Chapter 62

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Vicino la stazione di Tambaguchi, Kyoto. Appartamento di Sungchan. 

C'era tensione nell'aria, o meglio, era questo che si respirava tra le strade di Kyoto, mezze illuminate dai lampioni circostanti.

Il cielo era come immobile, nessuna nuvola ad oscurare la luna, nessun vento imminente. Era notte inoltrata, nessuno era in giro, proprio per questo Aeri decise di camminare per la città senza una meta. 

Ormai non sapeva più esattamente che cosa il destino aveva in serbo per lei, dato che con la cattura di Ayako e l'omicidio di Arës, il KR Cube aveva chiuso definitivamente. Non aveva più un lavoro, non poteva più ballare, la sua vita aveva preso decisamente una piega inaspettata. Per questo vagò indisturbata tutta la notte, quasi spinta dai suoi tormenti e alla ricerca di una risposta. 

Teneva lo sguardo fisso sull'asfalto e a volte lo spostava sulle sue scarpe perfettamente lucide. I suoi capelli rosso fuoco ricadevano oltre il cappotto nero, illuminando la sua figura. 

Ad un certo punto iniziò a canticchiare una canzone che aveva sentito diverse volte all'interno del locale, magari poco prima dello spettacolo. Non conosceva bene tutto il testo, ma il ritornello le occupò la mente per diversi minuti, tanto che finì per ripeterselo tantissime volte.

Love, love will tear us apart, again. 

E poi capì il vero significato di quelle parole, proprio quando si ritrovò nella stessa via nella quale risiedeva il monolocale di Sungchan. Quando se ne rese conto ebbe una fitta al petto, forse per il ricordo del ragazzo, forse per tutto quello che avevano passato insieme, forse per il modo in cui l'aveva trattato. Era stata una stronza, senza alcun dubbio. Strinse forte gli occhi e mandò giù il dolore amaro, finchè non ricominciò a camminare.

Non ci pensò troppo, le venne d'istinto, non aveva più niente da perdere in ogni caso, così decise di andare davanti la porta di Sungchan e una volta sulla soglia bussò, dimenticandosi che erano le tre passate e che molto probabilmente stava già dormendo.

E aveva ragione. Al suo interno il ragazzo era entrato da poco nel mondo dei sogni, restando abbracciato all'amata, Karina, che distesa su un fianco sentì immediatamente quel rumore diretto, proveniente dalla porta principale. 

Sungchan si svegliò sentendo i movimenti della ragazza e solo così si rese conto di quel rumore. Non riuscì a capire chi fosse e proprio per questo si precipitò sulla soglia, indossando velocemente un paio di pantaloni.

Solo quando aprì la porta si ritrovò il volto affranto di Aeri difronte a lui. Le sue labbra erano increspate in una smorfia dispiaciuta, quasi dolorante, proprio per questo lei non riuscì a guardarlo negli occhi.

<< Che ci fai qui? >> le chiese con ancora la bocca impastata e i capelli scompigliati davanti al volto. Poi sbadigliò rumorosamente, aggrottando le sopracciglia per capire le sue intenzioni.

<< Volevo chiederti scusa Sungchan, per quello che ti ho fatto >> rispose in modo fermo, senza girarci troppo attorno.

<< E sei venuta fin qui a quest'ora della notte per dirmelo? >> continuò ancora più sospettoso << Sei ubriaca? >>

<< No, io... Io non ho bevuto... Sono lucida. Semplicemente facevo un giro >> disse sicura di sè, nonostante covasse un profondo dolore infondo ai suoi occhi. Sapeva di star sbagliando, semplicemente perchè Sungchan ora l'odiava con tutto se stesso, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.

<< Va bene. Mi fa piacere >> poi si stropicciò gli occhi << Allora buona notte >> di certo non voleva starsene lì sulla soglia a fare salotto.

<< Aspetta >> rispose subito dopo Aeri bloccando la porta che stava ormai chiudendo << Io... Io volevo chiederti se ogni tanto, come me, finisci per pensarmi >> 

Perchè era sempre stata così impulsiva? Anche in quel momento agì senza pensare, non prestando attenzione alle conseguenze.

<< Aeri ti prego... Non voglio sentire questi discorsi a quest'ora della notte >>

E poco dopo Karina, sentendo delle voci continue, decise di recarsi dall'amato per capire cosa stesse succedendo. Socchiuse gli occhi per mettere a fuoco la figura che se ne stava in piedi all'esterno dell'abitazione e solo così capì fosse Giselle.

Anche lei si accorse della sua presenza sempre più vicina. Comparve prima la gelosia e poi una sensazione di inferiorità. Così indietreggiò, consapevole della realtà dei fatti.

<< Scusami, non volevo disturbarti o svegliarti >> iniziò a balbettare, rivolgendosi per l'ultima volta a Sungchan << Io... Io penso che me ne andrò da Kyoto, non è il posto per me questo... >>

Il ragazzo si girò verso Karina, sentendo i suoi passi sul parquet, distogliendo lo sguardo da Aeri e solo così lei riuscì a continuare a parlare.

<< Si, penso sia giusto partire >> disse quasi sottovoce, con gli occhi lucidi << Le cose non posso più essere aggiustate >>

<< Che sta succedendo? >> chiese Karina una volta sulla soglia.

<< Non lo so io... >> rispose Sungchan sbadigliando un'altra volta.

<< Buona notte >> concluse Aeri allontanandosi dall'abitazione e tornando verso la strada principale che collegava il centro con la stazione di Tambaguchi.





Il vento si palesò alla fine e con esso le foglie degli alberi iniziarono ad emettere un suono piacevole. I piccoli templi erano vuoti e chiusi al pubblico, solo alcune lanterne esterne iniziarono ad oscillare per via della brezza fredda, tipica della fine dell'estate.

Aeri continuò a camminare, per schiarirsi le idee su quanto successo una mezz'ora prima. Il suo sguardo era rivolto verso il basso, tanto che ignorò tutto il mondo circostante, finendo per scontrarsi ben presto con una persona proprio per la sua sbadataggine.

Una figura leggermente più minuta, ma quasi più forte di lei, finì per prenderle contro con la spalla, una volta svoltato l'angolo tra due edifici.

Nessuna delle due cadde, semplicemente si guardarono per una frazione di secondo, per poi far finta di niente.

Winter teneva un cappuccio in testa, proprio per paura che qualcuno potesse riconoscerla dalle immagini che aveva divulgato la polizia. Fortunatamente il suo volto rimase ben oscurato, proprio per questo Aeri non le prestò molta attenzione.

Dal canto suo però Winter riconobbe molto velocemente l'altra, tanto che spalancò gli occhi incredula facendo finta di niente. Trattenne il respiro e solo una volta distante da lei buttò fuori l'aria in eccesso, cercando di calmarsi.

Sapeva fosse una delle ballerine di Ayako, la vecchia perla nascente del KR Cube, prima dell'arrivo di Sakura. 

I suoi stivali ricominciarono a varcare le strade buie di Kyoto, tanto che il rumore della suola sull'asfalto riecheggiò tra i diversi edifici, per poi svanire nel nulla.

Winter doveva tenere ben fisso l'obiettivo nella sua mente. In fin dei conti stava correndo un rischio enorme, esponendosi così in superficie, a Kyoto, nonostante fosse notte inoltrata. Doveva rimanere sveglia e lucida, proprio perchè il suo unico obiettivo era cercare Kyo e ucciderlo. Sapeva fosse lì, in una qualche zona sconosciuta e sicura, doveva solo portare pazienza e trovarlo.

Per tutto il tempo tenne impugnato il coltello che risiedeva nella tasca della sua felpa, cercando di prepararsi sia psicologicamente che fisicamente allo scontro. Gliel'avrebbe fatta pagare per il suo tradimento, solo di questo era certa. 

[KR] cube | Yuta NakamotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora