Capitolo 15 - RABBIA

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Sembrava una giornata come tante, il cielo era azzurro e gli uccellini cinguettavano felici. Insomma, era quella che si poteva definire una giornata tranquilla. 

Ma quella tranquillità sembrava destinata a finire per qualcuno in particolare.

Ogni mattina, tra le mura del castello, c'era chi si lasciava scappare qualche pettegolezzo infondato, oppure dava libero sfogo alla sua "fantasia" e iniziava ad importunare gli studenti.

I primi malcapitati della giornata furono Paul e Ginevra. Passeggiavano per il corridoio del terzo piano, vicino l'aula di Incantesimi. Erano diretti a Trasfigurazione ma si trovarono la strada sbarrata da un gruppetto di Corvonero e Serpeverde.
Una strana sensazione iniziò invadere la mente della ragazza. Era perlopiù il sospetto che quello strano gruppetto stesse aspettando proprio loro.

- Avete visto? A quanto pare Bennet non è come pensavamo - sbottò un Serpeverde in tono malizioso.

- Ti dobbiamo delle scuse, Bennet! - urlò un altro.

- Black si è consolata subito - gli fece eco un ragazzo dai capelli brizzolati e dall'aria saccente.

- Com'è a letto questa bambolina, Bennet? Ti piace o preferisci ancora qualcos'altro... magari più lungo?

Paul non rispose.

Ignorò gesti e versi espliciti che gli rivolgeva quel gruppetto e afferrò Ginevra per il braccio. Sapeva che, se non fosse stato per lui, la ragazza li avrebbe affrontati senza pensarci un solo istante.

- Ignorali - le sussurrò.

Non era affatto facile, ma lei provò comunque a dargli ascolto... per i primi dieci secondi.

Con una veloce occhiata Ginevra cercò di inquadrare quei brutti ceffi: erano circa una dozzina; alcuni di loro avevano spalle larghe, fisico da battitore, cravatta allentata e la camicia fuori dai pantaloni. Ognuno di loro sfoggiava sul proprio volto un sorriso da sbruffone e, ridacchiando, iniziarono a esprimersi con commenti poco galanti sul corpo della ragazza.

- Non avete niente di meglio da fare, voi? - disse Ginevra, scoccandogli un'occhiata carica di disgusto.
Sembravano degli avvoltoi affamati.

- Lasciateci passare - intimò Paul, cercando di crearsi un varco tra quel gruppetto che sbarrava loro la strada. - Dico sul serio...

- Ah, sì? E cosa hai intenzione di fare, femminuccia? - lo sfotté uno dei tanti Corvonero poco distante da lui.

- Smettila, Chris - ribatté Paul, risoluto. - Ne abbiamo già parlato.

- Lo conosci? - chiese Ginevra in un sussurro. 

Paul le rispose con un: "Ti spiego dopo", e il tono che aveva usato la preoccupò.

- Forza, Bennet - continuò il Corvonero di nome Chris. - Vediamo che sai fare...

Mentre arrotolava lemaniche della camicia fino ai gomiti, Chris girava attorno a Paul come se fosse una preda su cui saltare addosso. - Hai paura? - chiese.

Paul rimase immobile, poi i suoi occhi dolci iniziarono a brillare di una luce strana e i lineamenti del suo viso divennero duri, mostrando un ragazzo completamente diverso. - Non è necessario risolverla così. E poi, l'ultima volta non è stato uno scontro... "equo", diciamo.

Chris sorrise appena, sprezzante. - Che ne diresti se stavolta fossimo solo io e te. Uno contro uno. Coraggio, femminuccia, non farti pregare.

A quel punto Ginevra riuscì finalmente a sciogliere quella strana matassa nella sua mente e capì: quelli erano gli stessi ragazzi che avevano assalito Paul l'anno precedente.

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