26 - Il suo ultimo regalo

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«E' morta tra le mie braccia.»

Gli occhi di Sylvia erano asciutti. La ciotola davanti a lei vuota. In qualche modo, meccanicamente, aveva continuato a raccontare mentre mangiava. Tutto il suo corpo era immobile, ma da qualche parte le sue emozioni stavano colando fuori. Aveva imparato a sopravvivere così, lasciando che le emozioni la attraversassero senza toccarla e poi evaporassero. Non le servivano, non le facevano bene, non poteva gestirle.

Reepon aveva ascoltato con attenzione, ma senza partecipazione. I Moderator di emozioni non ne avevano proprio. «La tua storia presenta alcune anomalie.» commentò.

«Cosa vorresti dire?» ringhiò la maghetta. Se non lo guardava con attenzione era facile confondere Reepon con Joyjoy e questo certo non aiutava il suo rapporto con lui.

«Ci hai appena descritto una situazione disperata in cui Emerald Pulse sarebbe morta senza che tu avessi alcuna colpa. Se permetti una storia così poco credibile sembra creata appositamente per scagionarti.»

Francis non sapeva come fermare la piccola creatura. Il problema era che non necessariamente credeva alla storia di Sylvia. Era plausibile che lei, per affrontare il trauma, avesse modificato la la sua memoria. Quello che sapeva, però, come terapeuta, era che sbugiardarla in modo così diretto sarebbe stato la cosa più sbagliata da fare.

Quando Sylvia sollevò la mano e la aprì Francis si convinse che la ragazza fosse pronta a rimettersi il costume e attaccare il Moderator, incurante di dove si trovasse e delle conseguenze. In effetti un pod comparve tra le sue dita, ma un pod di colore verde.

«Sai come funziona, vero Moderator?» disse la maghetta mostrando il piccolo oggetto luminoso a Reepon. «Se strappi un pod a una maghetta questo si disintegra e torna al Moderator che ne è responsabile. Se invece la maghetta te lo dà di sua spontanea volontà...»

La piccola creatura non si fidava ancora. Zampettò sul tavolo, si protese verso il pod e lo annusò come se fosse una ghianda offerta da uno sconosciuto. Dopo quell'attento esame sbatté gli occhi perplesso. «Emerald Pulse ti ha consegnato il suo pod prima di morire. Ora tu ne possiedi due.»

«Quanto Tally ha esalato il suo ultimo respiro i ghoul fuori lo hanno percepito. A quel punto io ho usato i poteri combinati dei due pod per nascondermi ai loro sensi. Quello che hanno capito era che qualcuno era morto, non hanno capito se una o due maghette. Credo mi abbiano cercato, per del tempo, ma io me ne sono rimasta sepolta sotto terra, stretta al corpo di Tally per due giorni, sostentandomi con la magia. Abbastanza perché decidessero che non potevano trovarmi e si disperdessero. Erano un branco senza comandante, sapevo che non sarebbero rimasti uniti a lungo.»

Reepon si tirò in piedi sulle zampe posteriori e quello sembrò segnare un cambio di atteggiamento nei confronti di Azure Foxtrot. «Conosco la storia che ha raccontato Joyjoy. Dice che hai attirato Emerald Pulse in una trappola e l'hai colpita alle spalle. Con lei morente hai chiamato dei ghoul nella foresta. Questi hanno poi dato fuoco a tutto così che non sono rimaste tracce dell'accaduto.»

«Quando sono cominciate le fiamme ero ancora nascosta, è lì che ho deciso di andarmene, ma i ghoul non erano più in giro.»

«Un Moderator può aprire un portale e invocare i ghoul.» disse, col solito tono incolore Reepon.

«Credevo combatteste i ghoul.» obiettò ingenuamente Francis.

Il Moderator si degnò di girarsi verso di lui. «I mondi da cui i ghoul muovono guerra sono ovviamente inaccessibili, ma ne esistono altri, in cui si trovano ancora branchi della loro specie allo stato animale, sono i posti da cui attingono per formare il grosso del loro esercito. Molti di questi mondi sono selvaggi e senza sorveglianza e sono accessibili. Sarebbe sufficiente aprire una porta per attirarli in gran numero e certo, se sentissero la presenza di un'energia come quella delle maghette dall'altra parte non esiterebbero.»

«Io so cosa significa questo.» disse Sylvia, facendo scomparire il pod di Tally con un gesto.

«Joyjoy ha cercato di uccidervi entrambe. Perché entrambe avevate dei dubbi. Poi ha dato fuoco alla foresta e visto che eri sopravvissuta ti ha addossato la colpa.» Reepon si strofinò le zampe davanti sul muso. «Questo significa che è capace di cose molto peggiori di quelle che credevo.»

«Io pensavo che i Moderator in qualche modo fossero legati alle maghette!» si lamentò Francis. Era bizzarro il modo in cui quella storia lo feriva. Quando Sylvia gli si era presentata e non gli aveva spiegato di essere scesa in guerra contro Joyjoy quello che aveva capito era che la creatura, in qualche modo, si prendeva cura di lei e delle altre. Lo confortava il fatto che almeno ci fosse qualcuno a preoccuparsi per loro, data la loro situazione, anche fosse un essere alieno. L'idea invece che potesse tramare per ucciderle rendeva il loro destino ancora più disperato.

«Noi creiamo le maghette» spiegò tranquillamente Reepon «e le usiamo.»

«E poi le uccidete quando non servono più?» continuò nella sua invettiva Francis.

Non era chiaro se erano stati quei comportamenti a convincere Reepon a tradire la sua gente o se se n'era andato dall'Integrità per tutt'altri motivi. Naturalmente l'assenza di un'espressione sul suo piccolo muso non aiutava a capirlo. «Le maghette sono la risorsa più preziosa che abbiamo noi Moderator e facciamo di tutto perché stiano bene. La ribellione di Purple Vengance però ha cambiato tutto. Joyjoy non può permettersi che qualcun altro si ribelli a lui e si schieri dalla parte sbagliata nella guerra.»

«Ed è pronto persino a uccidere?»

Il Moderator inclinò la testa. L'argomento sembrava interessarlo molto, non tanto per quello che implicava, ma perché lo vedeva come un enigma di cui non conosceva la soluzione. «Pensi che potremmo convincere una maghetta a fidarsi nuovamente di noi?» Usava noi come se lui e Joyjoy stessero ancora dalla stessa parte o come se la crudeltà della piccola creatura fosse qualcosa in cui anche lui si riconosceva, qualcosa che scorreva nel sangue della sua razza.

Sylvia era scoppiata a piangere, in silenzio. Aveva abbassato la testa e le lacrime avevano cominciato a scenderle lungo le guance, senza che si prendesse la briga di asciugarle. «Non voleva morire.» sussurrò. Francis capì che stava disattendendo dai suoi doveri, i suoi veri doveri. «Prendi un po' d'acqua.» le disse, versandole dalla brocca.

La ragazzina un po' bevve, un po' singhiozzò nel bicchiere, poi trasse un lungo respiro. Si vedeva il suo desiderio di indossare di nuovo il costume, di sentire tutti i sensi avvelenati e modificati dalla magia. Forse nel suo potere c'era anche qualcosa che proteggeva dalla tristezza. «Ora tocca a te parlare.» disse, rigida, sforzandosi di mantenere un'espressione neutra.

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