La porta si aprì leggermente, prima di essere spalancata dallo stesso uomo di sempre, che fece il suo ingresso. Si avvicinò, fermandosi a qualche passo da me. Fletté le ginocchia con una chiave in mano e sentii la pressione sui miei polsi farsi più leggera, mentre la catena che li teneva legati cadeva con un rumoroso tonfo contro il pavimento.
Scioccata, mi portai i polsi davanti al volto.
Guardai l'uomo quando i suoi occhi incontrarono i miei, prima che si rialzasse senza alcuna spiegazione.
"Alzati," furono le sue uniche parole ed io obbedii diligentemente.
Mi sollevai sulle mie gambe tremanti, ero stata seduta così a lungo che il mio corpo non riconosceva neanche più i piedi come parte di esso. Era una sensazione davvero esilarante.
L'uomo si incamminò verso la porta, tenendomela aperta; poi si voltò in attesa che lo raggiungessi.
Mi incamminai verso la porta e più mi avvicinavo più sentivo i raggi solari colpirmi gli occhi. Sollevai una mano e mi coprii gli occhi, mentre li strizzavo, cercando di farli abituare a quella nuova invasione.
"Non abbiamo tutto il giorno. Muoviti," mi disse l'uomo.
Lo raggiunsi velocemente. Avevo ragione, quel posto era un magazzino abbandonato, diversi tipi di macchinari riempivano lo spazio.
"L'auto ci sta aspettando. Andiamo."
Mi diressi verso l'uscita, con l'uomo dietro di me. Pensai di scappare una volta fuori, ma data la mia condizione indebolita, dubitavo di potermi allontanare più di tanto, prima che riuscisse a prendermi, quindi avrei sicuramento peggiorato la mia stessa situazione e non potevo permettere che questo accadesse.
Con un sospiro sconfitto, aprii la portiera posteriore.
"No. Sedile davanti," mi disse l'uomo.
Obbedii e mi diressi a sedermi nel sedile anteriore.
Il tragitto fu silenzioso, la strada era sterrata, senza altre auto, c'erano solo alberi, alberi ed ancora alberi nei dintorni. Non vedevo altre case, dopo un lungo viale di alberi, passammo vicino ad un campo, ma non vidi nulla se non erba e altri alberi. Cercai di scorgere qualche segnale sul luogo in cui ci trovassimo, ma nulla. Non avevo idea di dove fossimo.
Continuammo a rimanere in silenzio, mentre diversi scenari si facevano spazio nella mia mente. Pregai di vedere almeno una macchina passare nell'altra corsia, così da poter provare a distrarlo e poi uscire dall'auto, nella speranza di salvarmi.
Guardai la sua cintura, aveva una pistola ad ogni lato della vita, la prima cosa che avrei dovuto fare sarebbe stata quella di prendergliene una, forse mi avrebbe aiutata con una pistola puntata addosso.
Guidò per quella che mi sembrò un'eternità, senza mai incontrare neanche una macchina. Eravamo da soli su quella strada. Le mie speranze cominciarono lentamente a morire.
Non avevo idea di dove fossimo o di dove stessimo andando. La mia mente vagliò in diverse direzioni. Un profondo dolore si fece spazio nel mio petto nel ricordarmi le parole di mia zia. Dovevo analizzare i miei sentimenti per Griffin. Speravo di poter dire di non provare nulla per lui.
Ma nel profondo sapevo che era una bugia.
Provavo qualcosa per lui. Era lì. Nel profondo del mio petto e non voleva sapere di andarsene.
Una volta dicevano, lontano dagli occhi, lontano del cuore. Come potevi scappare dai tuoi sentimenti, se la persona per la quale li provavi ti correva dietro?
Ero persa nei miei pensieri, quando con la coda dell'occhio, un movimento catturò la mia attenzione. Una macchina. Era piuttosto lontana da noi, ma stava venendo nella direzione opposta.
Il cuore mi palpitò nel petto, mentre il mio corpo si tendeva per l'eccitazione e la scarica di adrenalina improvvisa. Guardai l'uomo alla guida, cercando di fare del mio meglio per non mostrargli i miei pensieri, ma il suo volto era rivolto e concentrato sulla strada davanti a sé. Vedendo la macchina arrivare, non mostrò alcun segno di distrazione, il suo volto rimase disteso e rilassato, l'esatto contrario dei movimenti del mio cuore.
Cercai di fare del mio meglio per mantenere neutra la mia espressione ed il mio corpo calmo. Non aveva idea del piano che avevo ideato nella mia mente ed ero intenzionata a portarlo a termine.
La macchina si fece sempre più vicina, ora potevo notarne il colore e la marca, era un furgoncino nero della Ford.
Cercai di rilassarmi il più possibile, non volevo che cogliesse i miei segni di eccitazione e si mettesse in allarme.
Dovevo farci andare fuori strada prima che il furgoncino ci passasse affianco, troppo spaventata che non ci vedesse dallo specchietto retrovisore, era la mia unica possibilità e l'avrei colta. Non sapevo ancora come sarei stata in grado di prendergli la pistola, di gettarmi contro di lui, era troppo grosso e forte rispetto a me. Non potevo sovrastarlo, ma speravo che l'impatto fuori strada con l'auto lo mettesse fuori gioco, così da darmi l'opportunità di portare a termine la mia missione.
Le mie mani tremarono al solo pensiero. Se avessi fallito, mi avrebbe fatto male, tanto. Per non menzionare che anche la persona alla guida del furgoncino avrebbe potuto essere in pericolo, qualora avessi fallito.
Con molto in ballo, il mio cuore cominciò a battere più velocemente ed i miei nervi a tendersi. Feci un respiro profondo, le mie dita giocherellavano tra loro, mentre il furgoncino si avvicinava sempre di più. Ora potevo notare chi ci fosse alla guida, era una donna. Ma poi vidi chi c'era nel sedile del passeggero ed il cuore mi precipitò nel mio petto.
Era un bambino, stava ridendo a qualcosa che la donna aveva detto, ero piuttosto sicura fosse la madre. Doveva avere al massimo dodici anni.
Tutto sembrò rallentare, la donna si voltò verso di noi, mentre ci passava affianco nella direzione opposta. Guardò prima l'uomo, poi me, soffermandosi sulle mie dita. Le mie braccia si fecero più pesanti mentre guardavo lei e suo figlio.
Le sue sopracciglia si sollevarono, mentre continuava a guardarmi. Sentii la pelle del mio volto tendersi, come se mi si fosse formata una maschera. Le mie labbra si incurvarono in un sorriso, mentre ci superavano definitivamente.
"Hai preso la scelta giusta. La sua famiglia non ci avrebbe messo molto a trovare i loro corpi morti al lato della strada," mi disse l'uomo con tono serio.
Merda.
"Dove stiamo andando?" Approfittai di quell'occasione per chiederglielo.
Si voltò velocemente verso di me, senza dirmi nulla, poi tornò a guardare la strada concentrato, continuando a guidare.
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Griffin
ChickLitElena trascorreva la sua vita pacificamente, fino a che non fu obbligata ad unirsi alla famiglia Godson per pagare i debiti creati dalle generazioni prima di lei. A complicare ulteriormente le cose è Elena, che purtroppo cattura le attenzioni indesi...