Non sembrava nemmeno più di trovarsi a Chicago. L'aria era scura, sembrava quasi che il conflitto al suolo gettasse un'ombra sul cielo, come in un universo capovolto. Intorno a Azure Foxtrot e Purple Vengance solo ghoul, la città era da qualche parte sotto di loro, ma troppo lontana. Gli abitanti della città chissà dove. Molti dovevano essere morti, altri dovevano essere fuggiti, forse ce n'erano che ancora si nascondevano aspettando che qualcuno venisse a salvarli.
Purple Vengance era insensibile al corso della battaglia, vedeva solo il suo passato, la fuga lontano da tutti, il tentativo di redimersi da quello che era accaduto, il disperato desiderio di vendetta. La morale che aveva ricostruito pezzo dopo pezzo intorno ai suoi gesti, mentre la rabbia le urlava di continuare a distruggere. I suoi infiniti fallimenti fino all'ultimo, appena avvenuto, quando non era riuscita a impedire che altre maghette si uccidessero tra di loro e soffrissero.
«Io so che puoi costringere la nave a rivelarsi.» disse Hirkan. «Fallo e noi la colpiremo con il cannone, abbattendola. Una vittoria del genere vale più di una dozzina di città umane conquistate! Aiutaci e noi ci ritireremo da Chicago.»
«Ma non dalla Terra.»
La lingua scura dell'essere uscì a bagnargli le labbra simili a metallo. «Non possiamo andarcene se non se ne andrà anche l'Integrità. E sappiamo tutti e due che non lo farà.»
Kyoko si sentì stringere il braccio da Sylvia. «Fallo.» disse la maga azzurra.
«Come?»
«Distruggere Joyjoy. Abbattere il potere dell'Integrità, porre fine a questa battaglia. Pensa a tutte le mie compagne perdute. Pensa alle nostre compagne perdute. Come facciamo a onorare la loro scomparsa?»
«I ghoul sono i nostri nemici.»
«Joyjoy ha ucciso Tally e Gloria e ha fatto impazzire Arianne.»
«I ghoul hanno ucciso i tuoi genitori!»
Sylvia non aveva capito da dove le venisse quella lucidità, ma quando Kyoko parlò dei suoi genitori capì. La famiglia di Kyoko era stata annientata nella distruzione di Nokata, certo prima di essa lei doveva aver attraversato terribili sofferenze per diventare una Purple, ma la sua vita di maghetta non era cominciata nel dolore. Le storie dicevano che le maghette della generazione precedente erano stata reclutate contando sul loro desiderio di aiutare il prossimo, non sfruttando la loro sete di vendetta. Purple Vengance aveva accolto il pod con buoni propositi.
I ghoul avevano ucciso i genitori di Sylvia. Sylvia aveva indossato il costume nella tragedia e l'odio che provava per le creature che avevano invaso il suo mondo era ancora bruciante. Distruggerli era il suo buono proposito? Fargliela pagare per quello che avevano fatto? Annientarli affinché non potessero lasciare orfane altre ragazzine? Sylvia non sapeva se veramente il nodo che sentiva nella pancia quando combatteva poteva essere descritto in termini più nobili, non l'aveva mai saputo. Su quello aveva fatto leva la creatura-albero quando aveva messo in discussione il suo ruolo.
Poi c'era stata la morte di Tally, la solitudine lontano dalle altre, la follia di Arianne e la morte di Gloria. Di tragedia in tragedia Sylvia era arrivata a un'unica decisiva conclusione: non esistevano buoni propositi. Non esisteva niente che ti permette si chiudere gli occhi e ti facesse sentire buona. Esistevano solo delle creature che dovevano essere distrutte. Sradicate. E la distruzione non era buona, ma doveva avvenire. Non come giudizio morale, ma come necessità. Hirkan, la punta di lancia doveva morire, ma non in quel momento. Non se in quel momento poteva servire per eliminare qualcun altro, qualcuno che meritava la loro furia prima.
«Joyjoy ha ucciso Tally.» decretò «Ha guardato negli occhi Tally e l'ha mandata a morire.»
Hirkan fece un cenno ad alcuni dei suoi sottoposti che si misero ad armeggiare intorno al cannone. La gigantesca arma parve risvegliarsi, una luce blu scuro cominciò a pulsare al suo interno. Purple Vengance annuì un'ultima volta in direzione di Sylvia e decise di non dubitare più, allargò le braccia e invocò quattro sfere di energia che presero a roteare intorno a lei. Sapeva come rivelare la nave dell'Integrità perché negli ultimi anni l'aveva studiata, sfruttando le conoscenze del Barone e di The Box. La caccia a Joyjoy era stata la sua ragione di vita e quando aveva scoperto del vascello che si nascondeva nei cieli, il vero luogo dove i Moderator risiedevano, ne aveva studiato i punti deboli. Sapeva che ormai il suo potere era abbastanza grande da superare in parte le difese della nave e renderla vulnerabile. Una maghetta normale di certo non avrebbe potuto dare noia al grande carro da guerra dell'Integrità, ma lei era una Purple, lei era la distruttrice. Poteva danneggiare l'aeronave anche se non poteva avere la certezza di distruggerla. In questo senso l'arma ghoul giungeva più che opportuna, quella tecnologia studiata appositamente per portare guerra all'Integrità forse era capace di darle il colpo di grazia.
L'energia che Purple Vengance stava accumulando era così grande che si sollevò da terra e la luce viola intorno a lei si fece intensa. Il pod, ardente, comparve davanti al suo petto di sua spontanea volontà. Non c'era bisogno di sapere dove si trovasse la nave, non poteva che essere sopra di loro e quindi il suo potere l'avrebbe trovata, doveva solo raccoglierne abbastanza.
«Aspetta!» disse Azure Foxtrot, ormai impossibilitata a toccarla per quanta energia scorreva intorno a lei. «Quello cos'è?»
Purple Vengance si concesse di aprire gli occhi e guardare verso l'alto per vedere di cosa parlava Sylvia, sforzandosi comunque di mantenere la concentrazione. In cielo era visibile una superficie lucida, formata di mille pieghe, di forma ogivale. Era una superficie immensa che forse si estendeva per uno, due chilometri e non se ne distinguevano bene i bordi. Non si capiva come facesse a fluttuare così in alto perché appariva solida e pesante. Era come un gigantesco scudo di ferro eppure era appoggiata tra le nuvole come una foglia secca sulla superficie di uno specchio d'acqua.
Mentre la grande nave compariva sopra di loro sulla canna del cannone si materializzò la sagoma bianca di un Moderator, non Joyjoy, ma un altro, dal muso più affilato, la coda leggermente più sottile, le zampe più lunghe. I suoi occhi rossi erano spalancati in quella che sembrava rabbia. «Questo non è qualcosa che possiamo permettervi.» disse. Dietro di lui c'erano cinque ragazze, i pod brillanti nelle mani.
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Maghette
FantasyLe light novel non sono un formato di racconto molto diffuso al di fuori del Giappone, ma hanno comunque una loro importanza. Molto spesso manga o anime di successo che arrivano fino a noi hanno origine in questa forma e solo in una seconda fase ven...