47 - La mia ultima battaglia

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«Altre... maghette.» sussurrò Sylvia. Non le vedeva quasi, circonfuse com'erano di energia magica, vedeva solo cinque aloni di colore. Riusciva però a immaginarsele, non dovevano essere molto diverse da lei e dalle sue amiche. Dietro il Moderator c'era un'altra Alexa, un'altra Tally, un'altra Gloria e un'altra Arianne. E lei sentiva che avrebbero fatto la stessa fine.

Visto che il suo potere non serviva più per rivelare la nave, Purple Vengance puntò i suoi globi sui nuovi arrivati. «Era questo che la creatura-albero voleva ti dicessi. Non siamo le uniche maghette. Ne esistono centinaia. L'Integrità rapisce di continuo ragazze come noi e gli fa il lavaggio del cervello per farle combattere le sue guerre.»

In quel momento un raggio di energia calò dalla nave su uno dei palazzi più vicini, brulicante di ghoul. Il palazzo fu attraversato dal tetto fino alle sue fondamenta e cominciò a crollare. Non importava quanti ghoul e quante persone ci fossero stati dentro, il palazzo si accasciò su sé stesso come un vecchio stanco, sollevando una larga nube di polvere che si sparse come una nebbia tossica tutto intorno. «Raderanno al suolo la città.» disse ancora una volta Hirkan. I fatti gli stavano dando ragione.

«Non volevamo essere coinvolti direttamente in questa battaglia» disse il Moderator «ma ci avete minacciati.»

Due globi di energia roteavano intorno a Purple Vengance. «Perché non è venuto Joyjoy?»

«Joyjoy pagherà sicuramente per i suoi molti errori, ma come dovresti sapere non dispone di tre dei suoi pod quindi non può scendere in battaglia.»

Il cannone ghoul si stava ancora caricando. Mentre parlavano un altro palazzo nelle vicinanze venne colpito dal devastante potere della nave. Un altro crollo, un altro numero indeterminato di morti.

Hirkan aveva appoggiato entrambe le sue zampe anteriori sul tetto assieme a una parte del suo ventre. Impossibile sapere quanto fosse lunga la sua coda. Fronteggiava i nuovi venuti assieme a Purple Vengance. «Non possono colpire questo palazzo direttamente mentre io lo proteggo. Per questo hanno dovuto far intervenire le maghette. Cercheranno di distruggere il cannone.»

«Glielo impedirò!» disse Kyoko, facendo un passo avanti.

La luce del nuovo gruppo di maghette non si era ancora attenuata quindi non era possibile stabilire chi parlò «Una contro cinque?»

«Due.» Azure Foxtrot si dispose in posizione d'attacco accanto a Kyoko. Era stata una decisione dolorosa. Le era stato risparmiato di combattere Golden Mariposa e adesso era pronta a colpire delle altre maghette come lei. Non riusciva a vederle come dei nemici, non riusciva a credere che nel profondo credessero in quello che stavano facendo. Erano solo cadute nella trappola di un Moderator e ora erano convinte di essere nel giusto. Non importava che avessero giurato fedeltà a chi stava sistematicamente radendo al suolo la città.

«Non abbiamo bisogno di uccidervi.» disse un'altra delle loro voci. «Siamo qui solo per distruggere il cannone.»

Una di loro, la Ruby, partì all'attacco puntando direttamente all'arma ghoul, ma Azure spiccò un salto e usò il pod di Emerald Pulse per stendere un campo di energia. La maga rossa non si aspettava una risposta del genere e così il suo potere si disperse contro la barriera, rimbalzando indietro. Sylvia, però, per opporre la sua difesa era saltata a mezz'aria ed era diventata un obiettivo facile per la Golden. Le scariche di energia gialla andarono a schiantarsi contro il braccio di Hirkan, teso in protezione.

«Dovete distruggere il cannone!» squittì feroce il Moderator, correndo però via per togliersi dalla traiettoria degli attacchi.

Purple Vengance aveva una sfera di energia per ognuna delle avversarie, le lanciò una dietro l'altra come fossero palle da baseball, colpendole con il suo scettro, ma nessuna andò a segno perché il gruppo nemico si disperdersi prima che si abbattessero. La Golden era ben visibile sopra tutti, la Ruby e la Emerald si erano prese gli angoli lontani del tetto. Non c'era traccia della Azure e i pupazzi della White cominciarono a spuntare ovunque, lanciandosi alla cieca sul nemico più vicino. A continuare a scandire il combattimento, intanto, un terzo palazzo crollò e la luce del cannone si fece più intensa. Graziani e i suoi probabilmente stavano impazzendo per capire cosa stesse accadendo.

Sylvia sapeva di non essere fatta per la prima linea, avrebbe dovuto solo dare supporto, ma erano solo lei e Kyoko e non poteva permettersi di stare nelle retrovie. Chiese al pod di Emerald Pulse un'alabarda, la stessa arma con cui si era difesa nella foresta quando Tally era morta, e si lanciò verso la Ruby, l'obiettivo più vicino. Fu abbastanza rapida da arrivare a colpirla, ma la lama si fermò sui bracciali di metallo.

«Come potete essere schierati coi ghoul?» chiese la maghetta rossa. Finalmente Sylvia riusciva a vederla distintamente, aveva forse un anno più di lei, una cicatrice che le correva sotto l'occhio destro e un'espressione dura. Il suo costume non era come il costume di Gloria, indossava un casco e gli spallacci di una divisa da Football Americano mentre le sue gambe sembravano fasciate strettamente da delle bende rosse. Tutti questi dettagli però erano irrilevanti, davanti a sé Sylvia vedeva solo Gloria, Gloria che le si gettava contro per lanciarla lontano dalla traiettoria del colpo di Golden Mariposa, Gloria che moriva sdraiata in mezzo alle macerie di un edificio, felice per averla salvata. Chissà cosa aveva visto quella maghetta di così potente da rimediare una cicatrice che la magia non era riuscita a guarire, chissà dove era nata la rabbia con cui il Moderator l'aveva fatta diventare quello che era. «Andatevene!» Le disse solo «Andatevene!»

Il cannone ghoul emise un basso suono che fece tremare tutto il palazzo. Con un gesto disperato la nave dell'Integrità puntò il suo raggio di energia proprio su di lui, ma Hirkan, alzando le braccia al cielo, deviò il colpo. Le maghette nemiche, a vedere quel gesto, sollevarono tutte la testa esitando un momento, forse realizzando che la nave era stata disposta anche a ucciderle tutte, pur di preservare la sua esistenza.

Sylvia si aspettò quasi che realizzassero cosa stava succedendo, se fosse accaduto tutto quel massacro sarebbe servito a qualcosa. Sapeva perfettamente quanto era difficile smuovere una maghetta dalle sue convinzioni, ma intorno a loro si stava letteralmente aprendo l'inferno, poteva sperare servisse.

«Ritiratevi!» chiese ancora, con tono deciso. Ma mentre lo diceva faceva roteare l'alabarda per puntarla contro di loro, perché non era pronta ad abbassare la guardia.

La White emerse da dietro la sua schiera di fantocci, il suo scettro in mano. Meno ieratica di White Bishop indossava una tuta attillata color neve, cucita di filo dorato, completata da un diadema di metallo che pareva stringerle il cranio. Sul suo volto la stessa espressione inumanamente seria che Sylvia aveva già visto su Alexa. «Uccidete le maghette.» ordinò «Non permettete loro di intralciarci.»

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