui.

[KR] cube | Yuta NakamotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora