Quando anche l'ultimo dei nemici fu dissolto, finalmente, Sylvia tornò verso Francis. Non sembrava ferita vistosamente, ma aveva una guancia arrossata e zoppicava un poco. Dalla stanchezza teneva anche lo scettro basso, quasi a trascinarlo sulla strada.
Francis si preoccupò per lei, per la prima volta. «Come... come stai?»
Azure Foxtrot sorrise con incredibile calore, sembrava che prima di quel momento nessuno si fosse mai preoccupato delle sue condizioni alla fine di un combattimento. Si inginocchiò di nuovo accanto a Francis e gli appoggiò la sua mano caldissima sulla schiena. «Prima che la magia si esaurisca devo finire di ripararti la schiena.»
«La magia si... esaurisce?»
«Si, ma poi torna. Solo che il combattimento la consuma e allora noi cominciamo a farci sempre più male.» Alla fine della frase ebbe un sussulto e un rivolo di sangue le scese da un angolo della bocca.
«Allora non dovresti conservarla?» disse Francis, con un tono di voce sempre più alto. Sentiva un benessere diffuso che gli riempiva il corpo.
«Se non ti riparassi la schiena rischieresti di non camminare più.»
«Non camminare più?»
«Non ti preoccupare. Sono brava in questo. Le Azure non hanno molta forza per combattere, ma sanno guarire le persone.»
«Senti, ho preso solo un colpo, l'ho sentito appena, non c'è bisogno di...»
«E' lo shock, non puoi capire cosa ti è successo. L'esplosione ti ha sbalzato via e ti ha schiantato contro un muro. Tre delle tue vertebre sono andate in mille pezzi e una ha reciso di netto il midollo spinale. Il primo intervento ha rimesso insieme le vertebre e ricomposto il midollo, ma se non continuo la riparazione sarai troppo fragile e appena cercherai di alzarti in piedi qualcosa di romperà di nuovo e non ci sarà di rimetterti in sesto. Lasciami finire.»
«E' una diagnosi molto... precisa.»
«Io vedo queste cose.»
Francis non parlò più anche perché gli sembrava che Azure, tutte le volte che gli rispondeva, era sempre più affannata. Lei concluse la sua opera in pochi secondi poi si rialzò in piedi e barcollò. Non la vide premere il pod, semplicemente la magia andò via da lei come se fosse stato uno strato di polvere sulla sua pelle, facendola ritornare la ragazzina in felpa e jeans di prima. Sembrava stare bene, ma ebbe un sussulto, crollò in ginocchio e sputò una boccata di sangue.
«Sylvia!» Francis scattò in piedi a sorreggerla, si sentiva proprio bene, di certo non aveva l'impressione di aver avuto la schiena rotta in tre punti. Tenne la ragazzina per le spalle mentre lei respirava affannosamente, il sangue che le colava da un angolo della bocca. La felpa era sudicia. «Sto... bene. La magia è terminata... non ne avevo più... ma starò... bene.»
Lui non sapeva cosa fare, ma lei si trascinò lentamente contro la parete del diner e si appoggiò lì. Non era solo il sangue che aveva sputato, aveva anche gli occhi cerchiati di nero ed era pallidissima, come se avesse appena avuto un arresto cardiaco.
«Cosa posso fare per te?»
«Nulla, mi passerà. C'è della magia dentro di me, al di là di quella del pod, io non guarisco come le persone normali. Mi riprenderò.» Chiuse un attimo gli occhi e parve calmarsi poi, d'improvviso, scoppiò a piangere. «Tally aveva ragione.» disse solo.
Non c'era più bisogno che Francis la sorreggesse, l'uomo si sedette accanto a lei senza dire una parola, ascoltandola piangere. Questo era qualcosa che era capace di fare, stare pazientemente ad aspettare che il bambino si sfogasse. I bambini traumatizzati piangevano molto raramente, era come se si trovassero dall'altra parte dello specchio, in un universo in cui il pianto non esisteva, e questo era parte del problema. Quando gli riusciva di esternare bisognava lasciarli fare, non importava quanto durava, più era meglio era. Si mise semplicemente a fissare il cielo azzurro. Si chiese se sarebbe arrivato qualcuno, con il casino che era successo, se le due tizie dentro il diner avrebbero telefonato alle autorità. In quel caso cosa avrebbe dovuto fare? Provare a chiamare il generale Whitaker? Sicuramente se lo avessero arrestato e gli avessero concesso una telefonata l'avrebbe fatta a lui.
«Tally aveva ragione. Non posso farlo. Non sono abbastanza forte. Questa era una squadra standard e mi ha quasi eliminato. Se mi mandassero contro qualcosa di più potente io non avrei alcuna possibilità. Non posso fare questa cosa da sola, provarci è stata una follia, dopo essermi nascosta in quella base dovevo rimanerci!»
Lui cercò lentamente di raggiungerla. «Chi è Tally?»
Sylvia tirò su col naso. «Prima o poi ti parlerò di lei. Non ora, adesso non sono ancora pronta.»
«Ci sono ancora ghoul in giro?»
«Il portale che hanno aperto era provvisorio, per tendermi una trappola. Non potevano sperare di far passare troppi ghoul e non credo riusciranno ad aprirlo di nuovo per un po'. La via è sgombra ora.»
«Mi sembra una buona cosa.»
Lei si spazzò meccanicamente la felpa sporca di sangue, ora aveva sangue anche sulla punta delle dita. Non sembrava però esserne impressionata. «Ma accadrà ancora. Temo sentano che sono vulnerabile. Vorranno approfittarne. Divorare una maghetta per loro è importante. Saremo in pericolo costante.»
Il discorso appariva confuso a Francis, ma sapeva come uscirne. «Oppure?» chiese.
«Oppure cosa?»
«Cosa succede se loro non ti trovano o se tu riesci a sconfiggerli come hai fatto oggi?»
Lei sussultò, ansiosa di rispondere, ma senza una risposta, come capitava spesso ai bambini. Lui allora concluse per lei. «Allora noi troviamo la ragazza che stai cercando e tutto va per il verso giusto.»
«Tu...»
«Oggi almeno siamo ancora vivi no?»
Non era una frase che aveva mai detto, ma l'aveva sentita, una volta. Era successo in Africa, dopo che dei guerriglieri li avevano assaliti. Si erano salvati per il rotto della cuffia perché avevano una buona scorta. Non tutte le scorte sono buone quando il tuo lavoro è semplicemente quello di andare a recuperare bambini da villaggi razziati. Quando i guerriglieri si erano ritirato e uno dei soldati gli aveva detto che potevano riprendere il viaggio lui aveva chiesto cosa sarebbe successo e quello gli aveva risposto: «Oggi almeno siamo ancora vivi.» e gli aveva fatto capire che se lo doveva far bastare. Se lo era fatto bastare. Era sopravvissuto. Per rischiare di crepare ad opera di mostri oscuri in un paesino del Colorado. «Dimmi di che cure hai bisogno.» ripeté.
Sylvia strinse i denti, ma si alzò in piedi, aveva smesso di perdere sangue dalla bocca e le sue guance stavano riguadagnando colore. «Nessuna. Meglio che ce ne andiamo.»
«Andiamo via?»
«Arriverà la polizia o qualche tipo di autorità. Non vogliamo spiegare cosa è successo. Non credo tu voglia spiegarlo nemmeno a loro.» Sylvia indicò la porta del diner. Le due donne stavano ancora guardando, quando lei gli puntò il dito si ritrassero. Probabilmente l'avevano vista con addosso il costume, ma quello poteva averle lasciate stranite senza sconvolgerle. Ora invece aveva addosso una felpa sudicia di sangue e sembrava appena tornata dal regno dei morti, ora si che doveva apparirgli spaventosa.
Francis si tirò in piedi a sua volta e, quasi senza volerlo, provò a muovere un po' le gambe, sempre per capire quel fatto della schiena spezzata. Gli sembrava di stare benissimo. Credeva che con la schiena spezzata sarebbe dovuto rimanergli un qualche tipo di malessere, ma probabilmente con la magia non funzionava così. «Andiamo.» disse, camminando verso la macchina, felice che i suoi piedi andassero uno dietro all'altro.
Sylvia camminava piano, forse perché non poteva fare di più, forse perché non voleva chiedere troppo al suo corpo che stava guarendo. «Nessun'altra fermata finché non siamo arrivati.» ordinò. Non era andata direttamente al sedile, era andata al bagagliaio e dal suo trolley aveva tirato fuori un'altra felpa, cambiandosi lì in mezzo alla strada. Quando Francis la vide in reggiseno distolse lo sguardo e salì in macchina. «Nessuna fermata.» confermò, avviando il motore.
Stavano riprendendo l'autostrada quando in lontananza sentirono le sirene della polizia.
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Maghette
FantasyLe light novel non sono un formato di racconto molto diffuso al di fuori del Giappone, ma hanno comunque una loro importanza. Molto spesso manga o anime di successo che arrivano fino a noi hanno origine in questa forma e solo in una seconda fase ven...