32 - La White comanda

8 1 0
                                    

Calò un silenzio irreale, rimasero tutti a fissare l'uscio un momento, ma nessuno aveva più molta voglia di parlare. Francis intuì che l'atto di ribellione di Gloria aveva colto Alexa di sorpresa. Aveva visto altre volte dinamiche come quella, gruppi di ragazzine che, lasciate a sé stesse, avevano formato spontaneamente delle gerarchie. La verità era che la libertà, quando arrivava nel momento sbagliato, poteva essere terrificante e bisognava trovare un modo per metterla sotto controllo. Per questo Alexa si era sostituita al genitore e Gloria era ricaduta nel ruolo della figlia ribelle. Il tutto in un rapporto che non aveva niente di funzionale.

White Bishop fissava fuori dalla finestra, tormentandosi le mani. Sembrava disperatamente sperare che succedesse qualcosa. Era la prima volta che Francis vedeva incrinarsi la sua maschera. Quando l'aveva vista la prima volta, quando era venuta a chiedere la resa di Sylvia, aveva trovato spettrale la sua maturità, accentuata dall'aura del suo costume di maghetta. Ora invece capiva che era solo una recita, una recita imposta, di cui lei si era stufata da moltissimo tempo.

«Al diavolo.» esclamò, ribellandosi a quell'ipocrisia. «Devo portarla indietro.» Lo disse sia perché non poteva permettere che Gloria vagasse per la città, sia perché credeva fosse esattamente ciò che in quella casa le altre avevano bisogno di sentire.

Sylvia sedeva sul divano, esausta per l'opera guaritrice con cui aveva rimesso in sesto Ruby Atlanta. Reepon era tornato a nascondersi da qualche parte, letteralmente. Visto che non aveva più i poteri di dislocazione dimensionale dei Moderator, probabilmente, sopperiva a quello andandosi a infilare un qualche armadio o sotto un divano, come un gatto qualsiasi. 

Alexa, a sentire le sue parole, scrollò le spalle, senza scollarsi dalla finestra. «Se si è trasformata in questo momento può essere ovunque.» commentò.

«Anche se può essere ovunque devo trovarla, non può andare in giro così dopo quello che è successo!»

«E perché? Sa benissimo cavarsela da sola.»

Francis andò dalla maghetta bianca e la prese per una spalla, girandola verso di sé, un gesto di autorità per ristabilire le gerarchie. Lei non era abituata a lui come ormai era abituata Sylvia, per cui si stupì  e si mise rapidamente sulla difensiva. Aveva occhi adulti, come Sylvia, ma a Francis non importava, il suo viso era ancora quello di una bambina, era ancora evidentemente una bambina, nonostante tutto. «Questa è la più grande menzogna con cui vi hanno insegnato a convivere. Voi non sapete cavarvela da sole, siete solo capaci di seguire un binario definito da altri, solo che cercate di non vederlo. Voi tutte avete bisogno di qualcuno.»

Alexa avrebbe voluto aggredirlo, ma lui era troppo enorme sopra di lei e lei non aveva addosso il costume. «Arrivi adesso e credi di sapere cosa sta succedendo?»

«Io so esattamente cosa sta succedendo.»

«Tu non hai la minima idea di cosa siamo veramente!» Il tic di White Bishop era leggermente diverso da quello di Sylvia. Lei non si mise ad aprire e chiudere il pugno, ma allargò leggermente le braccia, con i palmi verso l'alto, in una posa quasi sacrale. Si sarebbe detto che si stava per trasformare, anche se non avrebbe avuto senso.

«Si può sapere chi ti ha detto che devi prenderti cura delle altre? Si vede perfettamente che credi che tutto dipenda da te! Perché? Cosa hai di diverso tu per dover sopportare anche una responsabilità del genere?» Se anche era naturale che qualcuno finisse col sostituirsi al genitore in una situazione distorta come quella, nell'atteggiamento di Alexa doveva esserci dell'altro. Tutto, riguardo le maghette, appariva sempre ingigantito e grottesco, anche quando non c'entrava la magia.

«E' la White.» disse Sylvia, alzando la testa verso di loro. «E' quello che fa la White.»

«E' questo cosa significa?»

La maghetta bianca scrollò le spalle e cercò di allontanarsi da Francis. Cercò anche di allontanarsi dalla finestra perché ormai era evidente che Gloria non sarebbe tornata e rimanere lì non serviva a niente. Vi gettò però un'ultima occhiata carica di sensi di colpa. Tutti i genitori sono convinti che quando smettono di guardare fuori, quando smettono di aspettare, ai loro figli succede qualcosa di brutto. Ma Alexa non era un genitore. Gloria non era un figlio. E qualcosa di brutto sarebbe accaduto certamente, finché avessero continuato a combattere quell'assurda guerra. «La White comanda.» spiegò «Deve esserci una maghetta che controlla le altre in battaglia. La White comanda.»

«In battaglia.» precisò Francis.

«Siamo sempre in battaglia.»

Francis si guardò intorno. Il quartier generale delle maghette era un appartamento a un piano alto di un palazzone, una casa piccola, ma sorprendentemente accogliente. Non lo avrebbe stupito scoprire che Joyjoy aveva stipulato per loro un regolare contratto d'affitto. Quello che lo colpiva era il calore che avvertiva in quella casa: c'erano libri sugli scaffali che davano l'impressione di essere stati letti, c'erano piante sulle mensole e alcuni piccoli ninnoli decorativi, c'era una televisione con sotto una piccola collezione di DVD. Quello che più attirò la sua attenzione, attenzione affinata dal lavoro, furono le molte foto sparse in giro, foto di Alexa, foto di Gloria, foto di loro due assieme e anche una foto, in un angolo, dove tutte e cinque le maghette erano ritratte assieme. Era la prima volta che vedeva il volto di Emerald Pulse. 

Non c'era battaglia lì, ma anche lì Alexa comandava. Non nel senso che si faceva quello che voleva lei, semplicemente sopportava il peso del comando. 

«Prendo questa.» disse, raccogliendo una foto in cui Gloria sorrideva annoiata verso l'obiettivo. Naturalmente in nessuna foto le ragazze indossavano i costumi. Se anche la White voleva continuare a fare la White lui doveva continuare a fare quello che sapeva fare, doveva continuare a correre dietro alle adolescenti che scappavano di casa.

Alexa parve ferita. «Non è scomparsa! E' solo uscita! Tornerà!»

«Dopo quello che vi siete dette non è bene che stia da sola!»

Sylvia, intanto, si era sdraiata sul divano, pallida. Stava cedendo alla stanchezza. «Lascialo andare.» disse «E' fatto così.»

Francis non sapeva se leggere nel tono della ragazzina una sorta di rassegnazione o un reale sostegno, ma a quelle parole Alexa parve arrendersi, scrollò le spalle e annuì. 

Lui finalmente si sentì il diritto di uscire, varcò la porta e andò a cercare la maghetta rossa.

MaghetteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora