Capitolo 21: La visita

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Nonostante la stanchezza e l'ansia, dovevo terminare dei progetti universitari. Presi gli appunti ed accesi il computer.

La mia parte preferita della stanza era sicuramente la scrivania in legno intagliato, era stupenda con tutti i suoi decori. Mi ero imbattuta in questa scrivania per errore, un giorno in cui stavo raggiungendo Lisa in cucina mi fermai a sfogliare i giornali che giacevano sul tavolo. Dovevo aver trascorso un po' troppo tempo a guardare un'unica pagina, perché Lisa si avvicinò per guardare cosa aveva tanto catturato la mia attenzione ed io gliela mostrai, era una scrivania. La settimana successiva ero tornata in quella casa e la stessa scrivania che avevo visto su quel giornale giaceva nella mia stanza.

Rimasi in silenzio perché non sapevo cosa provare a riguardo, non volevo che me la comprassero loro. Lo dissi a Lisa, ma lei mi dismise, dicendomi che il Signor Godson aveva già l'intenzione di cambiare la scrivania presente nella mia stanza ed aveva colto questa opportunità al volo.

Non c'era niente che non andava nella precedente scrivania, anzi era nuova.

Ma li ringraziai comunque.

Cominciai a lavorare duramente sulle mie ricerche, digitando sulla tastiera. L'unico suono che si sentiva all'interno della stanza era il ritmico movimento delle mie dita sui tasti del computer, ma era diventato troppo anche per il mio cervello stanco, che me lo manifestò facendomi sbadigliare. Cercai di fare del mio meglio per tenere gli occhi aperti e concentrarmi un po' di più, ma il sonno aveva un altro piano in mente, per me.

Chiusi gli occhi per qualche minuto, che si trasformò in un vero e proprio pisolino.

Appoggiai la testa sulla scrivania, sopra le mie braccia e permisi alla stanchezza di sovrastarmi.

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Il corpo doleva mentre mi sollevavo, strofinandomi una mano sugli occhi, nella speranza di riuscire ad allontanare quella sensazione di stanchezza. Voltai lo sguardo sull'orologio appoggiato sopra la scrivania.

Un po' troppo per un pisolino, era trascorsa un'ora. Allungai le mani sopra la testa nella speranza di migliorare la circolazione sanguigna.

"Dormi sul lavoro?" Mi chiese una voce roca.

Mi irrigidii. I miei occhi si voltarono immediatamente verso la fonte di quel suono.

Sul mio letto, con un paio di pantaloni della tuta grigi, una maglietta bianca su misura che metteva in risalto il suo corpo tonico ed un ginocchio piegato sull'altro, sedeva comodo con la schiena appoggiata contro la testiera e il mio libro in mano.                                                                            

Griffin.

Il mio corpo rimase ancorato sul posto, mentre i miei occhi si fissarono sulla porta. L'avevo chiusa a chiave, giusto?

Griffin appoggiò divertito il mio libro sul comodino, prima di pormi la sua totale attenzione.           

Devo mettermi a correre?

"Non pensarci neanche, Elena. Se devo catturarti, ti butterò su questo letto." I suoi occhi rimasero fermamente posati sulla mia figura.

Deglutii.

"Cosa vuoi?" Chiesi, invece.

"Controllare alcune cose," disse.

"Non c'è niente da controllare," risposi istintivamente.

"Ne sei sicura?" Mi chiese, come se mi stesse studiando.

I suoi occhi taglienti continuarono ad esaminare il mio volto.

GriffinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora