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Jake mi sveglia con un piccolo scossone, stavo sognando di essere a capo della società di mio padre, con una borsa nuova di Chanel ed un paio di diamanti alle orecchie. Un sogno bellissimo. Ho chiesto a Jake di svegliarmi quando saremmo arrivati in Jamaica, e così è stato. Ha affittato un Jet privato per poter volare tranquilli. Forse la sua idea era quella di farmi sua durante tutto il volo, ma si è sbagliato di grosso. Non ho una stima precisa di quante ore sono passate dalla nostra partenza, ma non ne posso più. Voglio solo sdraiarmi su una spiaggia, con una bevanda fruttata ed un po' alcolica a prendere il sole.

"È tutto pronto Signori Price"

Ci informa l'assistente di volo dalle labbra rosse scarlatte, che per tutto il volo non ha fatto altro che fare gli occhi dolci a Jake.

"Bene, grazie"

Jake mi prende per mano, un gesto insolito data la piccola discussione avuta nella limousine. Mi accompagna fuori dal jet, la prima cosa che sento è il calore cocente del sole in faccia. La pelle mi pizzica a causa del calore che mi circonda. Camminiamo con pazienza fino ad una Mercedes classe c Cabrio, grigio metallizzato. Il personale del Jet termina di sistemare le nostre valigie nel bagagliaio, proprio quando Jake accende il motore e sgomma via. Sembra nervoso, ma al momento poco mi importa, mi lascio scompigliare i capelli dal vento caldo e mi godo la bellissima vista della spiaggia alla nostra destra. Jake guida per qualche minuto attraverso Kingston, superiamo la città ma rimaniamo sempre sulla costa. Svolta poi verso una strada sterrata, alla fine di essa c'è una villetta su due piani. Ha un giardino frontale stupendo. Con un dondolo, una piscina, un grill esterno ed un salottino con mobili di vimini. Jake parcheggia la macchina su uno spiazzo di ghiaia, ad accoglierci c'è uno staff.

"Staremo qui?"

"Sì. È la villa di mio padre, ci portava qui mia madre quando volevano staccare un po', da giovani"

Jake cammina veloce verso l'ingresso. È decisamente arrabbiato con me, probabilmente si sente in imbarazzo perché l'ho rifiutato in auto. Forse devo porre rimedio, per far si che il nostro matrimonio non vada in pezzi ancor prima di cominciare. Lo seguo silenziosa mentre un uomo vestito di nero recupera i nostri bagagli. La casa è divina, spazi ampi, soffitti alti e color freschi. Jake è al piano di sopra, probabilmente nella nostra camera da letto. Ci sono quattro stanze, non le guardo tutte, mi limito a seguire il rumore di armadietti che si aprono e richiudono. La nostra camera da letto è infondo allo stretto corridoio, non appena entro noto la enorme porta finestra che conduce ad un terrazzino. La vista è mozzafiato, è come guardare un quadro raffigurante una spiaggia tropicale, solo che in questo caso la vista è reale. La stanza è piuttosto semplice, anche se lussuosa. Le pareti sono color panna, il pavimento è fatto in parquet color nocciola, i mobili invece sono bianchi e sui toni chiari. C'è un cassettone tra la cabina armadio ed il bagno. Jake è in quest'ultimo. È mezzo nudo pronto ad entrare in doccia. Mi sembro una pervertita a fissargli il corpo ricoperto di tatuaggi. Sono più che altro Tribali, scritte e simboli. Allungo una mano e gli picchietto sulla spalla. La parete dei lavandini ha due specchi grandi, perciò deve per forza avermi vista entrare.

"Va tutto bene Jake?"

Lui annuisce. Traffica con il bottone dei suoi Jeans, se ne libera come se non fossi nella stanza. Lo butta in un cesto di vimini, poi fa lo stesso con i suoi boxer ed i calzini. Non posso fare a meno di dare una sbirciatina, e per un attimo mi sento cosi stupida nel rifiutarlo. Potrei trarne così tanto piacere.

"Non tenermi il muso... so che ho ferito il tuo orgoglio maschile, e mi dispiace"

Jake ride e scuote la testa, si gira verso di me. Il suo profumo è molto intenso, non si parla più di acqua di colonia. È un odore di pelle sudata, di profumo evaporato, di Jake.

"Non è per questo che sono incazzato"

"E allora per cosa? È la nostra luna di miele, dovremmo... non so essere felici per lo meno"

Jake solleva un sopracciglio per nulla divertito. Mi da le spalle, a quel punto il mio sguardo si posa sulle sue chiappe. Ha due glutei sodi che guizzano ad ogni passo. In confronto le chiappe dello spogliarellista sono flaccide. Si infila nella doccia, una doccia piastrellata con vetri temperati, ed apre il getto dell'acqua. A giudicare dalla pressione è proprio una bella doccia. Mi siedo sul bordo della vasca, posta nella parete opposta alla doccia, ed incrocio le braccia sotto al seno. Lo guardo mentre di insapona i capelli, mentre si insapona il corpo. Mi distraggo solo per qualche istante, devo ancora capire perché diavolo mi tiene il muso.

"Dimmi che cosa ho fatto, così ti chiedo scusa e possiamo iniziare questa... cosa"

"Vedi Blue, tu nemmeno pronunci la parola matrimonio. So bene che non l'hai scelto tu, che non eri felice di sposarti, ma almeno io ci sto provando"

Fissa il muro mentre parla, il vetro che ci divide ovatta un po' la sua voce. Guardo il tatuaggio che ha sulla schiena, è un cobra con la bocca spalancata. Non riempie tutta la schiena, ma solo la parte tra le scapole. È grande quanto una mano, ed è minaccioso.

"Siamo sposati solo da poche ore, le tue sono solo scuse. Ho ferito il tuo orgoglio dicendoti quelle cose in macchina. Tu sei così abituato ad avere donne intorno che si aprono come una porta telecomandata. Poi hai trovato me, la quale non ha alcun interesse nel farsi sottomettere. Ti ho detto esplicitamente che sarò io a sottomettere te ed ora sei arrabbiato, perché non ti senti più l'Alpha"

Jake si gira a guardarmi, appoggia le mani sul vetro della doccia, lo guardo in tutta la sua bellezza. I bicipiti tatuati e gonfi, il busto forte, la linea delle costole appena visibili, ed il suo membro perfetto, le cosce foniche e le gambe lunghe.

"Va tutto bene?"

Jake ha un sorriso irriverente, flette i muscoli apposta per farsi guardare. Potrei rimanere qui delle ore con gli occhi fissi sul suo bellissimo corpo, ma non lo farò. Mi alzo dal bordo della vasca e me ne vado dal bagno. Prima o poi dovremo fare sesso, lo so bene, ma posso prolungare quel momento per qualche altra ora.

Because I love you  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora