Capitolo 19 - LA VOCE NEL BUIO - parte 2

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- Metti la vestaglia, Potter. Andiamo dal Preside.

Harry era così sollevato che la McGranitt lo prendesse sul serio che non esitò, balzò giù dal letto all'istante, si mise la vestaglia e inforcò gli occhiali.

- Sarà meglio che veniate anche voi – disse la McGranitt rivolgendosi ai Weasley e Ginevra.

Harry prese per mano la sorella e, tutti insieme, seguirono la professoressa fuori dal dormitorio e giù per le scale a chiocciola fino alla sala comune.

Lungo il tragitto, Harry aumentò la stretta sulla mano di Ginevra tentando di trarre conforto da quel contatto. Era preoccupato per il signor Weasley, sperava solo di arrivare in tempo e di salvarlo.

Chiuse gli occhi e lo rivide in una pozza di sangue.

Rabbrividì.

Ginevra riuscì a percepirlo. - Non preoccuparti, andrà tutto bene – disse.

Lui si sforzo di fare un piccolo, seppur nervoso, sorriso. Cercò di convincersi che tutto sarebbe andato per il verso giusto. Ma in cuor suo, sperava che quello che aveva visto fosse solo un sogno e che il signor Weasley fosse al sicuro.

Dopo pochi minuti giunsero al gargoyle di pietra a guardia dell'ufficio di Silente.

Quando la professoressa McGranitt pronunciò la parola d'ordine, il gargoyle si animò e fece un balzo di lato; la parete al suo fianco si aprì rivelando una scala mobile. Tutti salirono sui gradini e la parete si richiuse con un tonfo.

Una volta raggiunta la lucida porta di quercia dell'ufficio del Preside, Ginevra ripensò alla sera in cui scoprì di essere la figlia di Lily Evans e sorella di Harry. Per lei fu una notizia devastante e, per un'istante, ricordò di aver avuto la tentazione di tirare qualcosa di pesante contro Silente.

Dopotutto era stato lui ad architettare tutta la manfrina sui suoi ricordi sbiaditi e sulla pozione anti-crescita, che le veniva somministrata ogni giorno con l'inganno, per mascherare la sua vera età, per chissà quale motivo. Ed era colpa di quel vecchio bacucco se l'avevano separata dalla sua famiglia, dal suo dolce fratello. Ogni volta che ci pensava, sentiva la rabbia crescere dentro di sé e immaginava di sfogarsi sul vecchio mago.

L'immagine di lei che prendeva un tomo enorme dalla libreria lì accanto per poi scaraventarlo sulla fronte del Preside le invase la mente.

"Sì, dovresti colpirlo", cinguettò la voce nella sua testa. "Sai, credo che io e te andremo molto d'accordo. La pensiamo allo stesso modo!".

Ginevra finse di non ascoltare e scacciò via i suoi sgradevoli pensieri.

"Sai bene che non puoi ignorarmi...", le ricordò.

"Come potrei? Non smetti mai di parlare!", rispose Ginevra con una carica di sarcasmo.

L'entità oscura si zittì e Ginevra sospirò, assaporò quel momento e pregò che quel silenzio potesse durare a lungo.

Lentamente, Ginevra riuscì a calmarsi.

Si guardò intorno e vide che la stanza era immersa nella semioscurità; la grande fenice era appollaiata sul suo trespolo, con la testa sotto l'ala, mentre i ritratti dei vecchi presidi che coprivano le pareti sonnecchiavano nelle cornici.

Silente si era seduto alla sua scrivania, su una sedia dallo schienale alto. Indossava una vestaglia viola e oro, sontuosamente ricamata, sopra una camicia da notte candida, ma era perfettamente sveglio, e i suoi penetranti occhi azzurri fissavano la professoressa McGranitt.

- A cosa devo la vostra visita?

- Professor Silente, Potter ha avuto un... un incubo – esordì la McGranitt. - Dice...

Light and Darkness《THE BLACK CHRONICLES》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora