Chicago era in subbuglio. Ormai le notizia ufficiali parlavano di un attentato terroristico, nessuno aveva dato spiegazioni sul perché colpire un bar in cui le ragazze servivano il caffè con le orecchie da coniglio, ma la gente non sembrava averne bisogno. Le auto della polizia facevano su e giù le strade principali e la gente le guardava con preoccupazione. Ovviamente il reale problema era che l'attentatore non era stato catturato e le forze dell'ordine erano in visibile imbarazzo, anche perché qualcuno aveva avanzato dubbi su come le misure di sicurezza per circoscrivere la sua azione erano state stese. Molti trovavano strano che la polizia avesse reagito così prontamente nel circoscrivere l'area e, allo stesso, tempo, non fosse riuscita a mettere il criminale in un angolo.
Francis non era molto interessato a come la gente stava reagendo, era in una città che conviveva ormai da giorni con una leggenda metropolitana che parlava di fantasmi e streghe, il fatto che avesse travisato gli eventi del Rabbit Café non era importante. Ogni tanto fermava qualcuno, gli mostrava la foto di Gloria e riceveva un'occhiata perplessa. Quelli più apprensivi gli chiedevano se la ragazzina si trovava al Rabbit Café durante l'incidente e lui rispondeva di no. In questo modo aveva scoperto che, nonostante tutto, c'erano stati sei morti.
Era abituato a vagare per le città e Chicago non era nemmeno la città più grande per cui aveva vagato. Se Gloria si era trasformata in Ruby Atlanta e aveva cominciato a saltellare per i tetti ovviamente non avrebbe mai avuto alcuna speranza di trovarla, ma aveva capito guardando Sylvia che le maghette dopo un po' si sentivano a disagio nel loro costume quindi sperava che lei volesse solo andarsene in giro per i fatti suoi, in abiti normali, provando a mettere in fila i propri pensieri. Durante le ricerche scoprì che qualcuno stava già organizzando in fretta e furia una fiaccolata per le vittime del Rabbit Café che sarebbe partita dai pressi del locale distrutto poco dopo il tramonto, per poi arrivare fino al municipio della città. Pensò che forse quello di cui Gloria aveva realmente bisogno era un momento in cui elaborare tutti i drammi dell'ultimo periodo, un luogo dove la gente potesse capirla e dove non fosse obbligata a tenere tutto dentro. Si diresse allora verso il punto di partenza della fiaccolata e si limitò a girargli intorno, continuando a mostrare la foto ai passanti. In questo suo girovagare notò un campo di pallacanestro dove alcuni ragazzini giocavano tra loro e ne fu attratto. C'era un'altra cosa di cui sicuramente Gloria sentiva il bisogno ed era la gioventù che non aveva potuto vivere. Si avvicinò al campo comunque con circospezione, sapeva perfettamente che quando un assistente sociale si muove, soprattutto nei quartieri meno fortunati, i ragazzini e i bambini lo individuano subito e spesso scappano. Fortunatamente, anche grazie al momento particolare, nessuno badò a lui, nemmeno Gloria che stava guardando la partita, con le mani in tasca, da dietro la rete di protezione, ogni tanto addirittura esultando per qualche bel canestro o allungando il collo quando l'azione non si vedeva bene dalla sua posizione.
«Ciao.» le disse. Lei non si era mossa nemmeno quando alla fine l'aveva notato, il che era un buon segno.
Non si girò comunque verso di lui. «Ero brava a pallacanestro. Prima. A scuola dicevano che avrei dovuto continuare, trovarmi una squadra dove potessero farmi giocare. Il maestro di ginnastica diceva che dovevo imparare a fare meno falli.»
«Sarebbe stato più semplice di quello che fai adesso.»
«Ma non c'è stato modo di scegliere.»
Gloria si staccò dalla partita come se non le interessasse più e si incamminò verso dove la gente si stava riunendo per la fiaccolata. Anche se era ancora presto c'erano già piccoli capannelli, si stavano raggruppando nella prima piazza disponibile vicino ai resti del Rabbit Café. Francis tenne il suo passo in silenzio, in maniera quasi casuale, come se facesse semplicemente la sua stessa strada.
«Come mi hai trovato?»
«Ti cerco da quando sei uscita di casa.»
«Sei cocciuto.»
«E' il mio lavoro.»
Alcune delle persone erano evidentemente parenti delle vittime della battaglia, avevano tutti in mano chi una foto chi un indumento della persona che avevano perso e gli altri gli si stringevano naturalmente intorno, come fossero punti di riferimento. Francis aveva scoperto diverse cose sulle vittime: una era una cameriera del Rabbit Café che evidentemente non sapeva che il posto era una porta dimensionale verso una base segreta aliena. Un paio erano avventori occasionali. Gli altri erano passanti che erano in strada quando Golden Mariposa aveva attaccato. Francis cercò di scacciare l'idea che Golden Mariposa li avesse colpiti di proposito, per rendere più clamoroso l'assalto, era un'idea che non poteva sopportare.
Gloria si guardava intorno con sguardo colpevole. «A volte non riusciamo a fermare nemmeno i ghoul» disse, spostando gli occhi tra la gente. «ma non dovremmo essere noi... colpevoli di questo.»
Gloria odiava il contatto, Francis si trattenne un paio di volte dal cercare di toccarla, ma avrebbe voluto. Sospettò che fosse una ragazza più sensibile di Alexa e persino di Sylvia, che aveva imparato a conoscere bene. «Tu ci credi davvero.» disse.
«Cosa c'è di male a voler essere un eroe?»
Una signora si mise a distribuire piccole candele. Gloria si mise in fila e Francis non poté fare altro che seguirla. Forse era la più giovane presente, quando la signora la vide slargò gli occhi. «Oh cara, sei qui con tuo padre? Conoscevi qualcuno di quelli che...»
Lei balbettò qualcosa, era molto che non si faceva vedere con qualcuno che poteva essere scambiato per suo padre. Non sembrava avere nemmeno la forza di prendere la candela. Francis la prese per lei e gliela mise in mano. «E' rimasta molto colpita dalle immagini in TV.» disse, senza rispondere a nessun'altra domanda.
La portò via. Evidentemente la ragazzina credeva di poter sopportare quella situazione, ma le emozioni la stavano travolgendo. Fissava la candela accesa come se dentro ci fosse nascosta una qualche risposta «Anche lei era un eroe.» disse.
Aveva parlato così piano che Francis aveva capito appena. «Lei?»
«Arianne. Mi ha salvato la vita un paio di volte. Non si tirava mai indietro. E da quando era con Tally era... felice.»
Francis si accorse che Gloria non stava parlando a lui, stava parlando alla candela, stava parlando alla persona che aveva acceso quella candela, la persona a cui Arianne aveva portato via qualcuno. «Andiamo via.» le disse. Quel luogo non le stava permettendo di processare la tragedia, la amplificava soltanto.
«No.» gli rispose «Qualcuno deve esserci. Qualcuno deve rimanere.» E scappò via verso la folla.
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Maghette
FantasyLe light novel non sono un formato di racconto molto diffuso al di fuori del Giappone, ma hanno comunque una loro importanza. Molto spesso manga o anime di successo che arrivano fino a noi hanno origine in questa forma e solo in una seconda fase ven...