14 - Dicono che non vogliono uccidermi

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Il giardino dei Paulsen comprendeva un paio di panchine disposte apparentemente a casaccio nel prato. White Bishop si diresse direttamente verso quelle. «Quel giocattolo è rimasto lì così tanti anni, sepolti sottoterra, che mi è dispiaciuto tu lo abbia distrutto.»

«Puoi sempre piazzarne uno nuovo, no?»

«Oh si, anche migliore, considerando tutto quello che ho imparato, ma ci sono rimasta male lo stesso.»

White Bishop sembrava come camminare su una nuvola, i piedi calzati in due babbucce bordeaux adornate con filo d'oro, la cappa pulsava intorno a lei come fosse gonfia d'aria a ogni passo. Si mise sulla panchina composta, le gambe strette, le mani in grembo, aspettando. Quasi per innervosirla, Sylvia mise un piede sulla panchina e si sedette sullo schienale con un balzo, mentre Francis rimaneva in piedi, ad orbitare intorno alle due ragazzine. In un certo senso quello era il lavoro di un assistente sociale, anche se quelle ragazzine in particolare rappresentava una notevole sfida per la sua professionalità.

«Non sono qui per farti del male.» cominciò la maghetta bianca.

«Nel senso che non hai ancora capito come uccidermi?» rispose rapida Sylvia.

White Bishop sospirò. «Golden Mariposa è fuori controllo. Ho cercato di calmarla, ma è una furia da quando Emerald... non te lo devo spiegare.»

«Da quando Emerald cosa, Alexa. Dillo se ne hai il coraggio.»

Alexa doveva essere il vero nome di White Bishop. Sicuramente sentirlo mentre era trasformata la infastidì, ma più fastidio ancora doveva essere il terreno su cui Sylvia la stava portando. Si mosse sulla panchina a disagio. «Non abbiamo mai parlato di cosa è successo, Azure.»

«Tu ne hai parlato. Con Joyjoy. E hai accettato quello che lui ti ha detto. Ma quello che ti ha detto era falso.»

«Anche lui a suo modo ha compreso le tue scelte e...»

«Falso, Alexa. Falso. E tu non ti aspetteresti mai che lui menta. Tutt'oggi non riesci ad accettarlo. Io invece lo so. Perché io c'ero. Quindi hai due scelte: o continuare a dare retta a lui o cominciare ad ascoltare me. Se sceglierai la prima possibilità posso già dire ora che tutti i tuoi discorsi accomodanti saranno pura ipocrisia »

White Bishop distolse lo sguardo, i suoi occhi scomparvero sotto il cappuccio. Come ignorando sia Sylvia che Francis tirò fuori il suo scettro bianco dalla cintura. Mentre sia la ragazzina che l'assistente sociale si metteva in guardia lo scosse un momento e un nuovo pupazzetto di una ventina di centimetri si materializzò accanto a lei, bianco, dello stesso materiale del centurione che avevano trovato sottoterra. Il pupazzetto guardò la maghetta, gli fece un ridicolo saluto militare e poi si incamminò verso lo stesso cespuglio dove stava l'altro. Scavò con le piccole manine la terra già smossa e si seppellì.

«Lo distruggerai come il primo?» chiese alla fine.

Sylvia scrollò le spalle. «Non capisco nemmeno perché tu ne abbia messo un altro.»

«Per proteggere questa famiglia. Pensi di essere l'unica che può mettersi sulle tracce di Purple?»

Sylvia apparve colpita, credeva alle parole di Alexa. Francis constatò che anche lui, pur non conoscendo la ragazzina, le trovava sincere. Le maghette, in effetti, sembravano nate per proteggere. Non aveva visto in Sylvia nessuna carica di violenza e anche White Bishop, seduta lì, non sembrava desiderare realmente combattere. Poi c'era Golden Mariposa.

«Sono qui solo perché Joyjoy vuole parlarti.» continuò la maga bianca, vedendo se aveva trovato un appiglio nell'animo di Sylvia.

«Può arrangiarsi, allora.»

«Sylvia, se non vuoi più avere a che fare con Joyjoy a lui sta bene, gli è sempre stato bene. Basta che rinunci al pod e smetti di svolgere questa tua assurda caccia alla Purple. Puoi trovare un posto dove stare, farti una vita, dimenticare. Nessuno verrà a cercarti. Quello che Joyjoy non può permettere è che tu vada in giro con quel potere senza controllo. Non possiamo lasciartelo fare.»

«Molto conveniente, Alexa.»

«Se non accetterai di sentire Joyjoy e non rinuncerai ai poteri di maghetta io e Ruby Atlanta saremo costrette a intervenire per costringerti ad abbandonare la tua missione» Una piccola pausa, calcolata, che a Francis fece molta paura. «cercando di non ucciderti.»

Sylvia saltò giù dalla panchina, quando aprì la mano questa volta il pod apparve. Francis si guardò intorno, ma se i Paulsen stavano guardando si erano tenuti a distanza e per ora l'oggetto che fluttuava nella mano della ragazzina poteva essere qualsiasi cosa. Sylvia mi mise sopra l'altra mano a coppa, come per proteggerlo da sguardi indiscreti, senza attivarlo. «Chi vi dice che potete battermi?»

«Non sei mai stata la più forte di noi.»

«Ho sconfitto Golden Mariposa. Non vi aspettavate nemmeno quello.»

«Golden Mariposa va semplicemente fermata. Purtroppo un giorno ci occuperemo anche di lei. La sua capacità di giudizio e probabilmente la sua abilità sono compromesse.»

«Lei la ucciderete?»

Ancora quella sottile esitazione, unita a uno sguardo calcolatore che non vedeva la moralità del gesto, ma solo quanto fosse opportuno. «Cercheremo di strapparle il pod. Dopo potrà andare per la sua strada. O impazzire, come forse le sta già accadendo.»

«Emerald Pulse è morta. Golden Mariposa è impazzita. Io sono una fuggitiva. Ti ricordi cos'eravamo, Alexa? Sei sicura che a te non sia successo niente?»

White Bishop puntò il suo bastone contro l'altra ragazza. Francis si chiese se anche quello poteva lanciare ondate di energia o si limitava a fabbricare pupazzi. Sylvia comunque non era spaventata, teneva il pod alto davanti a sé, in posa minacciosa. «Non ti permettere di fare domande del genere, Azure.»

«Allora vattene! Torna a farti scambiare per una strega!»

White Bishop si alzò sospirando, la sua cappa fluttuò intorno a lei come una mongolfiera che si alza in volo. Francis trovava piuttosto imbarazzante che sotto di essa fosse seminuda, ma evidentemente lei quasi non se ne accorgeva, sebbene si premurava di chiudersi nel suo mantello ogni volta che poteva. Si avviò verso il cancello sdegnata, con un che di nobile, un'ira repressa che dietro la sua enigmatica faccia adulta e bambina non era decifrabile. A metà strada si fermò senza girarsi. «Se Purple è veramente rimasta in questa città potrebbe anche darci una mano. Non sai quale infestazione di ghoul è in corso qui. Evidentemente crede di aver già fatto il suo dovere.»

«Lo credi veramente, Alexa? Io credo che stia facendo qualcosa, solo che non è quello che vuole Joyjoy.»

«Provò già una volta a fare di testa sua. A Nokata.»

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