𝐗𝐗𝐕𝐈

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Potete andare sulla playlist Spotify dedicata alla storia (link in bio) per ascoltare la canzone dedicata al capitolo - la canzone è "Until we go Down" di Ruelle

And I feel it running through my veins
And I need that fire just to know that I'm awake
Erase darkness 'til the break of day
And I need that fire just to know that I'm awake
Until we go down

Draco non è ancora convinto della richiesta della moglie. È molto preoccupato per lei e pensa che la sua idea sia davvero pericolosa per la sua salute fisica e mentale.
La supporta ugualmente, non si è permesso di dirle altro. Anzi, è rimasto in silenzio dopo la sua richiesta.
Le ha solo domandato quando volesse andare e al suo "domani" è rimasto spiazzato. Così presto, non pensa sia una buona idea.
Vuole comunque seguirla in quel percorso difficile e spera che tutto possa andare per il meglio.
Deve fidarsi come ha sempre fatto, ma non riesce a digerire il pensiero di lei in quel posto. Forse ad avere più paura è proprio Draco stesso, per se stesso.
Tutta la giornata la passano senza parlarsi molto, entrambi assorti dai loro pensieri e lui in particolar modo a cercare ancora il figlio.
Solo la sera, quando è ora di cena, si scambiano qualche parola.
Esme posa una mano sopra la sua e prende un grosso respiro: «Ce la faremo... insieme riusciamo a fare tutto».
Ma Draco si limita ad annuire e mostrarle un sorriso.
L'unica cosa che fa è leggerle un libro per farla addormentare per poterle garantire un sonno rigenerante. Necessita abbastanza energie per il giorno dopo.
La fa posare sul proprio petto, le bacia la fronte e mentre è adagiata sotto le coperte con gli occhi chiusi lui mormora le parole di quelle pagine.
Le accarezza i capelli, la osserva di tanto in tanto, e attende che lei sprofondi tra le braccia di Morfeo.
Lui, invece, non ci riesce. Non dorme nemmeno per un solo secondo, bensì guarda il soffitto.

Arriva il momento di andare ad Azkaban e si preparano con cura: lui con un completo scuro, blu notte per la precisione, mentre lei si fa avvolgere da un dolcevita nero e un jeans, accompagnati da un cappotto grigio.
«Andiamo» sorride lui, poi si fa sfuggire un sospiro preoccupato.
Esme gli afferra la mano e lascia che sia lui a condurla, materializzandosi all'ingresso della prigione.
Lui aveva preso appuntamento il giorno prima e Howard non ha battuto ciglio, anche se è rimasto stranito dalla richiesta.
La mano della donna stringe più forte quella del marito e guarda la grande porta scura davanti a sé con terrore.
Deglutisce, poi ai suoi occhi si proietta uno dei lunghi corridoi di quel terribile posto. Rabbrividiscono.
Draco sposta le palpebre verso lei, nota il suo corpo rigido e le dita tremare sotto le sue che le afferrano.
«Sei pronta?» le domanda, ma lei non parla, né annuisce, fa solo un passo in avanti.
Sanno dove andare, purtroppo sanno bene la destinazione di quel posto.
Mentre camminano sono entrambi molto scossi, ma mentre Draco è più in subbuglio, Esme è paralizzata. La sua mente sembra offuscata e sente una morsa stringerle lo stomaco.
Camminano, per quell'umido e gelido corridoio, grigio e buio, fetido, dove il silenzio profondo regna e il loro respiro appare rumoroso. È un luogo orribile, pieno di ricordi dolorosi e consapevolezze amare.
Draco inizia a pensare che sia stata una pessima idea ad ogni passo avanti che fanno.
Un altro, uno ancora, sempre più avanti, poi svoltano e si trovano davanti un'altra grande porta in metallo.
Una guardia li fa passare e li accompagna tenendo le mani dietro la schiena.
Presta molta attenzione alle loro figure, eppure è stranito da quella presenza.

Esme si sente turbata dalla presenza di quell'uomo, nonostante non lo conosca e non stia facendo nulla, anzi appare innocuo.
Ma per lei quella divisa significa ben altro che giustizia e protezione.
«Adesso questa stanza è vuota» spiega lui, riferendosi al posto dove l'hanno torturata per un anno intero.
Dopo quello che è successo ad Esme non hanno voluto nemmeno riaprire quelle quattro mura.
La porta si apre, la guardia fa dei passi indietro e con un cenno del capo si congeda per lasciarli soli.
Draco sente improvvisamente un conato di vomito e si stacca da Esme per portare una mano contro la bocca e l'altra sulla pancia.
I ricordi che aveva rubato anni dietro si sono ripresentati come un fulmine e davanti a sé sembra di aver proiettate le scene delle sevizie subite dalla moglie.
Lei corruga la fronte scossa, rimane ancora immobile e osserva ogni centimetro di quel posto.
La muffa, le goccioline umide contro la parete, il pavimento liscio color tortora, la luce proveniente da una lampadina appesa in alto, spoglia come la stessa stanza.
Non riesce nemmeno a ricordare, sente solo un vuoto interiore pazzesco.
Draco, invece, riesce addirittura a sentire le urla delle moglie e il suo pianto strappato dalla gola.

PARALLEL || They deserve betterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora