𝐗𝐕𝐈𝐈𝐈

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Potete andare sulla playlist Spotify dedicata alla storia (link in bio) per ascoltare la canzone dedicata al capitolo - la canzone è "Gaetano" di Calcutta

Scorpius non ha perso tempo a sistemare con un colpo di bacchetta la sua valigia, ha indossato i primi vestiti trovati in giro ed è andato via, materializzandosi verso la stazione come la madre gli aveva insegnato.
I genitori non sono riusciti a fermarlo, nonostante lo avessero intimato più volte di farlo vicino alla sua porta: Draco alzando la voce, Esme bussando frettolosa con dispiacere.
Sono rimasti fin troppo scossi dal suo modo di fare aggressivo e impulsivo, cosa mai accaduta prima d'ora.
E poi quell'odio, quelle parole acide sputate dalla sua bocca che era sempre pronta a dire solo frasi gentili e rispettose.
Si chiedono cosa hanno sbagliato, cosa lo ha portato ad esplodere in questa maniera.
Per loro stava andando tutto bene.

Non appena lui pronuncia un «Sto tornando a scuola» e la madre ha percepito la sua magia volatilizzarsi, la coppia si sente improvvisamente svuotata. È andato via così all'improvviso, senza dire altro, senza voler chiarire.
Perché a Scorpius non interessa farlo, lui è stanco di comprendere i genitori.

Esme prende un grosso respiro e si poggia con la schiena contro la sua porta, chiude gli occhi e si porta una mano sul petto. È troppo scossa.
Draco, invece, stringe un pugno contro la parete e poggia la fronte contro.
«Perché hai alzato la voce?» domanda lei severa, rivolgendosi al marito «Perché gli hai urlato contro?»
Lui corruga la fronte e scuote il capo: «Cosa? Ci stava mancando di rispetto! Non hai sentito quello che ha detto? È completamente impazzito!»
«Se pensa quelle cose un motivo ci sarà!»
«Esme, ti rendi conto di quello che dici?» scuote la testa allibito e la guarda nervoso «Smettila di vederlo come un bambino. Su una cosa lui ha ragione: non capisci che è cresciuto. E a quanto pare è cresciuto come un maleducato.»
«Non ti permetto di dire una cosa del genere su mio figlio» il volto si arriccia in un'espressione di rabbia e fa un passo verso di lui, puntando gli occhi in quelli dell'uomo «Lui non è un pazzo e nemmeno uno stupido. Dobbiamo capire perché ci ha parlato in questo modo.»
«Perché non accetti che anche lui può sbagliare? L'ho fatto anch'io alla sua età e anche tu!»
«Lui non è come noi, Draco! Lui è...migliore.»
«No, Esme. Lui è un adolescente come tutti» sospira e scuote il capo.

Draco si allontana un attimo dalla sua figura, cammina per il corridoio, si passa una mano per i capelli.
«Non lo perdi se gli fai un rimprovero.»
«Smettila!» alza la voce lei «Smettila di dirmi queste cose!»
«Non vedi come sei diventa?» si avvicina di nuovo a lei «Sei-».
Lui stesso si blocca con le parole che muoiono dritto in gola.
Esme aggrotta la fronte e stringe la mascella, forse ha capito cosa le vuole dire.
«Dillo.»
«Niente» il nervosismo ha preso il sopravvento sulla sua persona.
«DILLO.»
«NIENTE.»
«Volevi dire che sono "debole", vero? Volevi dirmi che ormai mi sono rammollita?»
Rimane un attimo in silenzio alla sua domanda e prende un grosso respiro.
«Non intendevo quello.»
«Lo pensi da anni ormai, lo sapevo.»
«Esme, no» scuote la testa agitato e si strofina la fronte.
«Non dirmi bugie!»
«Non te le dico da anni ormai!»

Dopo essersi urlati contro per qualche minuto, con il volto rosso e gli occhi spalancati, entrambi si ammutoliscono.
Si guardano dritti e fermi come due statue.
«Che stiamo facendo...» mormora Esme, batte le palpebre per un attimo e si copre il volto con le mani.
Scuote la testa, cerca di respirare regolarmente.
«Non è colpa di nessuno dei due» riprende a parlare lei.
Le spalle dell'uomo si sciolgono, non sono più rigide quando sente le sue parole.
«Scusami, Draco... non volevo dirti quelle cose, lo so che non è colpa tua» ammette lei «Solo che...niente, sono solo scioccata.»
Lui annuisce, sfila dalla propria tasca un fazzoletto di stoffa e le asciuga dalla fronte il sudore.
«Scusami se ti ho risposto male» parla il biondo «Non so perché ha detto tutte quelle cose, non so darmi una risposta. Non si è mai comportato così.»
Esme si sente sul serio mortificata, per come ha trattato il marito, per come ha potuto far sentire il figlio.
Pensa che gli abbia fatto mancare qualcosa.
Sicuramente non è stata abbastanza.
«Cosa non è andata?» gli domanda «Cosa gli abbiamo fatto mancare, Draco?»
Scrolla le spalle, non sa bene cosa dirle e per il semplice fatto che nemmeno lui sa darsi una risposta.
«Secondo te lui lo pensa davvero? Nel senso, pensa sul serio che io e te non siamo i suoi veri genitori?»
«Esme, spero solo che non sia così» mostra un amaro sorriso.

PARALLEL || They deserve betterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora