43 Vincent

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Il giorno dopo mi sveglio con il suo profumo, con lei di fianco a me, con lei tra le mie braccia.

Il risveglio meglio di così, non si può.

Per il mio compleanno desidero solo lei.

Mi alzo delicatamente dal letto, provando a non svegliarla.

Il letto per il mio peso, cigola.

Cazzo.

Mi alzo, mi giro verso il mio angelo.
E dorme ancora, menomale.

Apro la porta.

«Scappi?» La sua voce appena sveglia, mi sorprende.

«No.» Mi giro verso di lei.

Si sta stropicciando gli occhi.
Sposta i capelli che sono caduti sul suo viso.
E porta lo sguardo verso di me.

Dio.

«Perché rimani lì?», «Vieni qui.» Dice indicando il letto.

Mi avvicino al letto.
Appoggio un ginocchio, e subito dopo mi avvento su di lei, mantenendomi sui gomiti, che si trovano affianco al suo viso.

Ci baciamo.
Prima di alzarmi, le mordo il labbro.

«Ahi. Perché lo fai?»

«È la mia cosa preferita.» Dico prima di uscire dalla camera.

Mi dirigo in cucina.
Oggi la signora Margaret non è venuta, perché ha le giornate off.

Prendo un bicchiere d'acqua, e subito dopo inizio a preparare la colazione.

Sento i suoi leggeri passi che scendono le scale, per poi arrivare in cucina.
Alzo lo sguardo verso di lei, mentre cammina per il soggiorno, prima di arrivare in cucina.

«Che fai?» Domanda da l'altra parte dell'isola.

«La colazione.»

«Ma è il tuo compleanno, posso prepararla io.»

«Non voglio morire il giorno del mio compleanno.» Dico ironico.

«Allora...» Dice con tono più duro. E sul mio viso si disegna un sorriso divertito. «Uno, non ridere. Due, sono brava a cucinare.»

Che diavoletta.

«Se non vuoi che la colazione la preparo io. Allora prepariamola insieme.»

Roteo gli occhi al soffitto.

«Non alzare gli occhi al cielo.» Mi rimprovera.

Ah, ah, che ragazzina cattiva.
Me la vedrò stasera con lei.

«Che vuoi preparare?» Domando, mentre sono appoggiato con la schiena all'isola, vedendo la ragazzina aprire portiere di mobili, estraendo cose.

«Waffles.»

«Mi passi la farina, per favore?» Domanda.

Gliela passo.

Mette della farina e dello zucchero, in una ciotola.

«Puoi rompere tu le uova?» Domanda.

«Non lo sai fare?»

Scuote la testa, mentre mescola delle polveri dentro la ciotola.

«Ah si, certo. Tu sai rompere altro.»

Vedo con la coda dell'occhio, che la ragazzina ha girato il viso verso di me, e ha la bocca aperta, dallo shock.

«Stronzo.»
Mi tira un po' di farina addosso.

Che stronzetta.

«Che c'è Vincent, mhm? Non combatti?» Mi provoca.

Velocemente predo un pugno di farina e gliela butto dall'alto.
Sporcandole i capelli.

«Stronzo!» Esclama.

Scuote i capelli lontano dall'isola.
Subito dopo riprende a mescolare, aggiungendo del latte.

«Non ridere.» Dice.

Come posso non farlo, sembra una bambina.

«Finisci di rompere le uova, che mi servono.»

Dopo aver rotto tutte le uova che servono, prendo un frustino, e le sbatto.

«Finito?» Domanda.

«Si.»

«Ora versale, mentre io mescolo.»

Faccio ciò che mi dice.

Finito di versarle.
Mi appoggio con la schiena all'isola di fianco a lei.
E ciò che stanno vedendo i miei occhi, è qualcosa di stupendo.

La ragazzina mescola, mescola.
Finché all'improvviso non mi ritrovo un po' di impasto sulla guancia, portato dalla diavoletta.

«Ops, mi è caduto.»

Immergo il dito nel impasto, e lo poso sulle sue labbra, sporcandole.

«Ops, mi è caduto.» Imito la sua voce.

«Sei uno stronzo.» Dice con tono arrabbiato.

Mi guarda dritto negli occhi.
Non riesco a trattenermi, che mi alzo dall'isola, per poi prenderla in braccio e farla sedere sul marmo.

«Mi piaci molto di più quando sei arrabbiata.»

«E invece a me no. Perché ho tanta voglia di spaccarti qualcosa.»

«Mhm, allora fallo.»

Rimane ferma, guardandomi negli occhi.

«Che c'è satellite, paura?» Le sussurro a fior di labbra.

Caccio la lingua, per poi leccarle le labbra per prendere l'impasto su di esse, e la bacio.

«Che succede qui?» Domanda la voce di mia sorella.

Il mio satelliteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora