Capitolo 11 - IL DOLORE

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Fu una settimana buia.

Ginevra si svegliò tardi tutte le mattine e la sala comune era quasi sempre deserta. Gli incubi non la lasciavano in pace neanche un'istante, gli occhi incavati e il viso sciupato ne erano la dimostrazione.

Quando aprì gli occhi, Ice era al suo fianco che la guardava con preoccupazione. - Sto bene, tranquillo – disse all'animagus.

Era ormai un'abitudine.

Una volta in piedi legò i capelli distrattamente in una crocchia, sistemò le lenzuola per poi dirigersi verso l'armadio e prendere ciò che doveva indossare, tutto questo per cercare di non pensare a ciò che la tormentava.

Cedric.

Più passava il tempo, più il desiderio di riaverlo accanto si faceva più forte. E l'unico modo per rivederlo erano i sogni. Purtroppo non riusciva ad evitare che essi si trasformassero in incubi spaventosi. Grazie al collegamento che li legava, Regulus era in grado di far cessare gli incubi e svegliare Ginevra... ma il più delle volte l'entità oscura, "Il Mostro", lo portava a uno scontro che, per sua fortuna, riusciva sempre a vincere... anche se con difficoltà.

- Sappiamo bene entrambi che non è così – rispose Regulus una volta tramutato in uomo.

- Lasciami sola... ti prego – mormorò Ginevra con voce strozzata, dopodiché andò a chiudersi nel bagno, a piangere.

Regulus rimase lì, affranto. Non sopportava di vederla in quello stato e sapeva che l'unica soluzione per aiutarla era una soltanto.

Si avvicinò alla porta del bagno e poggiò una mano su di essa. "Lo sai anche tu che è la soluzione migliore", il suo pensiero era un messaggio per lei. Dopotutto il potere di poter comunicare telepaticamente era un vantaggio per entrambi. 

In quel momento Ginevra era allo stremo. Desiderava soltanto dimenticare tutto. Secondo Regulus quella era l'occasione giusta per aiutarla.

I singhiozzi aldilà della porta aumentarono e Regulus sospirò piano. - Ti aiuterò io, piccola.


Era quasi mezzanotte quando Harry uscì dall'ufficio della Umbridge quella sera; la sua mano sanguinava così copiosamente che macchiò la sciarpa in cui l'aveva avvolta. Era convinto di trovare la sala comune vuota al suo ritorno, ma Ron e Hermione erano rimasti alzati ad aspettarlo. Hermione si apprestò a medicargli la mano e fu grato della presenza dei suoi amici. Si diede dello stupido per non aver detto loro quello che procurava una punizione di quella megera della Umbridge.

Quando Harry immerse la mano in una piccola ciotola piena di liquido giallo che Hermione gli stava porgendo, iniziò a provare sollievo.

- Hai pensato a quell'idea di cui ti ho parlato? - chiese Hermione,quasi esitante. - Pensaci, Harry. Saresti un insegnante perfetto.

- Sì, ci ho pensato. Scordatelo – sbottò Harry, per poi sorridere. Non credeva che Hermione potesse essere così divertente.

- Ma Harry, tu sei il migliore del nostro anno in Difesa contro le Arti Oscure e hai di sicuro più esperienza di tutti noi.

- È un'idea – borbottò Ron. - Dopotutto, pensa a tutto quello che hai fatto fino ad oggi. E poi hai sconfitto Tu-Sai-Chi! Quattro volte!

Harry li fissò. - State scherzando, vero?

Ron lo fissò a sua volta. Si schiarì la gola e iniziò ad elencare le gesta del suo amico: - Al primo anno hai recuperato la pietra filosofale, impedendo a Tu-Sai-Chi di tornare. Al secondo anno hai sconfitto Tom Riddle e ucciso il Basilisco. Al terzo anno hai affrontato tutto da solo un centinaio di Dissennatori in un colpo solo...

Light and Darkness《THE BLACK CHRONICLES》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora