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Erano più o meno le quattro del mattino, e il mio stomaco decise di iniziare a contorcersi dalla fame.
Facendo meno rumore possibile, mi diressi in cucina ed incominciai a farmi un panino.

Il rumore di alcuni passi mi riscosse dai miei pensieri, e intuendo chi fosse, feci un altro sandwich.
La serratura scattò, ed uno Steve, ancora nella tuta da Capitan America, entrò dentro.
Capii che non si accorse della mia presenza quando appoggiò la testa alla porta con gli occhi chiusi.
<Va tutto bene?> gli chiesi e lui sobbalzò, per poi annuire.
<Solo un'altra giornata di lavoro> rispose calcando l'ultima parola.
Lo guardai meglio ed aggrottai la fronte.
<Perché hai la tuta bruciacchiata?>.
<Una granata> rispose, ed io mi avvicinai a lui, cercando qualsiasi tipo di ferita.
<Tu stai bene? Sei ferito?>.
<È preoccupazione quella che sento nella tua voce?!> esclamò scherzoso, e in risposta lo guardai male. Allora scosse la testa.
<Sto bene. Solo qualche graffietto> rispose, ed io incrociai le braccia al petto guardandolo non convinta.
Il suo battito era leggermente accelerato, il che faceva presagire alcuni "graffi" un po' più seri.
Gli diedi uno schiaffetto sulla spalla, e lui strizzò l'occhio.
<Solo un graffio, eh? Vai in bagno. Fatti una bella doccia calda, e poi vediamo insieme questi "graffietti"> gli ordinai.
<Eileen, non ce n'è bisogno, davvero->.
<Ho detto Vai. Ed è un ordine> mi impiantai e lui annuì sconfitto andando verso la doccia.

Per colpa, o per fortuna, dell'udito molto sviluppato, sentii Rogers sfilarsi lentamente i vestiti di dosso con qualche mugugno.

L'acqua iniziò a scorrere dal soffione della doccia.

Lo sentii controllare la temperatura più volte, alla ricerca del calore perfetto.

Chiusi gli occhi.

Lo sentii entrare in doccia.

Un sospiro di piacere si levò dalle sue labbra, scaturito dal contatto con l'acqua calda.

Quella pioggia calda a contatto con il suo corpo proiettava nella mia mente una sua sfocata immagine.
I suoni scaturiti creavano un immagine semi chiara tramite le vibrazioni.
Era come toccare la superficie di un lago fermo e vedere un disegno che tutte quelle increspature creavano con un solo e leggero tocco.

Vedevo tutto anche senza vedere.

A mio avviso il suono era un grande potere che nessuno capiva a fondo.

Sobbalzai ritornando alla realtà solo quando Steve chiuse l'acqua, e la sua immagine sfumò progressivamente.

Lo sentii infilarsi un paio di pantaloni, e allora dopo qualche secondo, entrai in bagno.
Devo dire che il Capitano Rogers era messo ancora meglio rispetto all'immagine nella mia testa.
Mi diedi una svegliata mentale, e presi un ago e un filo sotto il suo sguardo attento e imbarazzato.
<Posso fare anche da solo. Non c'è bisogno che->.
<Invece ce n'è. Lasciati aiutare per una volta. Io l'ho fatto con te> lo interruppi, e dopo un mio sguardo che non ammetteva repliche, rimase immobile mentre lo medicavo.
La tensione nell'aria era palpabile, e la nostra vicinanza non rendeva più facile la situazione. Cercai di concentrarmi esclusivamente sull'ago che entrava ed usciva dalla pelle, ma la mia mente era altrove.

E come darle torto...

Nonostante ebbi finito, non volevo staccarmi. Anzi, non volevamo.
Continuavamo a guardarci negli occhi, e nessuno dei due sembrava intento a voler far finire quel momento.
Sentii il suo cuore battere sempre più veloce, e sapevo che il mio lo stava seguendo.

Sbattei le palpebre, abbassando lo sguardo.
<Bene, il mio lavoro è finito> esclamai con un po' di imbarazzo nella voce.
<Grazie>.
<Non c'è di che. E adesso va' a dormire. Immagino che tu sia stanco. Se hai fame invece, sul tavolo c'è un panino> dissi e lui annuì sorridendo.

It has always been You -Steve Rogers-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora