Quando il fantoccio entrò si zittirono tutti. Tutte le persone che avevano contribuito ad allestire l'ospedale aveva concordato che i fantocci non dovevano sembrare umani quindi White Bishop li aveva creati lasciandoli nella loro forma base, gli arti formati da solidi spigolosi, le giunture sferiche più scure, sagome triangolari a scolpire il petto. L'unica concessione che la maghetta aveva fatto era una faccia formata da due occhi e un sorriso disegnata sulla superficie altrimenti lucida della testa. Le prime volte quella faccia poteva mettere simpatia, poi metteva allo stesso tempo una certa inquietudine. Quelle creature stupide avrebbero sorriso sempre, qualunque cosa fosse successa.
Il fantoccio aprì un armadio, vi appoggiò dentro delle lenzuola e uscì. La sua presenza era diventata tanto pesante quanto la sua indifferenza nei confronti di tutti.
Sylvia giaceva nel letto, ormai solo annoiata. Guardava Kyoko e Francis e le loro facce preoccupate e non sapeva cosa dire. Alexa era poco indietro, quasi sulla porta della stanza. Non era sempre presente a quegli incontri, ma quella volta si era trovata libera e aveva provato a partecipare.
«Non ti muovi abbastanza.» disse Francis.
Sylvia prese in mano il bastone che stava appoggiato al muro accanto al suo letto, quasi volesse brandirlo. Ormai tutto, nella sua mano, sembrava uno scettro. «Lo faccio. Faccio un giro ogni mattina nel giardino, mi guardo in giro, ma mi annoio in fretta.»
Francis stava per lamentarsi ancora, ma Kyoko lo fermò. «I ghoul si sono ritirati tutti. Ormai non se ne trovano più in giro. Anche le pattuglie notturne sono diventate inutili. Forse hanno ancora dei portali su Chicago, ma al momento non sono più interessati alla città.»
Sylvia sospirò. «Meno male.»
«Potresti venire a trovarci di là.» riprese la sua crociata Francis. «Adesso abbiamo un appartamento in una zona lontana dalla distruzione, sembra quasi un quartiere normale. Non sei curiosa?»
«Lontano quanto?» rispose un po' acida Sylvia.
«Quanto cosa?»
«Quanto lontano dalla distruzione? Non si vedono i crateri? I buchi dove i palazzi sono crollati? Non passano mezzi militari per strada?»
Francis tossicchiò, non era così lontano.
Tutte le volte che si presentavano lì Kyoko aveva l'impressione che recitassero la parte del padre e della madre di Sylvia e questo ovviamente la inquietava. Era il motivo per cui anche solo pochi minuti le costavano un sacco di fatica. «Possiamo andare. Ti ho portato un altro paio di libri.» Appoggiò i libri sul comodino. Li aveva scelti a caso, Sylvia si ostinava a non dire cosa voleva.
La ragazzina sul letto sorrise a tutti e due. Dovette sforzarsi per farlo, ma il suo sorriso era sincero, loro decisero finalmente di lasciare la stanza. Mentre si allontanavano per i corridoio Alexa li affiancò.
«La gamba non guarisce.» annunciò.
«E' la stramaledetta Azure.» disse Francis, esasperato, come se fosse il più grande conoscitore di maghette del pianeta. «Non riesce a curarsela?»
«Quando è Azure Foxtrot dice che la gamba non ha niente. Ha comunque provato a irradiarla con il suo potere, ma non è servito a nulla. In realtà non credo che possa servire»
«In che senso?» chiese Kyoko.
«Le abbiamo fatto anche degli esami tradizionali, radiografie, e alla fine è risultato che la gamba non ha nulla. Intendo che hanno visto tutto dei veri dottori, non ha niente che non vada.»
Un altro fantoccio incrociò la loro strada, si capì che si era accorto di loro perché si appiattì contro un muro per farli passare, per il resto non ebbe altre reazioni.
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Maghette
FantasyLe light novel non sono un formato di racconto molto diffuso al di fuori del Giappone, ma hanno comunque una loro importanza. Molto spesso manga o anime di successo che arrivano fino a noi hanno origine in questa forma e solo in una seconda fase ven...