Capitolo 16: Congratulazioni

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Mi svegliai quando sentii dei rumori dall'altro lato della porta, mi sedetti e rimasi ad ascoltare, mentre l'orologio indicava le 4:00 del mattino.

Aprii lentamente la porta della mia stanza e sbirciai all'esterno, Lisa stava camminando velocemente lungo il corridoio. "Lisa, va tutto bene?" Le chiesi.

Lisa si voltò al suono della mia voce, "Buongiorno, dolcezza," sembrava agitata.

"É successo qualcosa in uno dei cantieri in cui il Signor Godson ha fatto visita ieri sera. Sta bene, è circondato dai medici migliori della città," mi rispose Lisa.

"Mi dispiace. Posso aiutarti in qualche modo?" Le chiesi.

"No, dolcezza. Stiamo bene. Stiamo preparando le cose di Griffin, così da potergliele mandare," mi rispose.

"Le cose di Griffin? Sta bene?" Le chiesi.

"Griffin è partito ieri notte," mi rispose Lisa.

"Oh," dissi.

"Non tornerà per un po'. Dovremmo rivedere i programmi, date le circostanze," mi disse Lisa.

Aveva un'espressione cordiale sul volto, mentre si avvicinava a me. "Mi dispiace, dolcezza. Pensavamo di vedervi salire entrambi sul palco per il ritiro del diploma, ma Griffin è dovuto partire prima, dovrà diplomarsi senza prendere parte alla cerimonia," continuò Lisa.

"Oh, ok," mi accigliai.

"Stai bene, dolcezza?" Mi chiese, preoccupata.

"Oh, sì, sto bene." Mi accigliai ancora di più.

"Il suo volo sta per atterrare. Vuoi chiamarlo?" Mi chiese.

La guardai.

"No," le risposi. "Vado a riposarmi un altro po' prima di andare a scuola. Oggi sarà il mio primo giorno di lavoro. Per favore, chiamami se ti serve qualche aiuto," mi offrii.

"Ok, dolcezza. In bocca al lupo per il nuovo lavoro," mi sorrise.

Chiusi la porta della mia stanza, premendo la schiena contro la sua superficie interna, mentre fissavo il muro davanti a me, in silenzio.

Non sapevo per quanto a lungo rimasi ferma in quella posizione, ma cominciai ad avvertire freddo.

Sbattei le palpebre diverse volte. Guardai il letto, trascinandomi verso ad esso, scostai le coperte e mi ci nascosi sotto.

Mi voltai verso il comodino e guardai la finestra ed in quel momento, la notai.

C'era una scatolina nera con un fiocco rosso. Mi alzai lentamente, con gli occhi fissi sulla scatolina.

C'era una lettera bianca al di sotto, che presi lentamente, trovandola completamente vuota.

La voltai e lessi,

Congratulazioni,                                                                                                                                                                                             Griffin.

Aveva scritto soltanto, congratulazioni.

Aprii la scatolina.

Al suo interno trovai bellissimo braccialetto in oro con due pendenti.

Appoggiai la scatolina, guardando il braccialetto. Uno dei due pendenti rappresentava una ragazza seduta su un'altalena, mentre il secondo rappresentava una lanterna con un diamante incastrato al centro.

Passai il dito su entrambi i pendenti, prima di riappoggiare il braccialetto nella scatolina e metterla nell'ultimo cassetto del mio comodino.

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Griffin POV

Mi sedetti al suo fianco e la guardai dormire pacificamente. Volevo accarezzarle la pelle, sentire quanto fosse morbida sotto al mio tocco, ma non volevo disturbare la sua pace.

I suoi occhi tremarono per un momento. Cosa stai sognando, Elena?

I capelli neri ricadevano in maniera scomposta sul cuscino, mentre i suoi lineamenti erano dolci, l'esatto opposto di quando mi guardava.

Ridacchiai, mi sarebbe mancata questa adorabile vista. Volevo avvolgerle il lenzuolo attorno al corpo e portarmela al petto, farle prendere l'aereo con me.

Si sarebbe arrabbiata. Ridacchiai per la scena che mi si presentò davanti. Sì, avrebbe voluto sicuramente la mia testa. Ma almeno l'avrei avuta con me.

Sospirai con rassegnazione.

Si agitò, una delle sue cosce nude fuoriuscì dalle coperte, mostrandomi i pantaloncini rossi che indossava.

Grugnii.

Gesù Cristo.

Era questo che indossava quando dormiva ogni notte? Una canottierina sottile e dei fottuti pantaloncini rossi?

Borbottai frustrato, passandomi una mano sul volto.

Aveva una minima idea di quello che mi faceva provare?

Probabilmente no.

I miei occhi si soffermarono sulle sue labbra. Quelle labbra che mi facevano passare l'inferno ed il paradiso ogni volta che mi guardava e si mordeva il labbro inferiore tra i canini, prima di distogliere lo sguardo dal mio.

La mia piccola sputafuoco.

Sorrisi per quel soprannome. Sì, le si addiceva alla perfezione.

Le sue sopracciglia si sollevarono, probabilmente stava facendo un incubo con me come protagonista.

Sorrisi guardando la sua adorabile espressione. Volevo che pensasse a me in ogni occasione, come al suo salvatore od al suo peccatore, non mi importava, ma almeno mi sarei fatto spazio tra i suoi pensieri.

Il mio cellulare si illuminò, mostrandomi la notifica di un messaggio in arrivo.

Jackie: Dove sei? Sono in aeroporto.

Misi il cellulare in tasca e presi la scatolina dalla tasca, appoggiandola sul suo comodino sopra ad una busta.

Mi piegai per baciarla sulla fronte, vedendo gli angoli della sua bocca sollevarsi in un sorriso.

Le sorrisi di rimando e chiusi la porta, lentamente.

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