Sylvia aveva soggezione di Kyoko, la soggezione naturale che una ragazzina di quattordici anni ha per una di diciassette. Prima di quel momento Sylvia non aveva mai sentito il peso della propria giovane età perché sapeva di aver visto più cose di quanto potessero averne mai viste le persone intorno a lei, di qualsiasi età fossero. Con Kyoko però era diverso, lei era Purple Vengance, la distruttrice, non solo il suo potere non conosceva confini, ma quello che aveva fatto riusciva ad andare oltre tutti i peggiori incubi che Sylvia potesse considerare. Certo, Tally era morta tra le sue braccia, ma se le storie erano vere (non aveva avuto il coraggio di cercare conferma) quello che aveva fatto Kyoko aveva ucciso i suoi stessi genitori e tutti i suoi amici. Una cosa del genere a lei era stata risparmiata.
Eppure Kyoko era sopravvissuta, dalle sue tragedie era passato più tempo di quanto non ne fosse passato per lei dalla morte di Tally. Sul tetto di uno dei palazzi più alti ai confini della zona controllata dai ghoul, Kyoko osservava il campo di battaglia ritta come un vero soldato e per quanto fosse veramente difficile che spiccicasse parola c'era in lei una forza che poteva venire solo da una qualche tranquillità interiore, un equilibrio. Mentre studiava lo scenario sgranocchiava una barretta energetica proveniente da alcune razioni militari che Graziani gli aveva dato. Anche Sylvia ne stava mangiando una, sorprendendosi di quanto fosse buona, grazie all'intenso sapore di cioccolato. Avevano cenato presso il campo militare, ma poi, visto che l'operazione era all'alba, avevano deciso di spostarsi già sui tetti da dove sarebbero partite, per cui si erano portate dietro qualcosa per la colazione. Era più roba di quanto una persona usualmente mangiava, ma sapevano bene quanta energia potesse essere necessaria per gestire la magia. Kyoko scartava la sua parte di barrette con frenesia e ingoiava quasi senza masticare, come fanno di solito i senzatetto o quelli che non sanno quanto tempo passerà prima del prossimo pasto decente.
Sylvia aveva cercato Purple Vengance a lungo, la creatura-albero che le aveva detto di non fidarsi di Joyjoy le aveva indicato che lei le avrebbe spiegato per quale ragione avrebbero dovuto abbandonare il Moderator. Quando Joyjoy l'aveva tagliata fuori dalla squadra e aveva cercato di ucciderla si era aggrappata al mito di Purple Vengance come ancora di salvezza, come se quando l'avesse trovata sarebbe andato tutto a posto. Adesso si accorgeva che quello che più contava era che con Kyoko non si sarebbe sentita sola. La trappola dei Moderator, quello che realmente gli permetteva di avere il completo controllo, era il fatto che al di fuori delle maghette era impossibile trovare qualcuno che capisse cosa provavi, che condividesse il tuo stato d'animo. Se lei aveva provato disperazione in soli pochi mesi abbandonata da tutti chissà com'era stato per Kyoko, tanti anni ai margini della società, anzi, ai margini di più società, visto che nessuna era disposta ad accettarla.
«Come hai trovato quell'uomo?» La domanda della giapponese scosse Sylvia per come era arrivata all'improvviso, oltretutto detta mentre la ragazza masticava l'ultimo boccone di una barretta energetica, quasi incomprensibile.
«Come?»
«Francis. Come mai vai in giro con lui?»
«Quando mi sono messa a collaborare con i militari me lo hanno affiancato. Non saprei con quali intenzioni.»
«Di certo non per combattere.»
Azure Foxtrot ricordò le rocambolesche situazioni in cui lui si era ficcato mentre lei affrontava i ghoul e Golden Mariposa. «Decisamente.»
«Ma sei ancora con lui.»
Era un'affermazione strana. In che termini si poteva dire che Sylvia stava insieme a Francis? Di certo il loro non era un legame sentimentale né un legame famigliare eppure si era abituata a considerare la sua presenza normale, come se effettivamente facesse parte della sua vita. Doveva essere l'ennesima stortura della sua esistenza. «Sembra non riesca a non prendersi cura di me.» disse. Era in effetti vero e lei aveva provato fastidio, all'inizio per quello, perché ormai aveva deciso che non poteva aspettarsi che ci si prendesse cura di lei. Poi però aveva iniziato a considerarlo un paracadute, per quanto orribile fosse ciò che le stava accadendo sapeva che da qualche parte lui voleva stesse meglio. Era una cosa che aveva lasciato gestire alla sua pancia, al suo cuore, su cui non aveva riflettuto, se non ora che glielo chiedeva Kyoko.
«Forse dovrei invidiarti.» concluse la Purple.
Quello che spaventava Sylvia era che di tutte le cose che aveva intenzione di chiedere a Purple Vengance fino a quel momento non gliene aveva chiesta nessuna. Si erano trovate in un momento tragico e da lì la situazione era sempre peggiorata, senza dargli un momento per riordinare le idee, ma era stata alla caccia della maghetta viola per così tanto tempo che non riusciva a credere di non essere riuscita ancora a esporle i suoi dubbi o anche solo cercare di capire se approvava il suo comportamento. Anche in quel momento era stata lei a iniziare il dialogo. «Tu» provò a farsi coraggio «sembri aver capito come stare da sola.»
La giapponese ingoiò un'altra barretta, riflettendo. «Forse sì. Ma non ti so dire come ho fatto. Sono sola e basta. E sono ancora qui.» Era impossibile capire i suoi sentimenti dal tono della sua voce, forse c'entrava la magia o l'abitudine, ma la sua capacità di nascondere ciò che provava era persino superiore a quella di Alexa.
«Credi che un giorno potremo fare qualcosa di diverso da questo?»
Kyoko si guardò le mani, come per capire se il suo potere poteva aiutarla a pulirsi le dita sporche di cioccolato. «Io no» affermò «ma tu forse sì.»
Tutte le razioni erano state consumate, le cartacce erano sparse sul tetto. Sylvia fece un timido tentativo di raccoglierle, tanto per far qualcosa mentre cercava di decifrare l'enigma della ragazza accanto a lei, ma l'esercito la precedette: all'orizzonte un razzo verde descrisse una parabola alta nel cielo per poi ricadere consumato a terra. Subito dopo si sentirono le prime esplosioni, attutite dalla distanza.
«Andiamo.» ordinò Kyoko.
Non c'era neanche da chiedere se c'era una gerarchia. Purple Vengance comandava e Azure Foxtrot seguiva. Era abbastanza evidente che Kyoko odiava le responsabilità di comando, ma in quel caso non poteva farne a meno. «Stammi vicina. Cercheranno di dividerci, ma non possiamo permettercelo. Ci rallenterebbe.»
Sylvia attese solo un momento, guardò l'altra spiccare un balzo per raggiungere un tetto vicino. C'era una sicurezza, una determinazione e una lucidità nei gesti di Purple Vengance che lei non avrebbe mai avuto. E qualcos'altro, che era certa di non volere.
Con un profondo sospiro, saltò anche lei.
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Maghette
FantasyLe light novel non sono un formato di racconto molto diffuso al di fuori del Giappone, ma hanno comunque una loro importanza. Molto spesso manga o anime di successo che arrivano fino a noi hanno origine in questa forma e solo in una seconda fase ven...