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BLUE

Il Blu pearls è uno dei locali più in voga degli Hamptons, è gestito da un figlio di Papà di nome David Castillo, suo padre ha una società di import export con sede a Barcellona. Non l'ho mai visto in tutta la mia vita, se non sui giornali e sui social. Jake mi tiene per mano come se non avesse passato una settimana ad ignorarmi. Nonostante ciò, mi fa piacere sentire la sua pelle contro la mia. Il nome dei Price basta per farci saltare la fila, lasciamo il caldo afoso di metà luglio per entrare in un enorme magazzino ristrutturato. L'aria è più fredda all'intento, nonostante l'orda di persone ammucchiate in pista. Baxter ci fa strada verso la balconata al piano di sopra, da cui si ammira tutto il locale. La musica è meno forte, c'è meno casino. Ci sistemiamo ad un tavolo vicino alla ringhiera di vetro, al posto delle sedie ci sono delle poltroncine nere, con un divano di pelle a quattro posti. Io mi siedo su una delle due poltroncine, mentre Jake prende posto nell'altra, dalla parte opposta della mia. Mi lancia degli sguardi contraddittori, prima sembra volermi chiedere scusa, poi sembra incazzato. Non lo capisco affatto.

"Facciamo un giro di Shots!"

Esclama Sybil. Mia sorella ha due personalità ben distinte, c'è la Sybil di New York, e la Sybil degli Hamptons. Le due sono molto differenti l'un dall'altra. Sybil a New York è composta, garbata, silenziosa, timida. Invece qui, negli Hamptons, si trasforma. Si lascia andare e si gode l'estate come se fosse l'ultima. Beve, fa l'ochetta e va alle feste.

Sybil richiama l'attenzione di un cameriere, il quale si avvicina per prendere le nostre ordinazioni. Gli shots di Tequila arrivano subito, ognuno butta giù il suo senza fare alcuna faccia, ma io non sono abituata a tutto ciò. Non mi piace bere come fanno loro, mi sono ubriacata un paio di volte nella vita, ed entrambe le volte non è stato piacevole.

"Va tutto bene?"

Jake attira gli sguardi su di me, mi fa sembrare una bambina. Ha uno sguardo piuttosto preoccupato, probabilmente si sente in colpa perché mi ha vista piangere in bagno. Ho un attimo di esitazione, se Jake si preoccupa perché uno shot è troppo forte allora tiene a me. Non dovrei vendicarmi come una bambina viziata. Ricordo all'istante che lui ed Asia si sono dati appuntamento, e la voglia di vendicarmi torna più forte che mai.

"Sybil balliamo? Mi sto annoiando"

Richiamo mia sorella ignorando lo sguardo deluso di Jake, e la sua domanda. Mia sorella non se lo fa ripetere due volte, mi prende per mano ed insieme scendiamo le scale. Ci immergiamo in quella marea di persone sudaticce ed ubriache, Sybil mi trascina proprio nel centro. Sculetta, attira l'attenzione degli uomini attorno a se, si gode la musica che ci pompa nelle orecchie e fa vibrare i nostri corpi. Decido di darmi un occasione per divertirmi e liberare la mente. Inizio a muovermi anche io, cerco di andare a ritmo. Sollevo lo sguardo verso la balconata per un istante, Jake è in piedi con le mani strette a pugno mentre mi guarda. Mantengo il contatto visivo mentre mi struscio contro un paio di uomini, e mentre mi lascio trasportare. Chiudo gli occhi e quando li riapro non lo vedo più, se Jake avesse avuto dei sentimenti per me non avrebbe reagito così. Sarebbe sceso qui sotto a prendermi per portarmi via. Ho avuto la risposta che cercavo.

"Ciao, ti va di fare un giro?"

Vengo distratta da un uomo sui quaranta, ha i capelli rossicci un po' spettinati. Ha la fronte sudata, le occhiaie, e non sembra stare bene. Probabilmente è fatto di qualcosa. Zoppica verso di me con un paio di bermuda color cechi, un paio di mocassini ed una camicia nera  macchiata.

"No, scusa io... sono sposata"

Gli mostro l'anello, lui annuisce poi si abbassa verso di me per sussurrarmi all'orecchio.

"Lo so, con Jake Price. Non è quello che credi, lui ha ucciso..."

Non fa in tempo a finire la frase perché qualcuno lo spinge a terra, quel qualcuno inizia a colpirlo ripetutamente con dei pugni. Mi accorgo troppo tardi che è Jake. La folla attorno a noi si allontana, alcuni chiamano la sicurezza del locale, mentre io non so che fare. Nessun uomo ha mai litigato per me.

