Un anno diverso

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Quest'anno scolastico fu diverso, sia in meglio che in peggio.
Iniziai a mettere un po' da parte l'ansia e la timidezza e feci amicizia con due nuovi compagni, Jack e Teo.
Creammo un gruppetto insieme a Sammy e Tyler e organizzavamo spesso uscite tutti assieme.

Purtroppo la nostra classe ha sempre funzionato a gruppetti.
Possiamo dire che è suddivisa in due grandi gruppi che io chiamo: "i casi umani" e "i figli di papà".
E poi ci siamo noi, un piccolo gruppetto. Il mio piccolo gruppetto.

Finalmente mi sentivo far parte di qualcosa. E la cosa migliore è che quel gruppo l'avevo creato proprio io, mi piaceva pensarla così.
Iniziammo a fare molte esperienze insieme e finalmente diventai un minimo indipendente.
Mia madre era sempre stata molto protettiva e non mi lasciava uscire per paura che mi potesse accadere qualcosa, ma pian piano iniziò a capire che era giunta l'età delle mie prime esperienze e mi lasciò sempre più libera.
Aveva anche un compagno, quasi ogni sera uscivano per andare a cantare, e io rimanevo sola a casa con i cani. Mi piaceva stare sola a casa.

Uscivo spesso e imparai a prendere autobus per spostarmi, così da essere ancora più libera.
Mi divertivo davvero molto a passare del tempo con il mio gruppo.
Ma non dovevo scordarmi di Riley e Roxy o di Jenny. Così, però, mi sentivo quasi in obbligo di organizzare ogni settimana con ognuno di loro.

Feci amicizia anche con un compagno di Riley, Max. Inizialmente ebbi l'impressione che gli potessi piacere, ma a me e ad altri è sempre sembrato gay.
Facevamo chiamata ogni sera. Mi parlava di ragazze, perciò pensai che non gli piacevo. Ma poi ci furono altri segnali che mi fecero di nuovo cambiare idea, non capii cosa pensasse di me.
Iniziai a sentirmi anche con lui in obbligo di fare chiamata ogni sera. Dovevo dividere il mio tempo con tutti i miei amici, fu davvero difficile.

Inoltre, come se non bastasse, i professori si iniziarono a lamentarsi di me e delle mie nuove amicizie. Questa cosa mi diede molto fastidio. Finalmente ero riuscita ad accettarmi, a mettere da parte un po' di timidezza e a tirare fuori un lato di me che non avevo mai visto, mi sentivo così bene. Come potevamo lamentarsi se stavo bene?

I miei voti erano scesi, ma di sicuro non era per i miei amici il problema. Semplicemente il problema ero io.
La mia ansia era sparita. Quando mi chiamavano per un'interrogazione non avevo più tachicardia e ansia e questo fu un bene per me, ma a quanto pare non per i professori. Io ero così orgogliosa, ma mi sentii in difetto per colpa loro.
L'unica materia per cui continuai ad avere ansia era fisica. È sempre stata un punto interrogativo, un po' con tutti. In pochi avevano la sufficienza. Se la maggior parte della classe hanno insufficienze dovreste farvi una domanda, no? Magari il problema non eravamo noi studenti, ma lui.

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