39 - Quello che devo fare

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«L'esercito umano sta incredibilmente reggendo all'assalto ghoul.»

La politica di The Box era una cosa complicata, perché si intrecciava col grande mosaico di razze che la comunità aveva accolto. Di certo al centro di tutto c'era il Barone, ma il potere del Barone era effimero, la tecnologia che aveva creato la struttura era ghoul, il braccio armato che la difendeva era agli ordini di Fratello Spettro e gli umani guardavano la creatura-albero con diffidenza. Questo era il motivo per cui in una situazione di emergenza era più prudente riunire un consiglio coi rappresentanti di tutti le razze e far sì che tutti potessero sfogare le loro paure.

«Come hanno fatto gli umani a intervenire così rapidamente?» chiese Fratello Spettro. Non si era messo al fianco del Barone, ma in mezzo agli altri consiglieri, a sottolineare che anche la sua razza voleva avere voce in capitolo.

Sylvia si fece avanti. Non era crollata, Francis l'aveva vista riprendere fiato un momento, in un angolo, senza costume, quando erano arrivati in The Box, ma dopo si era ripresa e nei suoi occhi c'era tutta la determinazione che serviva in quel momento. Sylvia aveva visto morire già Tally e in quel momento non si era spezzata, aveva retto per lei. Ora reggeva sia per Tally che per Gloria e a suo modo anche per Arianne, che era in un letto in una qualche struttura che per The Box era un ospedale, con Alexa seduta al suo fianco. Alexa che non aveva ancora detto una parola.

Sylvia guadagnò il centro della scena, forte della sua aura di maghetta, che le permetteva di parlare alla pari con tutte le altre creature. «Il generale Rosenfield che sta guidando l'operazione è una persona che conosco. Ho condiviso con lui molte informazioni sulla guerra.»

«Molto pericoloso!» ringhiò Fratello Spettro. Era l'unico lì ad avere un profilo militare, era evidente. Tutto il resto della gente era spaventata persino dall'idea della guerra.

Uno degli umani che doveva avere un qualche ruolo importante in The Box guaì: «Ci sarà un'altra Nokata!»

Il Barone si aspettava che quel nome venisse fuori, sospirò dove il suo sospiro era un sommesso scricchiolio di tutto il suo corpo filiforme dopodiché allargò le braccia e sollevò una porzione delle sue molte zampe. «Prima di dire una cosa del genere dobbiamo approfondire la conoscenza della situazione.»

«La risposta dell'esercito umano porterà a un'escalation!» continuò a accusare l'umano. «E sappiamo qual è il limite ultimo a cui possono giungere i ghoul.»

Purple Vengance affiancò Azure Foxtrot. A vederle così, in quel momento, sembrava che le due ragazze fossero state compagne nel campo di battaglia da sempre, mentre invece si erano incontrate solo poche ore prima. «Non ci sarà un'altra Nokata.»

Il Barone si piegò in avanti verso la maghetta viola. «Se ne hai la certezza, spiegaci, sei l'unica che può convincermi.»

«A Nokata non furono i ghoul a invadere la Terra, fummo noi a invadere una base ghoul.»

Reepon, che come suo solito era scomparso, fece capolino tra le gambe delle persone nella sala delle udienze, guardandosi bene però dall'avvicinarsi alle maghette.

Kyoko continuò. «Joyjoy voleva usare i poteri della Purple... i miei poteri per assestare un duro colpo all'invasione ghoul. Siamo penetrati nella loro base e l'abbiamo devastata, ma così facendo abbiamo liberato la creatura che si trova nel cuore delle loro piattaforme di invasione. Lei ha attaccato, noi ci siamo ritirate e... ha attraversato il portale con noi.»

«Nabugoel!» disse uno dei ghoul presenti. Pronunciò la parola con una certa deferenza. «Il Pilastro.»

«Se non avessimo seguito la sete di conquista di Joyjoy, Nokata esisterebbe ancora.» concluse Purple Vengance.

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