"Jake smettila!"

Lo spingo dalle spalle, ma Jake si ferma solo quando la sicurezza arriva. Lo afferrano per le braccia, il suo viso è una maschera di rabbia.

"Stalle lontano... non ti permetterò di rovinarmi la vita ancora!"

Urla contro l'uomo steso a terra. Ha il viso ricoperto di sangue, il naso probabilmente è rotto ma è ancora cosciente. Le sue parole iniziano a riaffiorare nella mia mente, chi ha ucciso Jake? È vero oppure è solo un pazzo che vuole rovinare la vita a Jake? E le sue parole? Non ti permetterò di rovinarmi la vita ancora. Due braccia calde si avvolgono intorno a me, sussulto e mi giro per vedere Sybil, dietro di se c'è Baxter. Veniamo allontanati dal locale, Jake cammina davanti a noi silenzioso.

"Che diavolo è successo?"

Domanda Baxter confuso, guarda me per cercare risposte, ma nemmeno io so cosa sia successo. Io e quel tipo stavamo solo parlando, nulla di più.

"Jake?"

Mi fermo in mezzo alla strada, Baxter, Sybil ed Asia fanno lo stesso alle mie spalle e Jake è costretto a fermarsi. Non mi guarda negli occhi, e ciò rende tutto ancora più frustrante.

"Potete lasciarci soli?"

I tre se ne vanno senza esitare, Jake rimane distante da me. Si tocca le nocche graffiate con il pollice e rimugina su ciò che è appena successo. Mi schiarisco la voce, dopodiché mi avvicino alla spiaggia sulla nostra destra. Cammino finché non sono vicina alla riva. Jake è subito dopo di me. Mi tolgo i sandali e li lascio sulla sabbia.

"Quel tipo mi ha detto delle cose, precisamente che io non so chi tu realmente sia, e che..."

Faccio un respiro profondo prima di continuare. La voce mi trema, così come le mani. Voglio sapere ogni cosa, ma voglio anche scappare via, correre finché i polmoni non mi faranno male.

"H-ha detto che tu hai ucciso qualcuno"

C'è un silenzio assordante tra di noi, quasi mi sento soffocare. Jake si siede sulla sabbia accanto a me, alcune lacrime mi rigano il volto. Jake si schiarisce la voce, fa dei respiri profondi dopodiché mi racconta la sua storia.

"Quel tipo era Regan. Lo conosco dal college, aveva qualche corso in comune con me e Bryce. Uscivamo insieme, spesso. La notte dell'incidente era con noi in macchina. Eravamo andati ad una festa, avevamo bevuto tutti e tre. Regan aveva messo nei nostri drink qualcosa, solo che noi non ne eravamo a conoscenza. Mi sono messo alla guida, ho perso il controllo della macchina e... beh il resto lo sai"

Per tutto il tempo trattengo il respiro. Fisso dritta davanti a me mentre le lacrime mi annebbiano la visuale. Jake ha ucciso Bryce. Mio marito allunga una mano verso di me, ma io la sposto velocemente.

"Blue ti prego mi devi credere, è stato un incidente..."

"Perché non me l'hai detto? Hai avuto mille occasioni per raccontarmi la storia ma non l'hai fatto!"

Fatico a parlare a causa dei singhiozzi. Il mio dolore per la morte di Bryce è stato diverso.  Non ho vissuto con lui abbastanza per soffrire come ha sofferto mia madre, o mio padre, o Jake addirittura. Perciò non capisco perché lui non mi abbia mai detto che cosa realmente è successo quella notte. Non aveva alcun motivo per aver paura, non mi sarei arrabbiata perché sapevo perfettamente che è stato un incidente e che anche lui ha sofferto a modo suo.

"E come potevo dirtelo? Tu mi odiavi Blue, e non dire che non è così!"

Mi porto le mani tra i capelli e faccio qualche passo sulla spiaggia. Ho bisogno di riflettere su tutta questa storia, ho bisogno di capire come andare avanti.

"Vado a casa dei miei genitori..."

"No Blue, non mettere distanza. Ti prego andiamo a casa"

"No. Non posso stare con te adesso!"

Mi infilo i sandali nel silenzio totale, Jake non fa niente altro per fermarmi. Mi lascia andare, forse avrei voluto che mi fermasse, ma è meglio così.

Because I love you  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora