Capitolo 30 - IN CERCA DI SOLUZIONI

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Purtroppo i problemi per la giovane Black tendevano ad aumentare con il passare dei giorni.

La poverina sembrava non avere un attimo di pace.

Ovunque si girasse vi erano incubi, allucinazioni e chi più ne ha più ne metta. E, incredibile ma vero, aveva anche la sensazione che la Umbridge la pedinasse; o perlomeno che la tenesse d'occhio quel tanto da farle avvertire la sua presenza ovunque andasse.

Forse la sua era solo un'impressione, ma per lei quella rimaneva comunque "una settimana da incubo".

Da quando aveva saputo dell'evasione da Azkaban di Bellatrix Lestrange, non riusciva più a chiudere occhio e la sua mente le giocava brutti scherzi.

Vedeva la Mangiamorte ovunque: per i corridoi, in classe, persino sotto la doccia. Era diventato un vero incubo.

Odiava la sua stupida immaginazione ma, soprattutto, odiava perdere il controllo.

Come quel pomeriggio, per esempio: lei e Hermione stavano passeggiando per i corridoi in tutta tranquillità, parlando del più e del meno, e poi ecco che una volta girato l'angolo la sua assurda immaginazione decise di scombinarle il cervello.

Le era quasi venuto un colpo quando vide che Bellatrix era lì, di fronte a lei; con il suo sguardo folle e inquietante, tanto da darle i brividi.

Quando Ginevra arrestò il passo Hermione la imitò, guardandola con la fronte aggrottata.

- Stai bene? - le domandò, poggiandole una mano sulla spalla.

Solo allora Ginevra si rese conto di aver trattenuto il respiro.

Era successo davvero? Aveva avuto un'altra allucinazione?

Chiuse gli occhi e scosse la testa. - Sì... tutto bene - rispose, inspirando profondamente e poi espirando.

Continuò a camminare, fingendo che non fosse successo nulla, ma Hermione insistette. - Sei sicura? Ti direi che sembra tu abbia visto un fantasma ma...

- Hermione – la richiamò Ginevra con voce pacata, - va tutto bene. Ho solo avuto un capogiro – la rassicurò sorridendo.

Mentire era il suo forte e questo lo sapevano tutti, le volte in cui c'era qualcosa che riusciva a tradirla erano davvero rare. Temeva solo che proprio in quel momento Hermione potesse scoprire il suo bluff e continuare a insistere fino a farla crollare. Per sua fortuna non accadde.

Anche se non sembrava molto convinta, la riccia annuì.

Le aveva creduto, anche se purtroppo Ginevra non poté evitare gli sguardi sospettosi e preoccupati che le lanciava di tanto in tanto.

Sospirò.

Continuarono a camminare in direzione della sala comune, chiacchierando e scherzando come sempre.

La cosa peggiore, però, era che Bellatrix aveva cominciato a seguirla per tutto il castello, ridendo di gusto e saltellando di qua e di là come una bambina per poi cominciare a canticchiare con la sua vocetta acuta: - Ho ucciso Sirius Black!

Ginevra dovette attingere a tutto l'autocontrollo possibile per non fermarsi ed esplodere davanti ad Hermione, che era ignara di tutto ciò che stava accadendo nella testa dell'amica.

Era stanca, sfinita, e forse sarebbe svenuta da un momento all'altro, ma era troppo testarda per ammetterlo.

- Cavolo! - sbottò ad un certo punto la riccia. - Avevo promesso a Harry che l'avrei aiutato a preparare la lezione di oggi dell'ES. Ti dispiace se ti lascio qui? - chiese mentre rovistava nella sua borsa alla ricerca di qualcosa.

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