𝐗𝐗𝐗𝐈𝐕

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Potete andare sulla playlist Spotify dedicata alla storia (link in bio) per ascoltare la canzone dedicata al capitolo - la canzone è "How Do I Say Goodbye" di Dean Lewis

Allyson vede un gruppo di persone spuntare a casa propria e questo la preoccupa.
Scruta tutti da capo a piedi, alcuni di loro li riconosce e per questo le viene spontaneo porre una domanda.
«Vi ho visti in qualche foto della mia amica...» mormora corrucciando la fronte «Dov'è Esme?»
Emily davanti a lei non riesce a dire nulla, è in silenzio e pietrificata.
«Lei non c'è...» prende coraggio Scorpius.
Ma quella ragazzina non è una stupida e quel silenzio la quegli sguardi le fanno intuire che qualcosa non stia andando.
Punta gli occhi verso Silente e allaccia le braccia al petto: «So che lei è il preside. Avanti, dove si trova la mia amica? E perché siete tutti qui? Mia madre non è nemmeno in casa e dovrei avvisarla del vostro arrivo».
«Cercavamo te» sputa frettolosa Emily, che si sente immediatamente congelare non appena quella che è sua madre la fissa curiosa: «Tu chi saresti? Non parlo con gente che non conosco, mi dispiace».
Non è scortese il suo atteggiamento, forza addirittura un sorriso, ma non può permettersi di parlare ad un branco di sconosciuti arrivati a casa propria.
Sa bene che non in pericolo, lo dimostra la presenza degli insegnanti e di alcuni ragazzi di cui ha sentito parlare, ma non deve far uscire nulla dalla sua bocca.
Lei è a conoscenza di tanti segreti che non devono essere svelati.
«Se volete posso offrirvi un bicchiere d'acqua, ma poi dovete andare via. Mi dispiace.»
«No, ti prego» Emily le posa una mano sulla spalla supplicante «Noi siamo qui perché è andato tutto storto.»
Adesso Allyson è maggiormente confusa, quindi prende parla Albus, spazientito e volendo subito farsi comprendere da quella ragazza.
«Sappiamo della profezia, sappiamo di Esme e noi sappiamo le tue origini. Siamo qui perché Voldemort è tornato ed è riuscito a sconfiggere la tua amica.»
Spalanca gli occhi scioccata e si sposta le ciocche brune dietro le orecchie, nervosa e agitata.
«Scusate, voi chi siete? E dove si trova adesso Esme?!»
«Esme è morta»
A quelle parole Scorpius sente un vuoto al cuore, ed è meglio che sia Albus a parlare adesso.
«Anche Draco, Harry, Hermione e Ron» percepisce un tonfo al cuore quando nomina il proprio padre e deglutisce.
Si fa forza, deve riuscire a spiegarsi bene per poter agire, per poter farsi aiutare.
«Sappiamo che tu e la tua famiglia conoscete molto del mondo magico» dice Rose, con la voce spezzata e gli occhi velati di lacrime «Dobbiamo capire come fermarlo.»
Ma Allyson scuote il capo velocemente e accenna un'amara risata: «Voi mi state prendendo in giro? Perché è impossibile sconfiggerlo senza Esme».
Cala il silenzio per qualche istante, poi riprende a parlare: «I suoi genitori lo sanno? E dove si trova adesso Voldemort? Ma soprattutto, come è riuscito a sconfiggerla?»
«Sono stati loro» risponde Ginny, sorprendendo tutti. La ragazza punta un dito verso i quattro e sul suo volto è dipinta ancora la disperazione.
«A quanto pare vengono dal futuro e Voldemort ha scoperto ogni cosa.»
«Cosa?!» vengono fulminati con lo sguardo da una Allyson infuriata «Voi siete qui a cercare il mio aiuto dopo che avete fatto ammazzare la mia amica?!»
«Non è colpa loro» interrompe Silente «Non erano qui per avere a che fare con Voldemort. È stato un incidente, e adesso faremmo bene a pensare come agire.»
«Non mi interessano le loro scuse. Sono venuti dal futuro senza pensare a delle possibili conseguenze. Lo sanno che adesso la linea temporale si è rotta?»
Alcuni dei presenti ci avevano pensato, altri vengono colti dallo stupore.
Si guardano tutti, mentre Allyson li scruta critica.
«Se sai che abbiamo fatto un gran casino ci devi aiutare» l'insolenza di Scorpius fa spalancare gli occhi di Allyson.
«Io sarò una babbana, sarò anche una persona molto debole e tanto paurosa, ma non sono una stupida! Voldemort prenderà tutto il mondo magico, a meno che non lo ha già fatto e sicuramente vorrà prendersi anche tutto il resto! Siete tutti quanti impazziti! Ci avete condannati a morte certa e io non ho nessuna capacità per fare qualcosa. Stiamo parlando del Signore Oscuro e i suoi seguaci, vi rendete conto? Sembra che siete venuti per giocare con il tempo. Non so chi siano i vostri genitori ma sicuramente non vi hanno insegnato ad avere un po' un di raziocinio.»
L'ultima affermazione sta per strappare una mezza risata ai quattro ragazzi, ma la situazione è così preoccupante che non viene spontaneo ridere.
Ha ragione, non riescono a risponderle, e la preoccupazione adesso è maggiore nello sguardo di tutti i presenti.

PARALLEL || They deserve betterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora