Frah, tutto per caso

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Ricordo che, quando andavo al secondo anno, uscii con Sammy e decidemmo di spostarci con gli autobus. Mentre ne aspettavamo uno, alla fermata, c'era un ragazzo che attirò la mia attenzione. Aveva uno stile da skater, capelli ricci scuri, occhi marroni e indossava un capello nero con dei numeri colorati. Camminava in equilibrio su un muretto. Feci notare a Sammy quel ragazzo perché mi aveva colpita, sembrava il mio prototipo.
Prendemmo l'autobus e ci divertimmo in centro.
La sera, tornata a casa, aprii Instagram e rimasi ferma ad osservare lo schermo. Il primo post che vidi fu di un ragazzo con lo stesso capello. Realizzai che era lui. Non capii come fosse possibile. Lo seguivo senza sapere che fosse lui. Mandai lo screen a Sammy e parlammo di quando fosse strana questa coincidenza. Scoprii che andava nella mia stessa scuola e da quel momento lo vidi sempre in giro.

L'anno successivo...

Da mesi, ormai, avevo iniziato a prendere confidenza con un ragazzo della scuola. Frah. Il migliore amico di Joyce. Era proprio quel ragazzo.
Iniziammo a parlare durante una ricreazione con una scusa abbastanza buffa. Arrivò davanti a me e chiese quale fosse il mio tipo di pasta preferito. Io risposi che erano le farfallette e lui disse che gli piacevano i fusilli. Passammo il resto del tempo, insieme a Jack e Joyce, andando in giro per fare questa domanda a diverse persone.
Da lì cominciammo a salutarci e a parlare quei 5 minuti ogni tanto. Creammo anche un gruppo noi quattro.

Una volta Ariel, quando ancora non era accaduto nulla e non sapevo dei suoi sentimenti, chiese se ci fosse qualcosa con lui perché sembrava che ci stesse provando. Io non pensavo la stessa cosa, anche se dovetti ammettere che era un ragazzo carino. Decisamente carino. Inutile dire che aveva il suo fascino.
Mesi dopo, mentre con Ariel stava andando male e piangevo ogni giorno, mi ritrovò a scuola fuori dal bar con Jack, Joyce e altri dopo aver pianto. Avevo gli occhi rossi e lucidi. Notai la sua preoccupazione, ma non si intromise.

In seguito all'ultimo confronto con lei, ero molto triste e la luce nei miei occhi si era spenta del tutto. Una sera ci fu il compleanno di Joyce, stranamente andò tutto bene. Io e Frah parlammo un po' e mi accorsi di quanto fosse intellettuale, ciò mi attraeva. Nacque in me una certa curiosità. Un suo amico ci fece un video mentre eravamo accanto con in sottofondo la canzone di Coez "le luci della città". Da quel momento quando la sentivo pensavo a quella sera.

Un giorno Frah mi scrisse su Instagram perché notò che volevo andare ad un concerto e mi disse che anche lui desiderava andarci. Così, cominciammo a chattare di questi cantanti, di musica, del suo gatto, del mese in cui sarei dovuta andare da mio padre, del suo nuovo taglio di capelli e che l'anno dopo voleva cambiare scuola.
Ciò mi rese stranamente felice. Volevo andare a quel concerto e finalmente avevo trovato qualcuno a cui piaceva.

La sera successiva notai su Instagram che il giorno dopo non aveva nulla da fare e neanche io, così gli risposi per fargli capire che ero libera. Parlammo un po' e finalmente si decise a chiedermi di uscire insieme. Ci organizzammo.
Mi svegliai in un orario decente, pranzai e mi preparai per scendere. Ci eravamo dati appuntamento alla stazione centrale. Arrivai in anticipo, così mi appoggiai a un pilastro ascoltando delle canzoni che mi consigliò un amico.
D'un tratto con la coda dell'occhio notai una figura accanto a me. Era lui. Un po' mi spaventai. Mi abbracciò per salutarmi e ci incamminammo parlando subito di quanto entrambi odiavamo i bambini.

Arrivati sistemammo i teli nel prato e ci distendemmo all'ombra sotto un grande albero. Prendemmo tanti argomenti e dopo un po' chiese cosa avessi quel giorno a ricreazione.
Iniziai a raccontargli di Ariel, senza fare il suo nome, e di Hyade. Da lì lui prese a parlarmi delle sue relazioni. Ne aveva avute diverse, al contrario di me. E aveva preso solamente un palo, diversamente da me che ne avevo presi un'infinità.
Giocammo a carte per un po' e mi fece anche qualche trucco di magia con le carte, ma durò poco perché non riuscivamo a concentrarci mentre parlavamo.
Affrontammo dai temi importanti, come le nostre paure, le nostre insicurezze e la mia famiglia, ai temi più comuni, come la musica, le nostre passioni, la scuola e gli animali. Riusciva a tenere un dialogo senza annoiarmi, ciò mi fece stare bene. Per la prima volta dopo tempo mi sentii di nuovo accesa. Ero felice e spensierata.
D'un tratto cadde una grande foglia e iniziai a colpirlo e fece lo stesso lui. Iniziò una lotta alquanto divertente.

Mentre parlavamo passò un cagnolino al guinzaglio ed io allungai il braccio per accarezzarlo. I padroni di fermarono e gli chiesi come si chiamasse, mentre lo accarezzavo. Mi sentii una bambina. Non avevo mai fatto una cosa del genere a causa della mia timidezza.
Poi arrivò un pallone. Lo presi e lo tirai al ragazzo che mi ringrazio. E dopo un po' una ragazza aveva bisogno di un fazzoletto, così mi affrettai a dargliene uno e mi ringraziò.
Quel giorno mostrai la versione migliore di me. Gentile, premurosa, estroversa e un po' bambina. Mi sentii soddisfatta di me stessa.

Gli parlai della storia che stavo scrivendo e fece tante domande al riguardo. Anche lui scriveva. Mi chiese se potesse leggere un pezzo ed io presi il telefono per cercarne uno abbastanza carino, anche se ero un po' incerta. Mi vergognavo.
Fummo interrotti dalla caduta di una foglia e riprendemmo la lotta con essa. Ma, mentre ero distratta, prese il telefono che poco prima lasciai sbloccato sul telo e prese a leggere l'inizio di un capitolo. Tentai di toglierlo dalle sue mani, ma lo allontanava stendendo il braccio sopra la sua testa mentre eravamo stesi. Mi misi seduta e cercai di prenderlo con tutte le mie forze, però fu tutto inutile. Continuava a leggere e a muoversi per non farmi arrivare. Mi ritrovai con le braccia intorno a lui e sembrò una scena di un film.

Dopo un po' parlammo degli animali. Lui preferiva i gatti ed io risposi che si notava. Aveva le vibes da black cat boy. Disse che, invece, io davo le vibes da golden retriever girl. Quello era uno dei complimenti che più adoravo. Gli rivelai che era la mia razza preferita.
Una cosa che mi colpì fu il fatto che disse di essere stato con molte ragazze bisessuali. Notò il mio stupore.
In seguito, decidemmo di andare negli scogli prima di andarcene. Inutile dire che le mie abilità motorie non erano tra le migliori. In più avevo paura di cadere e farmi male. Lui lo notò e un po' rise, però poi mi porse la mano per aiutarmi ed io la strinsi. Pensai che visti dall'estero potevamo dare l'impressione di essere una coppia e dovevo ammettere che non mi sarebbe dispiaciuto. Fosse stato un momento più sereno per me avrei fatto qualche pensierino su Frah.
Ci sedemmo su uno scoglio inclinato ed eravamo decisamente vicini

«Quel giorno avevi gli occhi spenti» rifletté con voce lieve.

«Già...» risposi fissando il mare.

Mi chiamò con un soprannome carino e mi mise il braccio intorno alle spalle. Appoggiai la testa su di lui e prese a farmi dei discorsi per darmi forza.
Fu così tenero. Da fuori dava l'impressione di essere uno stronzo, ma dentro era così dolce.
Decise di accompagnarmi in autobus anche se avrebbe dovuto prenderne uno diverso dal mio.
Lì decisi di rivelargli il nome di Ariel. Disse che aveva capito che era una ragazza dal mio stupore quando disse che era stato con diverse ragazze bisessuali. Mi fece anche un discorso per farmi capire che non c'era nulla di male.
Avrei voluto continuare a parlare con lui. Fu una giornata perfetta. Non stavo così tanto bene da tempo ormai. Parlammo tutto il tempo, così tanto che non riuscimmo ad ascoltare la musica guardando il cielo come avevo pensato di fare. Mi aprii del tutto con lui e mostrai una parte di me che non avevo mai mostrato del tutto a nessuno.
Purtroppo, però, dovevamo salutarci. Mi abbracciò e mi ringraziò per quella giornata. Chissà come sarebbero andate le cose tra noi...

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