25 - Troppo deboli per il branco

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«Un portale ghoul.» disse Emerald Pulse, sfoderando il suo scettro. Azure Foxtrot fece altrettanto. Si volsero entrambe nella direzione del rombo. All'inizio era solo un suono indistinto, confuso, molto simile a un tuono, poi, più si avvicinava, più distinsero lo scalpicciare di decine di zampe, il latrato delle bestie ghoul, persino la somma del loro respiro ansimante.

Azure Foxtrot e Emerald Pulse erano le più deboli delle cinque maghette, il loro potere era principalmente di supporto. Non era una cosa che dipendeva da Sylvia o da Tally, era determinato dal colore che gli era stato assegnato quando avevano ottenuto il costume. Le Azure sono tradizionalmente portate a curare i propri compagni, fornirgli energia aggiuntiva, sanare le loro ferite, le Emerald invece generano campi di forza difensivi, costruiscono armi e potenziano quelle esistenti, ma senza qualcuno pronto a stare in prima linea non hanno speranze contro una potenza di fuoco superiore. L'armata ghoul che gli stava galoppando contro era vasta, difficile ricordare altri assalti ghoul così massicci e violenti, anche solo dal rumore si poteva valutare un branco di mastini come mai aveva camminato sulla terra e dietro loro dovevano necessariamente esserci dei cacciatori con i fucili.

«Dobbiamo uscire dalla foresta.» impose Emerald Pulse. Alzò il suo scettro e cercò di estendere una barriera tra loro due e il nemico, almeno per rallentarlo, poi cominciò a correre nella direzione opposta, Azure Foxtrot che le andava dietro e cercava di usare la sua magia per contrastare la fatica. Forse potevano fuggire per un tempo indefinito, finché l'armata nemica non si fosse dispersa da sola. Una massa tale di ghoul non era controllata da un vero generale, era un branco di creature animalesche che contava solo sulla forza bruta.

Però qualcuno doveva avergli dato una tattica, perché quando le prime salve di fucile si abbatterono sugli alberi intorno a loro non vennero da dove se le aspettavano, da dietro, ma dal lato. Qualcuno aveva deciso di lanciare i mastini per attirarle in una direzione affinché prestassero il fianco alla seconda ondata. Nessun colpo andò a segno, ma le esplosioni le fecero rallentare, diedero fuoco alla foresta e tagliarono loro la strada. Emerald Pulse provò a lanciare un secondo campo di forza per fermare gli spari, ma la salva successiva lo mandò in frantumi.

Dietro di loro i cani guadagnavano terreno.

«Dobbiamo combattere.» disse Azure Foxtrot.

«Dobbiamo...» Sulla lingua di Tally c'era quello che nessuna di loro due voleva dire, ovvero che combattere significava morire. Non diede voce a quel pensiero, ma materializzò una lunga alabarda e la consegnò a Sylvia. «Tieni.» le disse.

Era stata spregiudicata, Sylvia, nei primi tempi come maghetta. Allora c'erano già sia Emerald Pulse che White Bishop ed entrambe si erano dovute prodigare per salvarle la vita. Sylvia era convinta che il potere di Azure Foxtrot fosse invincibile e che quindi non ci fosse bisogno di fare altro che andare frontalmente contro il nemico. Quell'idea di combattimento e distruzione sotto sotto le piaceva, aiutava quel rancore latente che le era rimasto nello stomaco e che nessuno le aveva insegnato a sciogliere. In quel momento, mentre spiccava il volo in direzione dei cani e non per fuggire da loro, si sentì libera, per un secondo sentì di poter assecondare la sua vera natura, qualunque cosa succedesse.

Colse il branco di sorpresa. Spiccò un balzo e calò sui mastini ghoul mentre quelli ancora credevano di doverla inseguire. Scatenò indiscriminatamente ondate di energie che squassarono il terreno, abbatterono alberi, ma soprattutto dispersero molti degli animali invasori. Arrivata a terra brandì l'alabarda per aprirsi una vita di fuga prima che la circondassero, vibrando colpi in ogni direzione e nella sortita ebbe fortuna. Altrove però i fucili dei cacciatori continuavano a ruggire.

Si ricongiunse con Emerald Pulse. La maghetta verde, intanto, aveva forgiato per sé due spade gemelle e doveva aver portato altrettanta distruzione tra le schiere nemiche, ma quando la raggiunse era a terra, in ginocchio, cercando di riprendere fiato, con un gruppo di cacciatori che si stava facendo strada tra gli alberi per raggiungerla. Azure doveva scegliere se andarla ad aiutare o fermare i cacciatori e scelse i cacciatori. Corse verso uno di loro e lo attraversò da parte a parte con l'alabarda, mentre le sue onde di energia impedivano agli altri di intervire. Ne colse un secondo di sorpresa e gli staccò di netto la testa dal collo. Intanto però un piccolo gruppo di mastini raggiungeva Tally e l'assaliva.

«Emerald!» chiamò Azure. Saltò indietro alla posizione dell'amica che aveva ormai i ghoul addosso, ne annientò un paio all'arrivo, poi dovette scontrarsi con altri che sopraggiungevano. Uno dei cani era arrivato alla gola di Tally e stava stringendo la mascella. Lo trafisse con l'alabarda, ma a quel punto la linea di difesa che aveva tracciato stava crollando. Prese Tally in braccio e spiccò un salto. Diede alle sue gambe tutto il vigore che la magia poteva concedergli e  fuggì via. Si lanciò dove la foresta era particolarmente fitta, atterrò in mezzo al legno marcio di alberi caduti chissà quanto tempo prima e questi cedettero sotto il suo peso, scivolò in qualcosa che sembrava una tana o una grotta o anche semplicemente una buca nel terreno. Si ritrovò nella tenebra più assoluta, l'amica ancora tra le braccia.

«Non voglio morire... non voglio morire...»

Sylvia invocò il suo pod, la luce blu illuminò l'angusto spazio in cui si erano incastrate e soprattutto il povero corpo di Emerald Pulse. Aveva morsi su entrambe le braccia, uno squarcio sul fianco, ma soprattutto il sangue continuava a uscire dalla ferita alla gola, pompato dal suo cuore spaventato, almeno tre larghi buchi nella carne.

Azure Foxtrot era fatta per guarire, ma aveva già sperimentato i limiti del suo potere. Poteva risolvere molti problemi, ma non poteva fermare una vita quando questa era ormai decisa a volare via. Usò la sua magia, sentì il corpo di Tally che la riceveva, ma anche le ferite minori stentavano a rimarginarsi. Era una situazione troppo grave e lei era troppo stanca.

«Morirò.» disse Tally. Stava piangendo. «Io non credevo fosse possibile, non l'ho mai preso in considerazione. Stupida. Stupida.»

«Adesso calmati, non è ancora finita, io...»

Tally le prese la mano. «Sto morendo, Sylvia! Basta adesso!»

Non voleva arrendersi. Non poteva arrendersi. Non le avrebbero tolto la sua migliore amica in quella maniera, non dopo che aveva smesso di dubitare di lei. «Non posso smetterla, io ti devo salvare.»

«Non c'è modo...»

Adesso stava piangendo anche lei. «Deve esserci.»

«Non c'è. Lo sappiamo tutte e due, lo abbiamo sempre saputo.»

Sylvia guardò Tally negli occhi. Era un altro sguardo pieno di fiducia e di amicizia, uno sguardo che quello che era successo non aveva avvelenato. 

Ma era uno sguardo che si stava spegnendo.

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