10

318 11 1
                                    


Il soldato, appena finito di legarmi alla sedia al centro della stanza, uscì, e delle basse frequenze iniziarono ad uscire dalle radio. Le sentivo, ma erano come un leggero fischio di sottofondo.

Il dottore, probabilmente accortasi della mia indifferenza, aumentò la frequenza. Questa iniziava ad otturarmi un po' i timpani, ma niente di insopportabile.
Il volume si alzò ancora di più e stavolta una piccola fitta alla testa mi fece storcere di poco il naso.
Una frequenza ancora più alta, e un martello incominciò a torturarmi, costringendomi a strizzare gli occhi, come nella stanza di pochi minuti prima.
Un'altra frequenza più alta, e stavolta mi venne voglia di tapparmi le orecchie, cosa abbastanza difficile dal momento che erano legate.
Più il volume aumentava, più il mal di testa diventava insostenibile e iniziavo a sudare nervosamente.
Era come se avessi un incendio nel cranio, che continuava ad ardere, incendiando tutto.
Iniziai a dimenarmi per liberarmi da quella sedia, ma le catene erano troppo resistenti.
Un liquido denso prese a scendere sul mio collo e sul mio viso, mentre le mie urla non riuscivano a sovrastare quei rumori che solo io potevo sentire.

Delle macchie bianche e nere iniziarono a danzare davanti i miei occhi, e con un mito di forza, riuscii a spezzare le catene e a liberarmi. Mi alzai di scatto dalla sedia, e i rumori si fermarono.
Il soldato entrò nella stanza, con un manganello di acciaio e un casco.
Mi venne incontro, ed io in risposta gli diedi un pugno, che lo fece volare dall'altro lato della stanza.
Mi avvicinai alla sedia e le ruppi una gamba, così da poterla usare come arma.
Il soldato, rialzatosi poco prima, mi attaccò di nuovo, e, quando affondò con il manganello, glielo presi e lo lanciai dall'atro lato della stanza.
Lui si mise sulla difensiva, così stavolta attaccai io. Feci per dargli un calcio rotante al fianco, ma lui mi bloccò la gamba. Io, in risposta, feci un salto e lo colpii con l'altra gamba, proprio in faccia, così da fargli mollare la presa.
Mi rialzai in un istante e iniziai a prenderlo a pugni, così tanto da sporcarmi le nocche di sangue.
Il Suo sangue.
Mi alzai solo quando lui aveva smesso di reagire.
Intorno alla sua testa, si erano formate delle crepe nel pavimento.
Avevo intenzione di dargli il colpo di grazia, ma una fortissima frequenza di divulgò per tutta la stanza.

Mi presi la testa con le mani, cercando invano di farli smettere. Poi ebbi un forte capogiro e mi ritrovai presto nel buio profondo dell'oscurità.

Mi risvegliai dopo non so quanto, di nuovo nella mia stanza, con affianco il dottore Morukov.
Di nuovo.
<Ben risvegliata signorina Perkins>. Cercai di tirargli un pugno, ma le manette mi fermarono.
<Oh suvvia, non se la prenda. Lei sta contribuendo alla scoperta di nuove proprietà scientifiche!> esclamò sorridendo.

Avrei solo voglia di prenderlo a pugni questo figlio di puttana.

<Che mi è successo?> gli chiesi.
<Oh beh, sei svenuta. Però prima di quello, ti sei riuscita a liberare, servendoti di una forza sovrumana> mi spiegò ed io non feci una piega.

Beh, udito e super forza.
Abbastanza fico.

Passò altro tempo dall'esperimento sulle frequenze, ma, dopo un'origliata, ero abbastanza sicura che oggi mi sarebbe toccato essere vittima di un'altra delle follie del dottore, che entrò poco dopo in stanza.

Parli del diavolo...

Dietro di lui, entrò anche un soldato. Diverso dall'altro.

Strano.

Insieme mi accompagnarono in un'altra stanza, con una specie di capsula al suo interno.
Mi ci fecero entrare dentro, e senza alcuna spiegazione, la chiusero, ma non prima di avermi legata.
<A che cosa serve questa capsula?> chiesi, ma non ottenni risposta.
<Quale test devo superare stavolta?> chiesi sbuffando, ma ancora una volta, silenzio.
<Qualcuno mi può dire che cosa sta per succedere?!> esclamai spazientita, e in risposta, dell'acqua iniziò ad entrare nella capsula, riempiendola a mano a mano che il tempo passava.
<Cosa diavolo state facendo?! Tiratemi fuori! Così annego, brutti idioti!> urlai, ma tutti continuavano ad ignorarmi.

Cercai di tirarmi un po' su con il busto, ma con le mani legate mi era impossibile.
Provai a rompere le catene, ma stavolta era fatte di un materiale diverso. Forse indistruttibile.
Continuai a dimenarmi, ma ormai l'acqua mi era arrivata alla gola.
Allora, presi dei bei respiri profondi, e quando la capsula fu completamente riempita d'acqua, mi salì ancor di più il panico.

Continuai a cercare di resistere, nel mentre che tenevo il tempo, ma dopo un paio di minuti mi accorsi che non mi bruciavano neanche i polmoni.

Possibile che avessi acquisito una maggiore resistenza subacquea?

Contai altri cinque minuti, e lì i polmoni iniziarono ad ardere, necessitando di ossigeno.
Ripresi a dimenarmi, ma ciò non servì a niente.
Iniziai a rilasciare lentamente un po' di fiato, e dopo trenta secondi mi ritrovai senza. Cominciai a sbattere le mani sul vetro, per quanto mi era possibile.
Il fuoco iniziò a salire per le vie aeree.
La bocca mi si seccò.
La vista si iniziò a sfocare.
E il mio cervello mi ordinò di inspirare, nonostante stessi sott'acqua.

Così lo feci.

Inspirai...

I polmoni mi si inondarono di acqua, ma ormai non capivo più niente.

Vidi rosso per un momento.
E poi tutto fu nero.
La forza di riuscire a combattere mi abbandonò completamente, e mi lasciai andare.

Era tutto molto strano.

Ero morta?
Ero ancora viva ma incosciente?

E perché sentivo ancora le cose a me circostanti?

Sentivo l'acqua che continuava a gorgogliare, facendo delle piccole bolle.
Sentivo l'acqua fredda che mi circondava.
Sentivo il vetro liscio della capsula che qualche volta sfioravo.
Sentivo i miei capelli che fluttuavano, accarezzandomi il viso.
Sentivo ancora il dottore che ordinava al soldato nuovo di non farmi uscire.
Sentivo il respiro leggermente irregolare e agitato del ragazzo. E anche quello calmo del dottore pazzo, che però veniva tradito dal tamburellare nervosamente sul tavolo.

Poi però, sentii una strana forza montarmi dentro. Ma non come quando mi sono liberata dalle catene dell'altra volta.
Era una forza diversa. Più...interiore.

Aprii di scatto gli occhi e la capsula esplose con una bomba d'acqua.
Mi ritrovai a terra, tutta bagnata, a sputare i litri d'acqua inalata.
Presi dei bei respiri, e dopo poco il dottore entrò nella stanza, con dietro il ragazzo.
<Controllo dell'acqua, eh? Interessante> si appuntò il dottore, per poi uscire sotto il mio sguardo di fuoco.
Il ragazzo si avvicinò velocemente verso di me, e mi porse una coperta, mentre lo guardavo confusa. Poi, senza dire una parola, se ne andò.

Beh, è stato stranamente gentile per essere un soldato dell'Hydra.

It has always been You -Steve Rogers-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora