Non so bene da dove iniziare.
Parto dicendo che in quegli ultimi cinque mesi mi successero una serie di cose che mi cambiarono. Mi fecero maturare. E me ne accorsi quando mi ritrovai a fare discorsi profondi con Frah e a dare consigli a Jack usando termini e frasi che non avrei mai pensato di usare. Stavo crescendo e ciò mi spaventava.
Una sera feci una videochiamata con mia sorella. Era ricoverata da più di una settimana e la chiamavo quasi ogni giorno. Mi aprii con lei. Le raccontai alcune cose accadute in quegli ultimi mesi e anche delle persone che conobbi. Ciò portò pure lei ad aprirsi. Iniziò a parlare di come conobbe il suo ragazzo e una serie di cose accadute quando aveva all'incirca la mia stessa età.Andava tutto più che bene, fin quando non le arrivò una notifica e il suo sguardo cambiò radicalmente. Le chiesi cosa fosse successo e mi rispose che mio padre le aveva scritto, ma non l'aveva mai cercata in quei giorni. Iniziò a dire che questo comportamento non le andava proprio giù nonostante tutto il bene che gli volesse. Io la osservai senza dire nulla. Nella mia testa c'era un unico pensiero: che non avevamo veramente lo stesso padre. Non mi aveva mai provocato alcun fastidio ciò, anzi mi faceva capire l'importanza del nostro rapporto. Lei puntò lo sguardo su di me.
«Tu lo sai» disse dando per scontato che avessi capito.
Chiesi a cosa si stesse riferendo e continuò a ripetere le stesse parole. Sapevo che entrambe ci stavamo riferendo alla stessa cosa, ma non realizzavo che stesse accadendo davvero.
Disse che potevo dirlo, che si sarebbe sentita meglio. Ci provai senza riuscire. Mi bloccavo. Domandai se si stesse riferendo a papà e annuì.«Che... Che non è lo stesso»
Sorrise per poi scoppiare a piangere dalla gioia. Mi disse che si sentiva più libera. Aveva un peso in meno, e pure io. Mi chiese quando e come l'avessi capito. Le raccontai che a 9 anni sentii qualcosa da nostra madre, ma nulla di che. In seguito, negli anni a venire, si accumularono una serie di piccolezze che mi diedero la conferma. Mi rivelò che da sempre aveva preparato un discorso, che cercava il momento giusto per farlo e che aveva paura. Paura che potessi vederla diversamente. Che potessi smettere di amarla. La rassicurai. Non sarebbe mai stato così. Le dissi che non mi importava di non avere lo stesso DNA, noi ci eravamo scelte come sorelle e per questo non potevamo non amarci.
Quella videochiamata non l'avrei mai più dimenticata. Mi sentii più leggera. Entrambe iniziammo a ridere e piangere.
Avrei tanto voluto abbracciarla. Per nulla al mondo lei avrebbe smesso di essere la persona più importante della mia vita. Lei era la mia idola. Il mio punto di riferimento. La mia anima gemella. Mia sorella. E lo sarebbe stata per sempre.
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The life of any teenager
EspiritualQuesto è un racconto INVENTATO su un'adolescente come tutti gli altri, ma allo stesso tempo diversa. Alcuni potrebbero invidiare la sua vita, mentre altri provano compassione per lei. Si chiama Alaska Niltson, la sua vita spensierata è finita all'e...