Capitolo 41: Lo spazio tra noi

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La mano di Griffin strinse la mia, mentre ci addentravamo nel bosco.

Avevamo cominciato a correre e non ci eravamo mai fermati, avevo perso il conto del tempo da cui ci stavamo muovendo.

Griffin inciampò, allungando la mano sul tronco di un albero per sorreggersi. Mi lasciò andare, mentre cercava di stabilizzarsi.

Mi misi al suo fianco, "Stai bene?" Gli chiesi, notando il sudore che gli colava dalla fronte. Era pallido e le sue labbra erano quasi dello stesso colore.

"Oh mio Dio, Griffin! Devi riposare!" Dissi.

Si voltò verso di me, appoggiandosi con la schiena al tronco. "Sto bene. Ho solo bisogno di recuperare il fiato. Dobbiamo continuare a muoverci," affermò.

Notando una delle sue mani premuta contro il fianco, mi avvicinai.

"Sposta la mano," gli ordinai, con le dita tremanti.

Non mosse la mano, al contrario, si guardò attorno. Gli afferrai il braccio, togliendogli la manica della giacca che si era messo una volta usciti dalla fabbrica.

La mano era macchiata di sangue, mentre una chiazza rossa gli fasciava la parte bassa dell'addome. Cercai di sollevargli la maglietta, ma la sua mano mi afferrò il polso.

"Non è niente, andiamo," mi disse.

Mi liberai dalla sua presa e gli sollevai la maglietta, annaspando a quella vista.

Aveva un taglio profondo al lato dell'addome, da cui continuava a zampillare sangue. Gemette dal dolore.

"Oh mio Dio, Griffin... Dobbiamo farla smettere di sanguinare-," prima che potessi terminare di parlare, sentimmo un rumore provenire alla nostra sinistra.

Griffin si abbassò la maglietta, "Dobbiamo andare," affermò.

Mi strattonò verso di lui, senza dire una parola.

Ci muovemmo finché non calarono i raggi solari, Griffin sembrava sul punto di svenire da un momento all'altro.

"Griffin, dobbiamo riposare. C'è buio, non ci vedranno. Per favore," lo supplicai.

Griffin annuì, contraendo la mascella.

Trovammo un'area coperta da alti arbusti, che ci avrebbe aiutato a nasconderci dalla loro vista.

Aiutai Griffin a sedersi per terra, facendogli appoggiare la schiena contro il tronco di un albero. Allungò entrambe le gambe davanti a lui, prima di chiudere gli occhi.

Strappai un lembo della mia maglietta e mi sporsi in avanti, raggiungendo la sua vita ed assicurandomi di stringergli il tessuto attorno alla ferita. Feci un nodo sulla parte illesa ed alzai lo sguardo verso Griffin, che mi stava già guardando. Quegli occhi color nocciola mi disarmarono, mentre la mia gola tremò, cercando di deglutire la saliva.

Sollevò la mano sul lato del mio volto, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Le sue dita mi accarezzarono la pelle. Il vento che filtrava dagli alberi ci diede un attimo di sollievo, mentre nel bosco cadeva il silenzio, interrotto soltanto il rumore dei nostri respiri.

"Mi sei mancata," ammise piano.

Le parole mi si mozzarono in gola, mentre il silenzio si faceva largo tra noi.

"Mi sei mancato anche tu," gli risposi, altrettanto piano.

Mi fece sollevare il mento con le dita, "Sei ferita da qualche parte?" Mi chiese.

Scossi la testa; un sorriso debole gli incurvò le labbra, mentre si lasciava completamente abbandonare contro l'albero.

"Ma tu lo sei," dissi.

GriffinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora