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JAKE

Sono passate due settimane da quando me ne sono andato dagli Hamptons, da quando sono scappato via invece di inseguirla e farla restare. Avrei dovuto costringerla a parlarne e le avrei chiesto scusa. Invece sono tornato a New York ed ho passato il tempo ad ubriacarmi e a mangiare cibo precotto, e d'asporto. È ironico come all'inizio ero convinto che l'avrei piegata al mio volere, volevo trasformarla nella mogliettina perfetta. È ovvio che lei hai piegato me. Si è fatta strada nel mio cuore, stavamo bene poi ho rovinato tutto. Ero arrabbiato perché sentivo che nonostante tutto lei non provasse nulla per me. Ma dal modo in cui sembrava ferita ho capito che il sentimento è reciproco.

La suoneria del cellulare interrompe il silenzio, appoggio la bottiglia di Gin sul tavolino davanti a me, poi afferro il telefono e rispondo a Baxter.

"Pronto?"

"Sei ubriaco?"

"Come cazzo.... Lascia perdere, non sono ubriaco. Che vuoi?"

C'è un attimo di silenzio, riporto la bottiglia alle labbra e ne bevo un lungo sorso. Il Gin mi brucia la gola, assaporo quel bruciore che mi ha fatto compagnia fino ad oggi. Ogni volta che chiudo gli occhi la vedo ballare, è bellissima con quei lunghi capelli castani, le sue forme morbide..."

"Hai capito? Devi tornare perché io non ce la faccio più. Papà è incazzato nero, la madre di Blue è in uno stato di depressione e Blue è sparita. Nessuno la sente da dieci giorni!"

"Non vuole farsi trovare, Baxter. Lasciatela in pace. E fate lo stesso con me"

Finisco la bottiglia, che metto accanto alle altre sei, sul bancone della cucina. Baxter esclama qualche imprecazione, mi prega di tornare, ma non ho alcuna intenzione di alzare il culo dal divano.

"Cosa pensi che succederà? Ti stai rovinando la vita perché sei un codardo. Valla a cercare, è quello che vuole!"

"Sta zitto, non sai nulla di Blue. L'ho delusa, se andassi a cercarla sarebbe inutile. Mi farei del male e ne farei a lei. Non mi vuole più vedere o sentire, prima o poi la sua rabbia si attenuerà ed io cercherò di farmi perdonare!"

Baxter inizia a parlare, ma qualcuno gli strappa il cellulare dalle mani. Sento un fruscio prima che quella persona si decida a parlare.

"Jake... sono Sybil. Blue non sparisce, non l'ha mai fatto in tutta la sua vita. Sono io quella che prende e se ne va in Europa. È passata più di una settimana e non si è ancora fatta sentire, ti prego aiutaci a cercarla"

I singhiozzi di Sybil non mi strappano il cuore in mille pezzi, mi fanno sentire in colpa. In un istante cambio idea, mi passo le mani sul viso ed annuisco guardando la parete davanti a me.

"Ok senti, provo a cercarla a casa vostra. Magari è tornata qui a New York"

"Non c'è, mio padre ha chiamato Lionel, è venuto stamattina a pulire ma non ha trovato nulla di lei. Hai idea di dove altro possa essere andata?"

"Perché dovrei saperlo? Tua sorella è un mistero, è proprio come Bryce, lei..."

Ho un illuminazione, un ricordo ben fisso nella mia mente. Bryce ogni tanto spariva dalla città, quando doveva studiare soprattuto. Andava in un appartamento a mezz'ora da New York.

"Jake?"

"Ti richiamo non appena so qualcosa, ok?"

"Ti prego portala a casa. Mia madre ha già perso un figlio"

"Ci penso io"

Chiudo la chiama dopodiché mi infilo sotto la doccia. Imposto l'acqua fredda per risvegliarmi, ma non sembra funzionare. Bevo una tazza di caffè mentre mi vesto. Cerco le chiavi di quel appartamento nel mio studio, per anni l'ho usato, dopo la morte di Bryce. Ci portavo le donne, preparavo i progetti, studiavo. Era il mio rifugio da tutto, proprio come per Bryce. Ci metto mezz'ora ad arrivare al luogo. La palazzina si trova in una contea mezza sperduta, è una di quelle cittadine dove tutti conosco tutti, e dove la gente ti accoglie con le torte e i pasticcini. Parcheggio la macchina sulla strada, sono sollevato quando vedo le finestre aperte. Entro nel portone, salgo le scale fino all'ultimo piano. L'appartamento è sulla sinistra. Inserisco le chiavi ed apro la porta. C'è silenzio, un odore familiare di Blue. È difficile da spiegare, è il profumo del suo ammorbidente credo, ma ormai il mio cervello lo identifica come il profumo di Blue. L'appartamento non è cambiato affatto dall'ultima volta, le cose di Bryce sono ancora tutte qui. La libreria è piena di fumetti, e action figures di manga Giapponesi. Tutte donnine mezze nude.

"Chi c'è li?!"

Esclama Blue dalla camera da letto, trattengo a stento un sorriso. È proprio come suo fratello. Mi tolgo le scarpe all'ingresso, poi la raggiungo. È sul letto con un cucchiaio di legno ed un coltello. Riposa le spalle non appena si accorge che sono io, ma l'istante dopo indossa la sua maschera di rabbia.

"Che cosa diavolo ci fai qui? E come sei entrato?"

Le mostro le chiavi nelle mie mani, lei posa le sue armi di difesa e si alza dal letto. Indossa il suo pigiama vecchio e bucherellato. Mi passa accanto, il suo profumo mi accarezza le narici e la mia mente si fa silenziosa.

"Come conosci questo posto?"

La seguo in salotto, Blue si siede sul divano ed afferra uno dei fumetti di Bryce. Glielo levo gentilmente dalle mani, e lo rimetto apposto.

"Non toccare le sue cose, a Bryce non piaceva"

"È mio fratello, ed è morto"

Blue precisa con una nota di tristezza negli occhi. Si alza dal divano e recupera il fumetto che poco fa le ho tolto di mano. Sfoglia le pagine con attenzione, si lecca le dita per far incollare la carta alla pelle, e da un occhiata veloce alle immagini.

"Non hai risposto alla domanda. Come conosci questo posto?"

"Mio padre ha una copia delle chiavi nel suo studio, viene qui ogni tanto. Una volta ci ha portate con se, ci disse di non toccare nulla altrimenti ci avrebbe punite severamente"

Tiene per tutto il tempo lo sguardo sul fumetto, invece di guardare me. Appoggio le chiavi sul ripiano della cucina, poi mi siedo accanto a lei sul divano.

"Blue, dobbiamo parlarne"

Aspetto che mi dica di andare a fanculo, ne sarebbe capace, ma invece sospira ed annuisce.

"Lo so"

Ripone il fumetto sulle sue gambe e mi guarda negli occhi. Non è più arrabbiata come prima, o almeno non lo sembra. Storce il naso poi si acciglia.

"Sei ubriaco? Puzzi come una distilleria!"

"Non sono ubriaco, ho bevuto un paio di bicchieri prima di venire qua!"

Mento, ma lei mi legge nella mente. Si porta una mano al naso ed indica il bagno.

"Vai a lavarti cazzo"

"Perché non ordiniamo da mangiare? Ordina dove vuoi, mangiamo e parliamo"

Blue si alza dal divano e recupera il suo cellulare dal mobile della cucina. Per tutto il tempo mi guarda schiaffata, prima di cena mi costringe a farmi un altra doccia, che però non da molti risultati.

Because I love you  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora