Capitolo 3 - L'UDIENZA

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Erano passati quattro giorni da quando si era trasferita al numero dodici di Grimmauld Place, ovvero il Quartier Generale dell'Ordine della Fenice, eppure sembrava che fossero passati pochi attimi. Mentre scendeva le scale, quella mattina, sentì il suo stomaco contorcersi e diventare tutt'uno con altri organi interni e sentiva che l'ansia non l'avrebbe mai lasciata da sola.

Quando vide Remus infondo alle scale cercò di mostrarsi calma e rilassata, ma non era certa di esserci riuscita con successo. Il lupo mannaro le sorrise e una volta che lei scese l'ultimo scalino, le circondò le spalle con un braccio.

- Andrà tutto bene - il suo tono rassicurante, solitamente, era come un balsamo per la ragazza... Ma non in quel momento.

Ginevra si sforzò di sorridere, dopodiché seguì il suo padrino in cucina dove il vecchio elfo della famiglia Black era affaccendato nel preparare la colazione.

I due fratelli Black parlottavano in gran segreto ma, non appena la videro, troncarono immediatamente la loro conversazione.

- Buongiorno, principessa - la salutò Sirius con un sorriso amorevole.

- Sembri un po' tesa - notò Regulus, addentando un biscotto, e lei non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo.

- Tu dici? - chiese leggermente sarcastica, prendendo posto accanto a Sirius che la salutò con un bacio sulla fronte.

Loro quattro, insieme al vecchio elfo domestico, erano gli unici abitanti di quella casa ma, essendo il "Quartier Generale", presto avrebbero avuto molta compagnia. Ovviamente lei non era contraria a quell'iniziativa ma credeva che una volta arrivati gli altri componenti dell'Ordine, quella casa non sarebbe stata più la stessa. Insomma, convivere quattro giorni con loro era stato talmente divertente e spensierato da farle provare il desiderio di riprendere quell'arco di tempo e metterli in un Loop, in modo tale da ripeterli senza arrivare a quel giorno...

Purtroppo, però, non era a conoscenza di un Incantesimo in grado di compiere tale miracolo, quindi era costretta a sperare di superare quella giornata senza intoppi. Dopotutto era ormai risaputo che quel giorno sarebbe arrivato, volente o nolente, e adesso era costretta a convivere con l'ansia.

L'udienza riguardo l'omicidio del signor Crouch era fissata per quella mattina e lei temeva di non essere scagionata dall'accusa di essere un'assassina.

Regulus le servì un bicchiere stracolmo di succo di zucca, dopodiché appoggiò la mano su quella di lei, distraendola dai cupi pensieri che la stavano tormentando. - Ce la farai, non preoccuparti - sorrise incoraggiante.

- Lo spero - mormorò lei in risposta.


Era ormai assodato che entrambi erano diventati il frutto di tutto quel ciarlare, eppure Remus sembrava indifferente. Camminava tranquillo al fianco della sua figlioccia che, a differenza di lui, sentiva come delle ripetute scosse lungo la schiena che la istigavano a voltarsi e agire secondo l'impulso, pur di non essere circondati da tutta quella gente insopportabile che continuava a fissarli e a bisbigliare.

Incrociò le braccia al petto, cercando di non cedere all'istinto di afferrare la bacchetta e dare vita ad ogni Incantesimo che le sfiorava la mente da quando aveva messo piede dentro quella struttura.

- Ma che vogliono, un autografo?! - ringhiò a denti stretti.

- Un motivo per mandarti ad Azkaban, e ho paura che ci stiano riuscendo - bisbigliò Remus.

Ginevra non lo guardò nemmeno perché sapeva che, una volta incontrati i suoi occhi, avrebbe dovuto ammettere che non aveva tutti i torti a supporre una cosa del genere. Preferì rimanere in silenzio e non vedere il classico sorrisetto "ho ragione io" di Remus John Lupin.

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