15.

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Sono letteralmente a pezzi.
Simon ha avuto la brillante idea di andare con John a correre, e non so con quale strano trucchetto magico mi hanno convinta ad andare con loro.
Sento il fiato mancarmi e non perdo tempo a prendere l'inalatore e fare un bel respiro.
<<Stanca? >> mi domanda John mentre fa stretching davanti la panchina su cui ho deciso di piazzarmi per riposare.
<<Sento tutti i muscoli andare a fuoco, posso andare a casa?>> piagnucolo massaggiandomi il polpaccio che tira.
<<Ma ci rimane ancora un giro da fare! >> Simon indica il campo da calcetto del parco e io sbuffo guardandolo male.
Non ne posso più, già al secondo giro mi sentivo soffocare, figuriamoci se ne faccio un altro. E ne abbiamo fatti già cinque.
<<Fatelo voi, io resto qua>> Dico in modo convinto con l'intenzione di non essere più coinvolta in nessuna corsa.
Senza troppi inviti i due si allontanano per fare l'ultimo giro.
Mi rilasso con la schiena sulla panchina godendomi l'aria fresca a pieni polmoni.
La settimana è trascorsa tranquilla, niente frecciatine di Simon a Nicholas e niente comportamenti strani da parte di quest'ultimo.
Brian non mi ha infastidito più di tanto a parte qualche battutina quando ci incontravano nei corridoi di scuola, ma per il resto, tutto molto tranquillo.
James ha cercato ancora di invitarmi ad uscire, direi invano dato che Simon gli ha ribadito che sabato avrei studiato con lui e che i pomeriggi ero occupata con Nicholas.
Non voglio risultare cattiva ma inizia ad infastidirmi questo suo volermi invitare per forza da qualche parte.
Dopo circa dieci minuti vedo i due ragazzi corrermi incontro e prendere posto vicino a me, entrambi col fiatone.
<<Sono stanco morto>> lamenta Simon sorridendo a John che si massaggia un gomito.
<<Ma se hai fatto metà giro camminando>> lo prende in giro ricambiando il sorriso dolce.
Sono carini insieme, e son grata che nonostante la loro relazione, Simon non mi trascuri come amica e spesso e volentieri mi inviti con loro da qualche parte. A volte mi sento il terzo incomodo e mi sento in colpa a stare con loro, ma entrambi mi dicono sempre di non preoccuparmi.

Torno a casa e saluto nonna che come al solito sta coi ferri sulla poltrona a guardare la tv.
Mi faccio una veloce doccia e vado in camera mia a fare i compiti.
Sento ancora le gambe indolenzite e decido di stendermi sul letto coi libri.
Dopo due ore di studio ripongo tutto nello zaino e vado in cucina seguendo il buon odore che ne arriva.
<<Vuoi una mano con la cena? >> domando alla nonna intenta a tagliare dei pomodori mentre fisso le cotolette friggere in padella.
<<No, però se vuoi puoi preparare la tavola>> sorride lei e io non me lo faccio ripetere due volte che inizio a tirare fuori le posate e i piatti per apparecchiare.
<<Come va a scuola? >> domanda all'improvviso mentre mi porge il piatto pieno.
<<Bene>>
Mi sorride e si siede a tavola anche lei iniziando a mangiare.
<<Stavo pensando di andare al cimitero domani, vuoi venire con me? >> mi guarda e aspetta una mia qualsiasi reazione ma io mi limito ad annuire.
Non ci son voluta andare per anni alla tomba di mamma e papà, solo nell'ultimo anno ci son andata due o tre volte. Mi sento male ogni volta che penso a loro due che non ci sono più, e mi sento in colpa ad essere viva mentre loro due no, anche se li ricordo poco.
Il vago ricordo della notte buia in macchina, e quell'improvvisa luce forte che ci veniva addosso.
<<Non serve che vieni>> La voce di nonna mi riporta a guardarla.
<<Ho detto che ci vengo>>
<<Ma io non voglio che ti sforzi. Sarò più felice a sapere che lo farai perché vorrai tu e non per fare un piacere a me>> e dopo avermi sorriso riprende a mangiare.
Le sono grata che non insiste mai su questo argomento e non me lo faccia pesare.
Finiamo di mangiare e io torno in camera dopo aver lavato i piatti e lasciato nonna a vedersi la tv indaffarata a finire la sua creazione ai ferri.
-Compiti di scienze? -
Guardo il messaggio da Simon e giro gli occhi al cielo ma decido di mandarglieli lo stesso perché so già che se non lo faccio mi chiamerà supplicando.
Ripongo il quaderno nello zaino e riprendo il telefono dopo che vibra una seconda volta.
Uno spam di cuori da parte del riccioluto.
Blocco il cellulare e lo  rimetto sul comodino.

<<Allora, sabato un amico di John fa una festa e noi ovviamente ci andremo, te inclusa>>
Guardo Simon davanti a me che mi sorride e imita un balletto glorioso.
<<No>> rispondo secca ma lui sembra non metabolizzare subito, poco dopo però si rende conto della mia risposta e smette con l'esilarante ballo e si blocca a fissarmi.
<<Come no? >> urla spaccandomi quasi un timpano e prendendomi per le spalle.
<<Mi pacchi così? Io ci son sempre stato per te e tu non vuoi venire con me? Perché? Sei perfida e crudele>> dice l'ultima frase in maniera teatrale e molla la presa su di me.
<<Sai che son sinonimi vero? >> alzo un sopracciglio e come risposta mi becco uno sguardo imbronciato.
Si volta e si prende il solito caffè alla macchinetta, ancora facendo la sceneggiata del finto offeso.
Non gli do molta importanza e cerco con lo sguardo Nicholas, che trovo quasi subito in fondo al corridoio che mangia come sempre la solita mela appoggiato con una spalla al muro.
Anche visto di profilo riesco a vedere quella faccia dura e annoiata.
Senza rifletterci troppo inizio a camminare nella sua direzione. Vorrei parlargli un po dato che, a parte le ripetizioni, non conversiamo quasi mai.
Sono a pochi metri quando una figura mi si mette d'avanti.
<<Posso rubarle un momento Williams? >> mi domanda il preside e un po lo odio in questo momento.
<<Certo! >> dico gentilmente seguendolo nel suo ufficio.
Si siede sulla poltrona dietro alla scrivania e io faccio lo stesso al lato opposto.
<<Come stanno andando le lezioni con Black? >>  mi domanda mentre si tocca il baffo sotto al naso.
<<Benissimo, vedo molti progressi>> dico ripensando a tutti i compiti giusti portatimi da lui.
Il preside sembra pensarci un po sopra e poi riprende il discorso.
<<Ah si? I suoi professori non la pensano così. Anzi, dicono che non vedono nemmeno dei risultati. So che ti ho chiesto questo e ti ho fatto probabilmente perdere tempo, se non te la senti di proseguire puoi dirmelo liberamente e gli assegnerò un insegnante che lo aiuti con lo studio>>
Quasi non mi strozzo con la saliva a sentire ciò che ha detto. Non capisco perché dica che non ci sono miglioramenti quando ci sono eccome.
<<No, non mi crea nessun disturbo e io sono felice di poterlo aiutare. Mi faccia continuare le lezioni con lui, sono sicura che andrà meglio>> nella mia voce si sente la speranza nel sentire una risposta positiva e rimango delusa quando vedo il preside pensarci un po sù.
<<Va bene, ma se entro un mese non ci saranno miglioramenti, vedrò di trovare un insegnante disposto a fare le lezioni con lui>> conclude poi e a sentire quelle parole un enorme sorriso mi si forma in volto. Lo ringrazio almeno mille volte prima di uscire dal suo ufficio e dalla felicità non noto il muro di carne davanti a me al quale vado a sbattere.
<<Aia>> mormoro massaggiandomi il naso senza alzare lo sguardo.
<<Scusami non ti avevo visto>> la voce di James mi giunge alle orecchie e non riesco a non farmi scappare un piccolo sbuffo.
Non è che sperassi fosse Nicholas, però un pochino si ecco...
<<Fa niente, scusami tu. Ti son venuta addosso>> forzo un sorriso massaggiandomi ancora il naso e guardando tutto tranne che lui.
<<Non c'è il tuo amico oggi? Posso approfittarne ed invitarti fuori? >>
Lo ignoro appena vedo lo sguardo di Nicholas su di me.
Sento pizzicarmi le guance, perché mi fissa? Proprio adesso poi che ho pure sbattuto contro James come un'idiota.
<<Allora? >>
<<Cosa>> domando al biondo davanti a me che attende una risposta
<<Per l'uscita insieme>> mi sorride titubante.
Uscita insieme? Me l'ha chiesto? Mah, anche fosse non lo stavo ascoltando.
<<Scusami ma vado di fretta. E per l'uscita mi dispiace ma sono già impegnata>> faccio la finta dispiaciuta e me la filo prima che possa iniziare a domandarmi dei miei giorni liberi.

Il Silenzio Della NotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora