Capitolo 36 - I DIARI DI M. DARCY

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 Grimmauld Place sembrava immersa nel silenzio, ogni suo abitante era affaccendato con qualcosa: Regulus e Ginevra si trovavano nello studio, a cercare informazioni utili sull'entità Oscura; Sirius era al piano di sopra con Fierobecco; Kreacher puliva la casa; Angelina dormiva e Molly era appena uscita per andare a fare un po' di spesa e, magari, passare per Diagon Alley a sbirciare la nuova attività di quegli scapestrati dei suoi figli.

 In cucina, invece, seduto al lungo tavolo di legno, Remus meditava nel silenzio osservando la Gazzetta del Profeta.

 Sospirò più volte nel leggere le ultime notizie.

CONTINUANO LE RICERCHE:

I FAMIGERATI BLACK SEMBRANO SPARITI NEL NULLA, MA GLI AUROR NON DEMORDONO.


UNA FAMIGLIA DI BABBANI TROVATA MORTA:

LA CASA È COMPLETAMENTE IN FIAMME. SI PENSA SIA STATA LA FIGLIA DI BLACK. IL MINISTRO AFFERMA: IL PADRE È SICURAMENTE SUO COMPLICE!

 Ogni cosa che leggeva era peggiore della precedente.

 Alla fine lo sconforto ebbe la meglio su di lui e si portò le mani sul viso. - Quando finirà? - sbuffò, sfregandosi gli occhi.

 Ad un tratto udì una voce che invase la stanza.

 - Sirius?

 Remus sussultò e si voltò di scatto verso la voce. La testa di Harry era tra le fiamme smeraldine del camino.

 - Harry! - esclamò sbigottito. - Che cosa... cos'è successo, va tutto bene?

 - Sì - rispose Harry. - Volevo solo... ecco, mi sarebbe piaciuto... parlare con Sirius.

 - Te lo chiamo subito. - Remus si alzò in piedi, ancora perplesso. - È andato di sopra a dare da mangiare a Fierobecco...

 Uscì in fretta dalla cucina, e Harry rimase a fissare la sedia e le gambe del tavolo. Si chiese perché Sirius non gli avesse mai detto quanto era scomodo comunicare via camino; le sue ginocchia stavano già protestando per il prolungato contatto col duro pavimento di pietra della Umbridge.

 Dopo pochi istanti, Remus fu di ritorno con Sirius alle calcagna.

 - Che cosa succede? - chiese ansioso Sirius. Si scostò dagli occhi i lunghi capelli neri e si sedette in terra in modo che lui e Harry fossero alla stessa altezza. Lupin s'inginocchiò accanto a lui con aria preoccupata. - Stai bene? Ti serve aiuto?

 - No - rispose Harry, - niente del genere... volevo solo parlare... di mio padre.

 I due si scambiarono un'occhiata stupefatta, ma Harry non aveva tempo per sentirsi a disagio; le ginocchia gli facevano sempre più male. Perciò, senza indugiare, raccontò quello che aveva visto nel Pensatoio.

 Ginevra, dopo aver passato una giornata intera piegata su quei pesanti ed enormi libri che lei e Regulus stavano studiando, si era trovata a sostare davanti alla porta della cucina. Tese l'orecchio, in ascolto. Voleva solo mettere qualcosa sotto i denti e rilassarsi un po' prima di buttarsi nuovamente sui libri, ma non si aspettava minimamente di sentire la voce di Harry. Quello che stava dicendo su James e i Malandrini l'aveva lasciata senza fiato.

 Si portò una mano alla bocca per trattenere lo stupore.

 Una parte di lei si sentì un po' tradita dal comportamento che suo padre aveva avuto in passato. Non si aspettava minimamente che fosse un bullo. Certo, sapeva degli scherzi e delle scazzottate che alle quali lui e i Malandrini prendevano parte, ma non avrebbe mai immaginato la cattiveria che vi era dietro i loro piani.

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