31 - Capoclasse e bullo

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«Scusami.» Nel momento in cui Azure Foxtrot aveva deciso di schierarsi contro Joyjoy aveva chiesto scusa a tutte le maghette che l'avevano preceduta e che erano state usate prima di lei, perché aveva trovato inconcepibile che lei avesse ignorato il loro sacrificio. Voleva fare ammenda e per questo si era messa in cerca di Purple Vengance, l'unica persona che potesse parlarle di tutte coloro che erano cadute prima, ingannate quanto erano state ingannate loro.

Poi, quando Tally era morta tra le sue braccia aveva chiesto scusa a lei perché sapeva di aver cominciato una guerra che non poteva vincere e la sua amica era caduta per aiutarla a combattere. Anche di quello aveva coscienza.

Aveva chiesto scusa a molte persone morte, non aveva mai pensato a tutte le persone vive a cui doveva altrettanto, le uniche persone che contassero nella sua vita, le uniche persone che fossero state mai interessate al suo bene. Solo in quel momento lo realizzava, mentre una di loro la cercava per ucciderla. «Scusami. Io non sapevo cosa fare.»

Il volto di Alexa era impassibile. Non mostrare sentimenti, non mostrare debolezza, le altre devono sempre credere che tu sia sicura di te in quello che dici. Francis ormai sapeva che la maschera che la ragazzina presentava a tutti era una gabbia in cui aveva rinchiuso tutti i suoi sentimenti, una gabbia che l'assenza di costume rendeva ancora più evidente. Ora che Sylvia le si era rivolta così sapeva di dover dire qualcosa, ma non sapeva cosa. Per dire quello che effettivamente voleva avrebbe dovuto segare quelle stesse sbarre che le davano sicurezza.

Venne in suo aiuto Gloria, che invece era tutto il contrario, un fiume di sentimenti confusi stretti in due piccoli pugni. «Non ascoltarla!» Ingiunse. «Sta cercando di fregarci! Vuole manipolarci gettando confusione tra di noi! E' ovvio che vuole ingannarci! Sta facendo come.. come...»

Reepon ebbe un fremito alle orecchie, si intromise nel litigio con voluttà, come se provasse piacere a dire certe parole. «Stai per dire: come fa Joyjoy?»

Erano in pezzi, tutte e tre. E Francis, in fondo, lo aveva sempre saputo che non era possibile creare un team di guerriere partendo dal trauma. Una razza aliena che si vantava di dominare una miriade di mondi, invece, aveva pensato fosse una buona idea. Tutte loro avevano perso fiducia nel mondo quando i loro genitori erano morti, tutte loro avevano disperatamente accettato i poteri di maghetta come via d'uscita da una vita senza futuro e, di conseguenza, erano diventate completamente devote alla loro causa. Per un periodo, probabilmente, avevano trovato la pace, forse l'amicizia che si era sviluppata per loro aveva sostituito tutto quello che avevano perduto, ma anche quell'amicizia era stata usata come un'arma, fino a spezzarsi, peggiorando la situazione invece di guarirle. Adesso la loro rabbia era evidente e caotica, avevano sulla punta delle dita una grande capacità di distruzione e non abbastanza giudizio per  usarla correttamente. Non c'era via d'uscita. Golden Mariposa non era un incidente, era il destino verso cui stavano andando tutte. «Adesso calmatevi!» esclamò, alzandosi in piedi. 

Si girarono tutti verso di lui, ma Gloria non parve per niente intimidita. «Perché? Chi sei tu per darci ordini?»

«L'unico adulto in questa stanza, per esempio.»

Non ebbero niente da obiettare per un momento, anche perché l'alternativa a un adulto era l'essere accoccolato sul tavolo, che faceva oscillare lentamente la coda e le guardava dall'alto in basso.

«Io qui vedo un solo, reale problema: Golden Mariposa. Ha quasi ucciso Ruby Atlanta e sembra intenzionata a mettere a fuoco e fiamme questa città. Finché non l'avremo fermata non possiamo preoccuparci di tutti gli altri problemi, giusto?»

«Anche Golden Mariposa è una di noi!» sibilò Gloria.

«Ma Golden Mariposa sta veramente cercando di uccidervi!»

«Non... non è importante!» Gloria guardava negli occhi Francis come se potesse sostenerne lo sguardo, ma lui non poteva avere paura, non si ha paura di una ragazzina che ha perso tutti i suoi punti di riferimento e chiede solo che qualcuno le dica cosa fare. «Tally è morta! Siamo tutte furiose da quando Tally è morta! Anche Arianne è furiosa! Arianne è più furiosa di tutti noi! E quindi? Cosa dovremmo fare? Dovremmo andare avanti ad ammazzarci a vicenda? Non sono qui per ammazzare le mie amiche! Mi avevano detto di ammazzare dei mostri! Mostri che potevano fare del male alle persone a cui volevo bene! Arianne non è un mostro!»

Alexa fino a quel momento aveva continuato a tenere gli occhi su Sylvia, sentendosi ancora in debito con lei di una risposta, ma a sentire quello che diceva Gloria si riscosse, richiamata ai suoi doveri. Prese la maghetta rossa per le spalle, costringendola a girarsi per guardarla, poi la scrollò un paio di volte e le tirò uno schiaffo in pieno viso. Era la parodia di un genitore che richiama all'ordine un figlio capriccioso, una parodia grottesca e molto triste. «Ti sei trattenuta? Non hai combattuto contro di lei al massimo delle capacità? E per questo hai rischiato di farti ammazzare?»

«Ho combattuto nel modo che ritenevo giusto!»

«Hai visto cos'è diventata! Non capisci cosa hai rischiato?»

«Dovevo rischiare di ucciderla?»

«Sei quasi morta, Gloria!»

Era un altro vicolo cieco, pur di uscirne Gloria prese i polsi di White Bishop e li torse finché lei non dovette toglierle le mani di dosso. Nessuna di loro due aveva addosso il costume ed erano tutte e due provate dalla battaglia, ma la rigidità della maga bianca nulla poteva contro la rabbia di quella rossa. Erano i colori a scegliere le ragazze o le ragazze a scegliere i colori? Alexa dava idea che in un mondo diverso poteva diventare una rigida capoclasse, attenta che tutto fosse in ordine, mentre Gloria, probabilmente, sarebbe stata la piccola teppista dell'ultimo banco. Da che mondo e mondo le capoclasse non hanno mai avuto molta possibilità di controllare i teppisti.

«Ho bisogno di un po' d'aria!» esclamò Gloria, una volta libera, andando verso la porta.

«Finché non ci saremo chiarite non ti farò uscire da questa casa!»

«Fermami, allora!»

Alexa e Gloria si scambiarono un ultimo sguardo, a distanza. Francis vide distintamente che tutte e due stavano pensando a ricorrere il pod per avere la meglio l'una sull'altra e che tutte e due avevano orrore al pensiero. Il momento favorì la maghetta rossa: esattamente come una qualsiasi figlia ribelle, Gloria scrollò le spalle un'ultima volta, sprezzante, e uscì, sbattendo la porta il più forte possibile. 

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