Capitolo 40 (Epilogo)

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18 anni dopo.

Junghwan e Yoongi dopo il matrimonio avevano avuto altri tre figli ed erano felici. L'agenzia fondata dalla donna era diventata molto famosa e molti degli Idols che vi lavoravano avevano vinto premi importanti. In quegli anni era saltata fuori la relazione tra Jungkook e Hoseok e in molti li avevano criticati ed offesi, ma Junghwan li aveva difesi a spada tratta, senza nessuna esitazione.
Anche gli altri ragazzi si erano sposati ed avevano avuto anche loro dei figli ed erano cresciuti insieme come una grande famiglia.

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La casa era avvolta nel silenzio, tutti ancora dormivano profondamente, o meglio quasi tutti. La ragazza uscì silenziosamente dalla sua stanza e scese le scale diretta al seminterrato.
Giunta a destinazione aprì lentamente la porta e la richiuse dietro di sé, poi si avvicinò al pianoforte e sollevò il coperchio per scoprire i tasti.

"Yoonji ti ricordo che sei in punizione e che non potrai suonare nessuno strumento fino alla prossima settimana." disse l'uomo facendola sobbalzare per lo spavento.
"Sinceramente parlando, la punizione che mi hai dato mi sembra un po' esagerata." disse Yoonji voltandosi a guardarlo furiosa.
"Trovi esagerato punirti per aver preso a pugni un tuo compagno di classe e aver preso per i capelli una tua compagna?" chiese Yoongi.
"Se lo meritavano!" esclamò Yoonji.
"Non alzare la voce con me signorina. Ricordati che sono tuo padre!" disse Yoongi con tono severo.
"No! Non lo sei! Tutti a scuola dicono che mio padre è un delinquente che sta marcendo in galera e che io sono come lui!" esclamò Yoonji sul punto di piangere.
"Non è aggredendo i tuoi compagni che risolvi le cose!" ribadì Yoongi.
"Parli facile tu! Credi che non sappia che tu e tua moglie mi avete adottata solo perché vi facevo pena?" chiese Yoonji.
"Ti sbagli di grosso." rispose Yoongi.
"E invece no, non mi sbaglio. Per voi sono solo un peso!" urlò Yoonji, ricevendo subito dopo uno schiaffo.
"Non osare mai più dire una cosa del genere. Non sei mai stata un peso per noi. Ti abbiamo trattata come i tuoi fratelli, incoraggiandoti nei tuoi desideri e sostenendoti nelle tue difficoltà. Non ti abbiamo mai fatto mancare nulla e non parlo solo del lato economico, ma anche del lato emotivo." disse Yoongi.
"Voi mi avete portata via ai miei genitori!" disse Yoonji.
"Potrei dirti che ti sbagli, ma non mi crederesti. Perciò fuori c'è un taxi che ti aspetta per portarti da chi ti dirà la verità che tanto desideri conoscere." disse Yoongi avviandosi verso le scale.
Yoonji rimase seduta incredula ancora un attimo, poi si diresse di corsa verso la porta di casa. Una volta uscita salì sul taxi.

"Forse sono stato troppo duro con lei?" disse Yoongi guardando il taxi allontanarsi.
"Forse, avrei voluto essere io a dirle la verità sulla sua adozione. Mi fa male il cuore sapere che lo ha scoperto per colpa dei suoi compagni. Non voglio perdere la mia bambina." disse Junghwan tristemente.
"Tranquilla, non la perderai." le disse Yoongi accarezzandole una guancia.

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Il taxi si fermò, Yoonji scese e quando fece per pagare si sentì rispondere che la corsa era già stata pagata. Dopo che l'auto se ne fu andata la ragazza si voltò a guardare l'imponente edificio grigio. Con titubanza si avvicinò al cancello dove un secondino era di guardia.
"Il suo nome?" chiese l'uomo.
"Min Yoonji." rispose lei.
"Mi può dare un suo documento?" chiese ancora l'uomo.
"Certo." rispose la ragazza porgendoglielo.
"Prego si accomodi, più avanti troverà un collega che l'accompagnerà alla sala colloqui." disse l'uomo porgendole un pass visitatori.
Yoonji si avviò verso la porta del carcere, quando giunse lì un altro secondino la guidò verso una stanza con dei tavolini.
La stanza era completamente vuota, fatta eccezione per un tavolino dove era seduto un uomo ammanettato.

"Mi avevano detto che avevo una visita, ma non credevo si trattasse di una ragazzina. Qual'è il tuo nome?" chiese l'uomo vedendola.
"Yoonji, Min Yoonji e ho 19 anni." disse lei e vide l'uomo sobbalzare sorpreso.
"E così la signora Min ha mantenuto la sua parola, era meglio se non lo faceva." disse l'uomo sospirando mentre Yoonji lo guardava confusa.
"Chi siete? Di cosa parlate? Come fate a conoscerla?" domandò Yoonji.
"Chi sono? Sono il tuo vero padre ragazzina. E conosco tua madre da prima che si sposasse." disse l'uomo.
"La signora Min non è mia madre. Lei e suo marito mi hanno rapito da piccola e per non avere problemi ti hanno fatto finire in prigione." disse Yoonji.
"Ti sbagli ragazzina, loro non ti hanno rapita. E in prigione ci sono finito per altri motivi." disse l'uomo.
"Come fai a dire che non mi hanno rapita?" chiese Yoonji sempre più confusa.
"Perché sono stato io a dire alla signora Min di adottarti." rispose l'uomo.
"Cosa? Perché?" chiese Yoonji incredula.
"Siediti ragazzina, ti racconterò tutto." disse l'uomo sospirando e Yoonji si sedette di fronte a lui.
Il signor Cheong prese un profondo respiro poi cominciò a parlare, raccontando alla ragazza quello che successe 19 anni prima, senza tralasciare nulla. Il suo tono di voce era freddo, distaccato, come se stesse parlando di un'altra persona. Yoonji ascoltava in silenzio, incredula, le riusciva difficile credere a quello che l'uomo di fronte a lei stava dicendo.
"Non ci credo!" disse poi scuotendo la testa.
"E allora perché sei venuta qui per parlarmi?" chiese l'uomo.
"Come?" chiese Yoonji non capendo.
"Se sei qui è perché la signora Min ti ha raccontato tutto." disse l'uomo.
"Non è stata lei. L'ho saputo da alcuni miei compagni di scuola, anche se non so come lo abbiano scoperto, e per vendetta ne ho preso uno a pugni e ad un'altra ho tirato così forte i capelli fino a strapparglieli. Tutti a scuola hanno ragione quando dicono che sono una delinquente come te. Tale padre, tale figlia!" disse Yoonji, scatenando una risata amara nell'uomo.
"Ragazzina non basta avere un legame di sangue per essere una famiglia. Ci vuole anche amore e so che i signori Min te ne hanno dato tanto. So dei tuoi successi scolastici e sportivi, perché in questi anni mi hanno sempre tenuto al corrente di quello che facevi, anche se ho sempre rifiutato di vedere le foto che ti scattavano. Esattamente come non basta mettere al mondo un figlio per dire di essere genitori. Ricorda che i figli sono di chi se li cresce. Ora torna da loro, saranno sicuramente ancora fuori da questo posto ad aspettarti, io non voglio avere a che fare con te. Ti ho dato a loro solo perché per me eri un peso!" disse Cheong freddamente.
"Mi hanno fatto venire qui in taxi, come puoi essere sicuro che saranno qui fuori?" domandò Yoonji con ironia.
"Fidati, ti stanno aspettando." insistette l'uomo.
"Posso tornare a trovarti?" chiese Yoonji.
"No!" rispose Cheong.
"P-Perché?" chiese Yoonji con voce tremante.
"Perché non voglio più vederti, ragazzina. Tornatene dai tuoi genitori e scordati di me." disse Cheong freddamente.
"Ma tu sei mio padre!" disse Yoonji sul punto di piangere.
"Tuo padre è l'uomo che ti ha cresciuta, ragazzina, e che ora è fuori da questo edificio ad aspettarti. Io non sono nulla per te, come tu sei nulla per me. E adesso vattene!" le disse duramente.
Yoonji lo guardò con le lacrime agli occhi, aprì un paio di volte la bocca per parlare ma non riuscì ad emettere un suono. Chinò la testa, si voltò e si diresse verso la porta.
"Perdonami bambina mia, ma è per il tuo bene. Abbi cura di te e sii felice." pensò Cheong mentre restava a guardarla in silenzio, poi una fitta improvvisa lo colpì, si portò una mano al petto cercando di alzarsi ma cadde al suolo.
Yoonji sentendo quel tonfo si voltò di scatto e vedendolo a terra cominciò ad urlare. Subito entrarono dei secondini seguiti da due infermieri e si avvicinarono all'uomo per soccorrerlo. Dopo innumerevoli tentativi uno degli infermieri guardò il direttore del carcere, sopraggiunto poco dopo, e scosse la testa. L'uomo si voltò verso la porta, dove un secondino teneva Yoonji per le spalle, e guardò con pietà quella ragazzina piangente.
"Mi dispiace ragazzina, ma non ce l'ha fatta. Accompagnatela fuori di qui per favore." disse l'uomo guardandola.

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Yoongi poggiato alla fiancata dell'auto guardava pensieroso il grigio edificio, quando gli squillò il telefono.
"Pronto?... Sono io... Quando è successo?... Capisco... Non si preoccupi, sono qui fuori... La ringrazio, buona giornata." disse prima di riattaccare.
"Tesoro tutto bene?" chiese Junghwan da dentro la macchina.
"No, Cheong è morto d'infarto davanti a Yoonji." rispose Yoongi sospirando.

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Yoonji varcò il cancello del carcere e si ritrovò in mezzo alla strada. Sì guardò intorno confusa, gli occhi pieni di lacrime. Ad un certo punto il suo sguardo si fermò su due figure poggiate vicino ad una macchina, si incamminò esitante verso di loro, poi d'un tratto cominciò a corre e si gettò piangendo tra le braccia di Junghwan che la strinse a sé dolcemente senza dire nulla. Rimase così, stretta alla donna che l'aveva cresciuta, per quella che le sembrò un'eternità, piangendo e singhiozzando, fino a quando non sentì una mano tra i capelli.
"Ricordati che non sei sola, ci siamo noi con te." disse Junghwan dolcemente.
"Vieni bambina, torniamo a casa." disse Yoongi continuando ad accarezzarle la testa. Yoonji si limitò ad annuire. Salirono in auto, e dopo che Junghwan e Yoonji si furono accomodate sui sedili posteriori, Yoongi si allacciò la cintura di sicurezza e mise in moto, guidando poi con calma verso casa.
Yoonji restò tutto il tempo abbracciata a Junghwan, finalmente aveva capito. I coniugi Min, anche se severi, erano i genitori più dolci e comprensivi che potesse avere e non ne voleva altri. Così come gli altri membri dei Bts erano per lei i migliori zii del mondo.
"Appa." disse Yoonji a bassa voce.
"Sì?" chiese Yoongi continuando a guidare.
"Ti voglio bene." disse Yoonji.
"Anch'io bambina mia, anch'io." rispose Yoongi sorridendole dallo specchietto retrovisore.










FINE.

Un gemello.... inaspettatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora