37 - Darle un seconda possibilità

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«Kyoko, tu...» provò a dire Francis. Ma prima che potesse concludere la frase ci fu un movimento e Purple Vengance scagliò un altro dei suoi globi di energia viola. Intercettò Golden Mariposa prima che potesse rialzarsi e la mandò a schiantare nuovamente contro lo stesso muro dove l'aveva gettata prima.

«Non avete capito che Joyjoy è dalla sua parte?» ruggì. Si incamminò verso Golden Mariposa, che adesso faceva fatica ad alzarsi, barcollava, sangue che le scorreva giù da una tempia. Alla maghetta viola non importava, aveva in mano un altro globo di energia.

Azure Foxtrot le corse appresso. «Cosa significa che Joyjoy è dalla sua parte?»

«Ha cercato di creare una nuova Purple. Le Purple sono maghette normali che vengono travolte da...» sembrò quasi vergognarsi, ancora, dopo tanti anni «dalla rabbia e dall'odio. Questo gli permette di accedere a un potere superiore. Joyjoy voleva sacrificare voi e fare di lei una Purple da usare in battaglia. Se fosse riuscita a ucciderti, come desiderava, la trasformazione sarebbe stata completa.»

«Ma...»

«Joyjoy ha continuato a spiarvi! Le ha detto il vostro piano! Ha anche creato l'esca sul tetto dell'edificio con cui attirare i fantocci!»

Golden Mariposa si era tirata in piedi di nuovo, aggrappandosi alle fessure che il suo stesso corpo aveva fatto nel muro dietro di lei. «Dopotutto non dobbiamo essergli fedeli?» disse, con un sorriso sbilenco.

«L'unica cosa da fare ora è distruggerla.»

Golden Mariposa provò ad agitare le braccia, invano, anche il suo pod orbitava più lentamente e la sua luce era più esitante. La sua aura non aveva più le venature scure di prima e sembrava affievolirsi secondo dopo secondo. Purple Vengance scrollò lo scettro, la sfera di energia che aveva in mano cominciò a fluttuarle intorno assieme a un'altra, comparsa sulla punta del suo bastone. Intanto si avvicinava alla maghetta gialla, completamente priva di espressione.

«No!» urlò allora Azure Foxtrot, correndo a mettersi davanti ad Arianne, allargando le braccia. «Non deve morire più nessuno.»

Francis si stupì, la reazione di Sylvia era qualcosa di inatteso, ma l'espressione sul volto della ragazza era di lucida determinazione, non l'aveva mai vista così. Aveva ancora gli occhi gonfi per aver pianto Ruby Atlanta e il mondo intorno a lei era un disastro eppure sembrava per la prima volta nella vita ancorata a qualche certezza assoluta.

Purple Vengance scosse la testa. «Non può più tornare indietro.» disse «Non dopo quello che ha fatto.»

Azure brandì il proprio scettro come una spada e lo puntò contro il volto di Purple. Era uno scettro fatto per guarire, ma era anche un'arma. Le sfere intorno a Kyoko intanto si ingrandirono impercettibilmente, come in un istintivo gesto di difesa.

«Non voglio che muoia più nessuno oggi.» ingiunse Sylvia.

Kyoko le afferrò il braccio con la mano libera e la spinse via. Anche nel confronto di pura forza fisica evidentemente la ragazza giapponese era superiore e non solo perché era più grande. Sylvia provò a indietreggiare, ma poi inciampò e rotolò rovinosamente a terra, nella polvere. Le sfere viola si alzarono nell'aria, a incombere su Golden Mariposa. La maghetta gialla fissava negli occhi quella viola, continuando a sorridere. Sapeva perfettamente cosa stava per succedere, ma non ne aveva paura, era già da molto tempo oltre la paura, oltre il rimorso, oltre tutto.

«Strappale il pod!» supplicò Sylvia cercando di rimettersi in piedi, il corpo per metà sbiancato dalla polvere di cemento. «Se le togli i poteri diventerà innocua! Strappale il pod e lasciala vivere!»

Incredibilmente fu Golden Mariposa a girarsi verso di lei cambiando espressione. Ora il suo volto era terrorizzato.

«Mi stai chiedendo di darle una punizione peggiore della morte.» disse invece Kyoko.

«Ti sto chiedendo di darle una possibilità!»

Assuefazione e dipendenza. Francis ormai sospettava che la magia provocasse entrambi, come una droga molto potente iniettata in un corpo vulnerabile. Se avesse potuto lavorare a uno studio medico rigoroso, nonostante si stesse parlando di maghette, scettri e alieni era certo che avrebbe potuto rilevare che il pod funzionava come un eccitante, in modo non molto dissimile dalla cocaina o da altre sostanze chimiche con gli stessi scopi, con un leggero effetto allucinatorio che però emergeva solo dopo un lungo consumo. Questo aveva trasformate le ragazzine. Assieme alla guerra, certo, assieme alla morte e a tutte le tragedie che si erano abbattute su di loro. La magia era penetrata nei loro cervelli, era penetrata nelle loro ferite fino a cambiarle, fino a renderle delle guerriere migliori e delle persone peggiori. Golden Mariposa non era un mostro, era solo vittima di un'overdose. «Non sai veramente cosa le accadrà se le toglierai il pod.» si sentì di intervenire, parlando a Kyoko con quel suo tono da adulto che non era sicuro funzionasse granché.

«So cosa proverei io se me lo togliessero.» rispose Purple Vengance.

«No, sai solo ciò che hai paura di provare.» rispose lui.

Purple Vengance era fuggita dal controllo di Joyjoy, poi era venuta a rifugiarsi a Chicago, aiutata dal Barone. Aveva sempre avuto la possibilità di liberarsi del pod e tornare a essere una ragazza normale, ma in tutti quegli anni non l'aveva mai fatto. Lei aveva certamente una spiegazione per quello, ma Francis temeva che non fosse la verità. «Non hai delle certezze.» continuò a incalzarla. «Non puoi uccidere una persona solo per conservare i tuoi dubbi.»

Le sfere di energia intorno a Purple Vengance si dissolsero e a quel punto Golden Mariposa prese veramente a piagnucolare, indietreggiando e cercando di tenere le mani davanti a sé. Debole com'era il suo gesticolare era quasi spastico e le sue parole appena comprensibili. «Uccidimi! Avevi deciso di uccidermi! Non darle ascolto! Fai quello che devi!»

Purple Vengance fece un veloce gesto della mano, apparentemente passò il corpo di Golden Mariposa da parte a parte, ma in verità non ci fu contatto tra le due ragazze mentre qualcos'altro accadeva. Il pod, che ancora orbitava intorno ad Arianne con movimenti incerti, si fermò davanti alla sua faccia e si mise a roteare vorticosamente mentre la sua luce aumentava. Golden Mariposa alzò le braccia per afferrarlo, ma prima che ci riuscisse l'oggetto andò in mille pezzi. Investita dalle schegge della sua stessa magia la maghetta gialla vide il suo costume andare in polvere e crollò a terra. Tornata normale indossava degli short di jeans e una camicia a scacchi, ma erano indumenti consunti, i colori originali sbiaditi, la stoffa lacerata in più punti, i bottoni saltati. Sotto di essi il corpo di Arianne appariva magro ed emaciato. L'impressione che dava era quella di una senzatetto sul punto di morire di inedia.

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