28 - Una mia amica: Ruby Atlanta

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In The Box era impossibile stabilire da dove provenisse la luce, forse la luminosità proveniva direttamente dalle pareti degli edifici costruiti con tecnologia ghoul oppure da qualche altro artificio magico nascosto. Fatto sta che nella dimensione parallela dominata dal Barone non esistevano notte e giorno, gli esseri umani che erano abituati a vivere con la loro alternanza dovevano arrangiarsi, forse ad altre creature non importava.

Quando Francis, Sylvia e Reepon varcarono il portale che li riportò sulla Terra, a Chicago invece era notte. Si trovavano in una parte della città che Francis non conosceva, ma non ebbe tempo di orientarsi perché subito i lampi ben visibili nel cielo attirarono la sua attenzione.

«Cosa c'è in quella direzione?» chiese, notando che la luce sembrava concentrata in un certo punto. Non era la luce del fulmine, non era niente di naturale.

«Il Rabbit Café.» rispose Reepon. Nonostante il suo tono incolore come sempre sembrava a disagio: non si allontanava mai dai piedi di Sylvia, con le orecchie appiattite sulla testa e il ventre al suolo. A un occhio distratto poteva apparire come un gatto o un coniglio, ma non lo era e il semplice fatto di mostrarsi lo faceva sentire vulnerabile.

«E cosa sta accadendo?» chiese Francis. Stava sviluppando un efficace istinto per capire quando le cose andavano male.

«Azure Foxtrot lo sa, vero?» disse enigmatico il Moderator.

Sylvia fece apparire il pod azzurro nella sua mano. «Golden Mariposa.»

I colori avevano una grande importanza per il sistema delle maghette, impossibile sapere perché. Effettivamente anche Francis, guardando con attenzione, si accorse che i lampi avevano la stessa tonalità dorata dell'energia della maghetta che li aveva assaliti a Salt Lake City.

«Se ti trasformerai ti troverà e la situazione peggiorerà.» stabilì Reepon.

Incredibilmente, Sylvia accettò subito il consiglio della creatura, il pod scomparve dalla sua mano. «Devo almeno andare a vedere cosa sta succedendo.»

Trovarono un taxi, Reepon sgattaiolò a bordo senza che il tassista lo vedesse, gli indicarono l'indirizzo del bar, ma non riuscirono ad arrivarci. A un certo punto rimasero bloccati nel traffico  perché più avanti un cordone di poliziotti stava bloccando la strada. Solo che non erano veramente poliziotti.

«Sono fantocci di White Bishop.» disse Sylvia, aprendo la portiera. Prima che il tassista potesse lamentarsi Francis gli aveva già cacciato i soldi in mano ed era sceso dietro di lei.

«Sta cercando di tenere sotto controllo la zona.» continuò a spiegare la ragazzina. Correndole dietro Francis notò che non solo i poliziotti, ma anche alcuni passanti avevano smesso di fare quello che stavano facendo per fissarla. Si chiese quanto fosse esteso il potere di White Bishop, sperò che almeno quei fantocci non fossero aggressivi come quelli che avevano cercato di aggredirli.

La maghetta bianca stava cercando di tenere la gente lontana dalla battaglia, ma evidentemente non aveva alcun interesse a tenere lontano loro. A spintoni, facendosi strada tra la confusione, Francis e Sylvia riuscirono ad arrivare fin dove era steso il cordone di polizia. Chiunque cercava di andare oltre veniva respinto, ma quando loro si fecero avanti gli agenti semplicemente li ignorarono, facendoli passare, in mezzo alle lamentele del resto della gente. Presto riuscirono ad arrivare abbastanza vicini per vedere cosa stava succedendo: il Rabbit Café era in fiamme e Golden Mariposa fluttuava al di sopra di esso, guardandosi intorno come in attesa di qualcosa. Improvvisamente un lampo rosso scattò dalla strada verso di lei, costringendola a scartare di lato, volando. Il lampo atterrò su un edificio non molto alto e la maghetta gialla provò a colpirlo con le sue scariche di energia. Prima che i colpi potessero abbattersi, la scia rossa si lanciò sulla strada e andò a scomparire in un vicolo.

«Ruby Atlanta sta cercando di fermarla.» disse Sylvia. Anche non trasformata i suoi sensi erano abbastanza acuti per capire un combattimento tra maghette.

«E' molto semplice!» disse ridendo Golden Mariposa, sollevandosi ancora un po' di più in cielo, sostenuta dalla magia. «Continuerò a distruggere questa città finché non mi avrete consegnato Azure Foxtrot. Non mi interessa a quale fazione apparteniate, se le darete aiuto soffrirete!»

«Come può credere di mettersi contro tutti?» chiese Francis. Istintivamente cercava di tenere indietro Sylvia, che invece sembrava non riuscire più a trattenersi dal lanciarsi verso la maghetta gialla.

«E' molto più potente, ora.» disse una voce alle loro spalle.

Si girarono. White Bishop era dietro di loro, si stava reggendo a un palo. Pallidissima in volto, si stringeva nella sua cappa, le guance scavate. La grande recita che aveva messo in piedi per la città le stava costando molto.

«Alexa!» esclamò Sylvia, apparentemente dimenticandosi di tutto il resto. Il pod blu guizzò letteralmente nella sua mano. «Lasciami...»

«Fallo» disse l'altra ragazza, alzando una mano «e siamo tutti morti.»

Visto il loro primo incontro, Francis non era molto propenso a fidarsi di della maghetta bianca, ma vederla così provata gli strinse il cuore. Per qualche ragione Alexa si era caricata sulle spalle la responsabilità del gruppo e vederlo andare in pezzi l'aveva ferita. Cercava di atteggiarsi a persona responsabile, a grande generale, ma appena la sua maschera si incrinava un momento si capiva che anche lei poteva avere al massimo quindici anni e che era una crudeltà pensare che potesse reggere a tutta quella tensione. «Cosa significa che è diventata più forte?» le chiese.

«Quando è riapparsa qui a Chicago... quando è venuta da noi... era cambiata. Non so cosa abbia fatto, la sua luce...»

Reepon ebbe un fremito. Continuava a essere teso, ma da quando avevano superato il cordone di polizia aveva smesso di rimanere attaccato alle caviglie di Sylvia. A quelle parole però scrollò il muso, come se avesse avuto sul naso un qualche insetto fastidioso.

Le maghette lo guardarono, anche se lui non sembrava aver intenzione di parlare, lo salvò il fatto che in quel momento il bolide scarlatto che era Ruby Atlanta saltò nuovamente in cielo. Golden Mariposa, però, si aspettava una mossa del genere e scaricò nella sua direzione un'ampia gragnola di proiettili magici. Anche un occhio poco esperto come quello di Francis capì che la maghetta rossa era stata colpita e, rimbalzata indietro dall'impatto, si era schiantata al suolo.

«Maledizione.» disse White Bishop, staccandosi dal palo con rabbia. «Devo scoprire come sta.»

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